Hybris. Traffico d’armi ed estorsioni, 20 arresti: colpo alla cosca Procopio-Mongiardo
La Polizia di Catanzaro ha tratto in arresto, su disposizione della Procura Distrettuale Antimafia, 20 persone ritenute appartenenti alla cosca mafiosa Procopio-Mongiardo che opera nei comuni del Basso versante Ionico catanzarese e federata alle famiglie Gallace di Guardavalle e Gallelli di Badolato.
LE INDAGINI, condotte dalla Mobile, avrebbero consentito di dimostrare come gli arrestati siano responsabili, oltre che di associazione per delinquere di stampo mafioso, anche di una serie di danneggiamenti ad imprenditori ed attività commerciali alle quali sarebbero state imposte richieste estorsive nonché di un fiorente traffico di armi da parte di alcuni sodali che utilizzavano un canale di approvvigionamento al quale partecipavano soggetti di origine calabrese ma residenti in Svizzera. Secondo gli inquirenti, inoltre, vi sarebbero responsabilità della cosca nel tentato omicidio - avvenuto a Soverato nell’ottobre 2010 - di Antonio Gullà (47 anni), presunto “azionista” della contrapposta cosca dei Sia-Procopio-Vallelunga.
12:44 | Gli articoli pubblicati dal giornalista Francesco Ranieri, corrispondente della Gazzetta del Sud per il Soveratese, non piacevano alla cosca Mongiardo. Per questo, Mario Mongiardo, 46 anni, ritenuto il capo dell'omonimo clan, insieme ad una minorenne, avrebbe messo in atto una serie di minacce nei confronti dello stesso giornalista per costringerlo ad astenersi dal pubblicare nuovi articoli. E' questo quello che emerge dall'ordinanza della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro che ha portato in carcere venti persone, accusate di fare parte del sodalizio di 'ndrangheta Procopio-Mongiardo che influenza l'area del Soveratese. In particolare, la contestazione di violenza privata nei confronti del giornalista è stata mossa nei confronti di Mario Mongiardo e di una minorenne, per la quale gli atti sono stati trasmessi alla Procura della Repubblica per i minori. Le minacce sarebbero andate avanti anche durante la detenzione di Mongiardo, il quale impartiva disposizioni perchè venissero attuate una serie di minacce nei confronti del giornalista, anche con azioni violente. E sarebbe stata proprio la minorenne coinvolta nel procedimento ad attuare, in un caso, le minacce. Ai due è contestata l'aggravante mafiosa, dal momento che le intimidazioni nei confronti di Ranieri sarebbero avvenute con la forza della consorteria criminale che Mongiardo rappresenta. I fatti risalgono al periodo compreso tra il 3 dicembre e il 19 maggio e sono stati ricostruiti, come ha spiegato il capo della squadra Mobile di Catanzaro, Rodolfo Ruperti, nel corso della conferenza stampa che si è svolta in Questura, anche grazie alle intercettazioni ambientali avviate durante l'indagine. (AGI)