La parola "fallimento" accomuna la sorte di sei società partecipate dal Comune di Crotone; la "liquidazione" è il destino di due realtà ancora attive mentre altre tre sono già state cessate. Società che negli anni hanno prodotto debiti per milioni di euro, lunghi processi e tutta una serie di problemi, con dei modus operandi stranamente simili.
di Francesco Placco
Sembrano passati secoli da quando Congesi minacciava azioni legali contro chi osasse paragonarla alla Soakro (LEGGI), ma in realtà sono trascorsi appena sette anni, gli stessi che hanno portato alla recente indagine della Procura di Crotone (LEGGI) che - ironia della sorte - sostiene nero su bianco che la gestione "dissennata" di Soakro fosse confluita tale e quale in Congesi.
L'inchiesta è ancora in fase di sviluppo, a differenza del processo che ha condannato l'ex management della partecipata (LEGGI), parte del quale confluito, dopo la bancarotta da oltre 40 milioni, proprio nell'attuale consorzio (attualmente con circa 26 milioni di debiti).
Per anni più di qualcuno si è bevuto - è il caso di dirlo - la storia della "Sorical cattiva", che ci faceva stapagare l'acqua e addirittura ci puniva, bloccando l'erogazione del prezioso liquido a suo piacimento, quasi a farci un dispetto.
Ho perso il conto di tutti i comunicati (ed i commenti) letti negli anni, riguardo l'assurda pretesa di non voler riconoscere il debito maturato (LEGGI) nel tempo. Debito che però ha continuato ad aumentare, a crescere, e che verosimilmente confluirà nella nascente Arrical.
Ma la parabola di Congesi, al pari di quella di Soakro, è un copione già visto, che ha accomunato la quasi totalità di partecipate e consorzi nati in seno al comune pitagorico.
È impossibile non vedere delle evidenti similitudini con la recente vicenda della Aeroporto Sant'Anna Spa (LEGGI): lì la colpa era della "Sacal cattiva", o della Regione Calabria (LEGGI).
Fallita la partecipata ne venne creata una nuova, la Sagas, sequestrata preventivamente dalla Procura di Crotone sempre per una continuità nei due management (LEGGI). In entrambi i casi, i procedimenti si conclusero con l'assoluzione di tutti gli indagati.
Sempre per dichiarato fallimento si è conclusa l'esperienza del Consorzio per la Promozione della cultura e degli studi universitari di Crotone, al pari della storica Gestione Servizi prima e di Akros dopo.
È stata invece liquidata in periodo commissariale CrotoneSviluppo, non senza polemiche (LEGGI), mentre qualche anno prima era toccato a Marina di Crotone Spa, nata nel 2010 e "chiusa" nel 2018 senza aver mai svolto alcun intervento (LEGGI). Altre due partecipate sono oggi in fase di liquidazione.
È dunque lecito chiedersi se in tutti questi anni vi sia stato o meno un modus operandi che abbia accomunato la gestione di tutte queste realtà.
Realtà che dovevano essere strategiche, che avrebbero dovuto favorire lo sviluppo del territorio. E che invece pare abbiano favorito gli interessi di una classe politica e dirigente oggi sotto assedio.
Classe politica e dirigente che per anni ed anni ha puntato tutto su un concetto di orgoglio malato, malsano, che ha spinto a vedere in ogni cosa una "lotta" tra noi e gli "altri", chiunque fossero. Uno spauracchio, agitato per nascondere tutto il resto?
Ebbene, davanti agli occhi pare aver il frutto di una presunta malagestione "alla crotonese" della cosa pubblica. Una gestione che è andata avanti per molto tempo, emersa in numerose indagini come Glicine-Acheronte (QUI), ma anche Basso Profilo (QUI) o la più famosa Jonny (QUI).
Un vero e proprio intreccio di interessi che non nasconde la collusione ad ambienti torbidi, finanche criminali, e perché no: mafiosi. Una parola che a Crotone per molti anni è stata un tabù, e forse lo è ancora.
Tutto ciò, giusto per essere chiari, è ricaduto sulle spalle dei cittadini, in due modi differenti. Da una parte i continui disservizi: si pensi a tutte le volte che Sorical ha razionato l'acqua per indurre le società a pagare.
Dall'altra, in termini di costi: i debiti delle società partecipate ricadono ai rispettivi detentori (in base alla percentuale di quote possedute), e tutti quei fallimenti di cui abbiamo letto sopra... sono debiti che non spariscono nel nulla, e che prima o poi vanno saldati.
Ad oggi il Comune di Crotone mantiene la sua partecipazione in cinque società (tra cui Akrea, Congesi ed il Corap), un numero nettamente minore rispetto al passato, essendo più che dimezzato.
Ma la sostanza non cambia, visti i recenti sviluppi. È dunque chiaro che serve una gestione migliore delle realtà controllate dall'ente, e che oggi più che mai, per dare quel taglio netto tanto auspicato, servirebbe rivedere tutti i management (e non solo) di tali realtà.