Isca sullo Jonio ricorda Raffaele Talarico
A sette anni dalla scomparsa, l’amministrazione comunale di Isca sullo Jonio ricorda il poeta Raffaele Talarico, poeta, scrittore, artista che nella cittadina jonica aveva deciso di trascorrere gli ultimi anni della sua vita.
E lo fa con una iniziativa programmata per giovedì 25 settembre, alle ore 16,45, nel corso della quale, oltre al sindaco Carlo Pantusa, porteranno il loro saluto l’arcivescovo emerito della diocesi di Catanzaro-Squillace, Mons. Antonio Cantisani e il Commissario dell’Amministrazione provinciale, dottoressa Wanda Ferro. L’aspetto letterario di Talarico sarà invece approfondito dalla professoressa Tea Mirarchi, critico letterario, e dal professor Filippo D’Andrea, filosofo. Modererà l’incontro Pietro Melia, giornalista RAI. A fine manifestazione sarà scoperta una targa commemorativa posta sulla casa del poeta.
Nato a Carlopoli nel 1929, Raffaele Talarico frequenta gli studi classici presso il Liceo Umberto I di Roma. Successivamente consegue la maturità artistica e segue con grande interesse tutte le correnti letterarie e artistiche del periodo. Nel 1957 si trasferisce a Genova dove conosce artisti di grande valenza culturale. Il suo legame con questa città sarà per sempre, pur trasferendosi, nel corso degli anni, a Milano e Catanzaro per motivi professionali. Dal 1958 in poi inizia a partecipare a varie rassegne d’arte e concorsi di poesia, ottenendo numerosi premi tra i quali il premio “Giuseppe Ungaretti” (1975), il “Città di Catanzaro” (1977), il “Vivarium” (2005), quest’ultimo promosso e organizzato, in onore di Giovanni Paolo II, dall’Accademia dei Bronzi.
Tra i suoi 19 libri si ricordano “Sortite oltre confine” (Genova, 1959), “Caserma in camice bianco” (Chiaravalle, 1984), “Con-Tatto” (Ursini Edizioni, Catanzaro 1992), “Genovagando” (Genova, 1997).
La sua ultradecennale e poliedrica attività di scrittore e poeta è stata oggetto di un saggio critico, curato da Filippo D’Andrea, dal titolo “Il giuoco delle parti”, pubblicato dalle edizioni Ursini nel 2009.
“Autore versatile e poliedrico – scrive D’Andrea – Talarico ha spaziato nei campi più diversi dell’espressività creativa: dalla pittura alla musica, dalla poesia alla narrativa, dal teatro all’aforisma, con una curiosità e una passione quasi rinascimentale”.
Innamorato della sua Calabria, aveva ereditato la vena caustica felicemente ironica, la gentilezza d’animo e la generosità che in questa terra non è ancora morta del tutto. Era innamorato anche di Genova, dove aveva un rifugio in Via Balbi e dove passava alcuni mesi all’anno, ma amava molto pure Milano dove andava spesso a trovare la figlia Giò per la quale nutriva una vera adorazione.
“Poeta di strada”, insomma, che ha saputo svegliare l’uomo dal sonno dell’indifferenza, proiettandolo verso la bellezza che redime e salva.