Calabria terra di pensionati. La media Istat: 90 lavoratori a riposto ogni 100 occupati

Calabria Cronaca

90,1 pensionati ogni 100 occupati. Questo il valore tra lavoratori e riposo e quelli occupati che fa della Calabria la regione con il dato rilevato più alto d’Italia ed a cui fa da contraltare la provincia autonoma di Bolzano con un rapporto di 51,9 a 100. Sono i dati che emergono da un rilevamento effettuato dall’Istat sulla spesa per prestazioni pensionistiche, effettuato in tutta la Penisola: nel 2012 s’è speso in totale 270.720 milioni di euro. La Calabria registra anche, a livello regionale, il valore massimo in termini di incidenza sul Pil, pari al 21,83%; al minino, 11,24%, sempre la provincia autonoma di Bolzano.

Sempre secondo i dati dell’Istat, la spesa per pensione pro capite è aumentata rispetto al 2011 dell’1,8%, con un primato al sud con un +2,2%. A percepire il reddito più alto sono i pensionati del Lazio con 19.163 euro, quasi il 40% in più di quelli della Basilicata che si attestano a 13.858 euro, valore più basso tra le regioni italiane. Oltre la metà dei pensionati delle Isole, il 51,4%, e del Sud, 50,9%, percepisce un reddito mensile inferiore ai 1.000 euro; nel Centro l’1,9% è sopra i 5.000 euro mensili, l’1,4% nel Nord-ovest. Dulcis in fundo: i pensionati “più ricchi”, con un reddito pro capite mensile di 6.051 sono in Liguria, i “più poveri, 3.275 euro mese, in Campania.

IL 44% DEI PENSIONATI IN CONDIZIONI DI SEMIPOVERTÀ

Al rilevamento Istat, infine, si aggiunge il dato allarmante emerso dal rapporto Cer (Centro Europa ricerche) e Cupla (Comitato unitario pensionati lavoro autonomo) sul potere d'acquisto delle pensioni: il 44% di pensionati, pari a 7,4 milioni di persone, vive praticamente in condizioni di semipovertà con un assegno, appunto, al di sotto dei mille euro mensili; striminzito ancor di più dall'aumento delle addizionali locali e dal "mancato recupero del drenaggio fiscale". L'impoverimento dei pensionati secondo il rapporto non è solo un effetto del crescente peso del fisco: la cosiddetta indicizzazione non avrebbe infatti protetto né le pensioni di importo basso, né quelle di importo medio alto. Le pensioni più basse hanno subito una perdita del potere d'acquisto del 4%.