Castrolibero, approvato il bilancio
E’ stata approvata una variazione di bilancio che si è rivelata necessaria a seguito dell’ennesimo ridimensionamento al ribasso del fondo di solidarietà che lo Stato eroga ai Comuni. Non è la prima volta che il Governo interviene sugli enti locali, penalizzando paradossalmente proprio quelli più virtuosi, quelli che rispettano le normative, che si attengono ai tempi previsti dalla legge.
“Nel mese di luglio – afferma il sindaco Giovanni Greco - tra non poche difficoltà, siamo riusciti ad approvare il bilancio di previsione 2014, il 16 settembre il Governo ci comunica una riduzione per contributo alla finanza pubblica di circa 100.000 euro costringendoci ad applicare tagli lineari sulle spese di funzionamento dell’Ente. Non è mia intenzione in questa sede entrare nel dettaglio dei numeri, ma è opportuno fare alcune considerazioni politiche su quanto sta accadendo nel nostro Paese, di come a mio avviso si stia lacerando il rapporto tra stato centrale ed enti locali.
I Comuni, gli enti locali più vicini alle comunità, sono ancora una volta abbandonati ad un futuro sempre più incerto, costretti a navigare a vista, senza alcuna possibilità di progettare e definire scelte a lungo termine. E’ una questione, quella degli enti locali, che deve necessariamente richiamare l’attenzione di tutti coloro che risiedono nei civici consessi. Quanto avvenuto con la riforma delle province, l’istituzione che da sempre rappresenta un punto di riferimento di straordinaria importanza per i comuni, deve farci riflettere attentamente. In un momento storico in cui il tessuto sociale ed economico delle comunità è sempre più sfilacciato, impoverito da disoccupazione e precarietà, i Comuni sono rimasti l’unico baluardo istituzionale cui fare riferimento. Quotidianamente ricevo richieste di cittadini che pensano che il Comune possa fornire risposte per emergenze lavorative, abitative, economiche. La verità è che gli enti locali non sono nelle condizioni di fornire adeguate risposte. Il nostro compito è di offrire servizi al territorio, di farlo nonostante ci venga impedito di programmare, di farlo nonostante i bisogni delle comunità siano crescenti.
Il Sole 24 Ore nei giorni scorsi ha analizzato i consumi degli italiani rilevando un dato che ci consente di percepire la gravità di ciò che sta accadendo intorno a noi: stanno diminuendo i consumi dei beni primari, gli italiani risparmiano sempre di più sull’alimentazione. E’ una tendenza, questa, che inverte totalmente quanto accaduto in passato nel nostro Paese. E per il futuro i segnali non sono positivi, se si pensa di continuare a tagliare i settori della ricerca, della cultura e dell’ istruzione. Pensate al paradosso: nel 2015 verranno assunti oltre 148mila docenti precari. Questa sarebbe una bella notizia, se non fosse che i fondi necessari per le assunzioni saranno prelevati dallo stesso ministero dell’Istruzione. Questo significa che ci saranno più insegnanti, ma meno investimenti, più lavoro, ma meno conoscenza. E pensate quanto questo sia rilevante in negativo soprattutto al sud, dove ancora esistono territori colmi di disagio sociale e le scuole rappresentano l’unica speranza per uscire dal baratro della povertà e dell’ignoranza.
Allora oggi c’è da interrogarsi, anzi, c’è da interrogare il Governo centrale sul percorso che intenderà seguire al fine di migliorare il rapporto tra Stato centrale e le periferie del Paese. Intanto i fondi per la programmazione europea destinati alla Calabria in larga parte torneranno indietro. Ancora una volta la Regione non è stata in grado di rispettare la tempistica e le modalità previste dalla Comunità Europea, e questo accrescerà notevolmente il gap esistente tra il sud e il nord del Paese. Le responsabilità, è inutile nasconderci, sono di una classe politica che non è stata probabilmente in grado di portare all’attenzione del Governo centrale le istanze dei territori, delle comunità, degli enti locali. Se non avremo la forza di superare gli steccati imposti dalle logiche partitiche, se non avremo la capacità di considerare primarie le esigenze dei territori, se non ci renderemo conto che è indispensabile un’ inversione di rotta, il nostro potere di rappresentanza si esaurirà e noi non avremo fatto abbastanza per mantenere fede agli impegni siglati con i nostri elettori”.