Vibo: città allo sbando, la Cisal scrive al Prefetto
“L’attuale momento storico non è tra quelli che dimenticheremo facilmente. Il fenomeno è da quelli da tenere in debita considerazione.” È quanto si legge in una nota del Segretario Provinciale Aggiunto della Cisal, Filippo Curtosi.
“La città è allo sbando. Palazzo Rizzuti, sede dell’Ufficio Territoriale di Governo, improvvisamente, si è sostituito, automaticamente, a Palazzo “Luigi Razza”. – Prosegue la nota - I cittadini, le istituzioni, i sindacati, le associazioni, cosa mai accaduta, hanno preferito e preferiscono tutt’oggi interloquire con il Prefetto Giovanni Bruno che con il sindaco Nicola D’Agostino. Perché offre maggiori garanzie.
Il motivo proviene da dati incontrovertibili: il Comune ha fallito la sua attività politico amministrativa regalando alla città il dissesto finanziario e l’incapacità di gestire la cosa pubblica con tutte le conseguenze che ne derivano. L’Azienda sanitaria provinciale, e questo non era neanche previsto, ha dichiarato il suo default ed ha scritto al Prefetto per denunciare la sua impotenza a proseguire nell’attività di tutti i giorni.
I gravi problemi che affliggono l’ambiente e l’igiene sanitaria hanno portato la città a sopportare settimane e settimane di sofferenza provocati dall’accatastarsi di cumuli di rifiuti che hanno costituito, alla fine, il più avvilente biglietto da visita per i vacanzieri della stagione estiva che volge al termine.
I dipendenti dell’Eurocoop che rivendicano tre mesi di stipendi e quel che più importa il loro avvenire sono puntualmente ogni mattina davanti alla sede della Prefettura per testimoniare con la loro protesta il significato di un disagio e di una difficoltà che diventa sempre più arduo superare. – Continua - Protestano senza trovare risposte gli ex dipendenti dell’Italcementi che continuano a nutrire una residua speranza sul loro già più che grigio avvenire.
Per non parlare della condizione della sanità pubblica e privata vibonese. Asp e Villa dei Gerani attraversano forse il momento storico più disastroso della loro attività. E cosa dire, poi, della situazione che si è venuta a creare alla Marenostro e nelle tante piccole e medie aziende che hanno denunciato in sordina la loro precarietà e l’ incerto futuro ?
La nostra è una denuncia che, oggi, portiamo all’attenzione del Prefetto Giovanni Bruno, diventato per la città di Vibo Valentia il più credibile punto di riferimento per tentare di superare i momenti di disperazione che travolgono i lavoratori in difficoltà ed i servizi che non funzionano.
I suoi diurni e notturni impegni d’ufficio tesi a valutare ogni situazione di preoccupazione per i cittadini lo costringono ad uno stress continuo che egli si sobbarca perché crede, più di ogni altro, alla lenta ma possibile ripresa della città e della sua popolazione.
Ed i vibonesi si sono ormai abituati a vedere in lui l’alfiere della speranza.
Alla luce, però, di quanto accade, diventa ineludibile per Nicola D’Agostino e per il pur volitivo e competente direttore generale dell’Asp, Florindo Antoniozzi, peraltro alle prese con motivi di salute e quindi fuori sede da tempo, pensare a fare le valigie e tornarsene a casa.
Tanto non c’è nessuna speranza che possa intervenire qualche fatto nuovo capace di trattenerli nei loro delicati e scottanti incarichi.
Più volte il massimo responsabile di Palazzo ex Inam non ha mancato di spendersi in tutti i suoi possibili sforzi per rimettere in carreggiata la sanità vibonese, producendosi , a volte, in sacrifici notevoli e che sono sempre risultati vani di fronte all’incomprensibile e assurdo atteggiamento della Regione Calabria. Ne sono bastati i comportamenti, a volte anche più che generosi, del personale tutto dell’Azienda che pur di garantire il servizio ha rinunciato anche ai propri diritti.
Siamo dell’avviso che deve intervenire una vera e propria rivoluzione culturale nella società civile vibonese. Viene invocato uno scossone per invitare la popolazione a capire meglio la portata di questa triste condizione.
Questa classe politica e dirigente che ha tanto deluso ogni possibile aspettativa non merita conferme ne prove di riabilitazione. Il fallimento, a prescindere dalle responsabilità di altri, tra enti ed istituzioni, deve riguardare tutto il sistema.
Alle prossime tornate elettorali e alle scelte non di competenza territoriale, - conclude Curtosi - si dovrà tenere conto di quel che accade oggi, bocciando ogni tentativo di ricandidatura. Una scelta che i cittadini dovranno tenere presente per ogni tipo d’impegno politico e amministrativo futuro.”