Eni. Presunta evasione fiscale, indagati manager e imprenditore: perquisizioni anche a Reggio
L’ipotesi è quella di fondi neri accumulati attraverso un’evasione fiscale da milioni di euro. La procura di Roma sta così indagando sulle forniture di carburante dell’Eni, indagine che coinvolge due manager ed un imprenditore: si tratta di Angelo Caridi, ex direttore generale della Divisione Refining & Marketing, attualmente dipendente di Eni Servizi; Angelo Fanelli, manager, e Roberto Turriziani, imprenditore. L’accusa è di associazione per delinquere finalizzata all’evasione. Secondo gli inquirenti avrebbero falsificato le “bolle” per non pagare le accise e creare una provvista occulta nei bilanci. Dalla ricostruzione effettuata dagli investigatori dai depositi sarebbero usciti i camion con benzina, diesel o gpl in una quantità maggiore rispetto a quella dichiarata il che avrebbe permesso ad Eni di farsi pagare il costo reale del materiale denunciandone una quantità inferiore e dunque non versando tasse e metter da parte il denaro risparmiato. Martedì mattina le perquisizioni sono così scattate nella sede di San Donato Milanese, e a Roma, Reggio Calabria, San Donato e Anzio, nei sette appartamenti di proprietà di Caridi.
L’ordine di perquisizione è stato firmato dal pm Mario Palazzi secondo il quale, dal 2007 al 2012, vi sarebbe stata una commercializzazione in eccedenza di oltre tre milioni di litri di Gpl uscito dalle basi di Napoli e Livorno, il che avrebbe consentito un’evasa dell’accisa di oltre 444mila euro; altri 572mila litri di benzine, un milione e mezzo di litri di gasolio e 221mila litri di gasolio ecologico, sarebbe usciti invece dalla base di Gaeta per un’accisa evasa di oltre un milione e mezzo di euro. Viene dunque contestata dagli inquirenti un’evasione fiscale di oltre 2 milioni di euro, sebbene si stimi che il danno allo Stato sia molto più alto e per questo sono in corso accertamenti per individuare i canali di reimpiego del denaro.
Sarebbero dunque emersi gravi indizi del fatto che all’interno degli uffici, in particolare della divisione Refining & Marketing dell’Eni di Roma, vi siano stati soggetti che avrebbero evaso per anni l’accise sui carburanti caricati in eccedenza sulle autobotti destinate ai distributori appartenenti o meno alla rete Eni. Il che, secondo il Pm sarebbe avvenuto “sulla scorta non di un semplice accordo criminale meramente occasionale o accidentale, ma di un accordo diretto all’attuazione di un più vasto programma criminoso per la commissione di una serie indeterminata di delitti”. Oltre ai due manager, da giugno è sotto inchiesta il vice di Fanelli, Domenico Elefante, e non si esclude che anche altri soggetti possano finire nell’elenco degli indagati.
ENI: PIENA ATTENZIONE AL CASO E COLLABORAZIONE CON LE AUTORITÀ
16:39 | "Si tratta di attività giudiziarie eseguite in data odierna nell'ambito di un indagine pendente da circa due anni presso la Procura di Roma, che riguarda potenziali variazioni di misura nel trasporto del GPL. Sebbene si tratti di attività industriale di non particolare rilevanza, della ex direzione generale Refining & Marketing, Eni presta la massima attenzione al tema ed assicura una piena collaborazione alle autorità". Questa la posizione dell’azienda del “cane a sei zampe” - affidata ad un comunicato ufficiale - in relazione all’inchiesta della Procura di Roma sulla presunta evasione fiscale.