Usura ed estorsione ad imprenditori e professionisti, quattro fermi nel reggino

Reggio Calabria Cronaca

Usura, estorsione, violenza privata: delitti aggravati dal metodo mafioso. Con questa accuse, in concorso tra loro, quattro persone sono state fermate dalla Squadra mobile della questura di Reggio Calabria, che ha eseguito un decreto emesso dalla Procura della Repubblica (che ha coordinato le indagini).

Gli investigatori sarebbero certi di aver dimostrato così l’esistenza di un presunto sodalizio criminale contiguo ad una cosca di ‘ndrangheta che opera a Villa San Giovanni e nei comuni limitrofi. Sempre secondo le indagini, il gruppo avrebbe esercitato un’attività usuraria, illecita e redditizia, ai danni di imprenditori e professionisti locali che sarebbero stati costretti con minacce e violenza a corrispondere mensilmente interessi piuttosto consistenti.


GLI ARRESTATI

11:01 l Gli arrestati nell'operazione di stamani sono: Angelo Renato Franco, 62 anni; Giancarlo Apice, 34 anni; Cosimo William Apice, 43 anni; Antonino Alvaro 26 anni.

I FATTI CONTESTATI

L’indagine, supportata da attività tecnica e sviluppatasi per oltre un anno, avrebbe accertato l’operatività nel territorio di Villa San Giovanni e comuni limitrofi di persone dedite a condotte usurarie, capaci di stringere in una morsa asfissiante imprenditori e professionisti. Nello specifico con l'operazione si contesta che i fratelli Apice, in concorso tra loro, avrebbero prestato 30 mila euro a una dello loro vittime. Dapprima si sarebbero fatti promettere di ottenere interessi usurai pari a 1.500 euro mensili e poi avrebbero concordato con lo stesso la consegna, a garanzia del debito residuo (di 29.000 euro), derivante dalla parziale restituzione del capitale, di sei assegni dell’importo di euro 5.500 ciascuno per un totale di 33.000 euro. Secondo questo accordo gli Apice avrebbero dovuto trattenere la somma per poi riconsegnarla alle rispettive scadenze dietro pagamento del corrispondente importo in contanti.

I fratelli Apice, vista la contrarietà della vittima al pagamento di determinati assegni - spiegano gli investigatori - avrebbero consegnato i titoli di credito ad Antonino Alvaro, legato alla cosca di ‘ndrangheta degli Alvaro di Sinopoli. Quindi secondo, sempre secondo gli inquirenti, gli indagati, confidando che la forza intimidatrice derivante dalla figura di quest’ultimo potesse indurre l’imprenditore a pagare gli interi importi veicolati dai titoli di credito rimanenti, l’avrebbero minacciato riferendogli di aver consegnato i tre titoli a “persone alle quali non avrebbe potuto dire “no”, così sfruttando intenzionalmente la forza intimidatrice della cosca mafiosa degli Alvaro.

Ai fratelli Apice verrebbe contestata la tentata estorsione, mentre ad Alvaro il reato di violenza privata aggravata con modalità mafiose, dato che, da quanto emergerebbe dalle indagini, avrebbe compiuto "atti idonei e univocamente diretti a costringere la vittima a ritirare la denuncia di smarrimento di assegni" da lui sporta lo scorso 20 giugno. L’uomo avrebbe inoltre fatto leva sulla forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento ed omertà che ne deriva

L’indagine avrebbe permesso, inoltre, di scoprire il reato di usura praticato anche da Angelo Renato Franco che, nella fattispecie, in corrispettivo di un prestito di 15.000 euro, elargito ad un imprenditore locale, si sarebbe fatto promettere di ottenere interessi usurari pari a 1.100 euro mensili dal novembre 2012 all’ottobre del 2014. Lo stesso sarebbe accusato anche di estorsione, per aver minacciato l’imprenditore a presentare all’incasso i tre assegni emessi a garanzia del prestito usurario, "costringendolo ripetutamente a corrispondere mensilmente l’interesse usurario sopra indicato, così da procurarsi un ingiusto profitto con pari danno per la persona offesa".

Nell’ambito della stessa operazione, condotta con l’impiego di un notevole numero di agenti della Squadra Mobile di Reggio Calabria, del Commissariato di Villa San Giovanni e del Reparto Anticrimine di Siderno, sono state eseguite - in ottemperanza a quanto disposto dall’A.G. - complessivamente sette perquisizioni domiciliari rivolte a diversi soggetti interessati alla vicenda in questione. Tutti i destinatari di fermo sono stati assicurati alla giustizia e condotti presso le competenti case Circondariali.