Papillo e Barbalace contestano i primi provvedimenti del Consiglio provinciale
«Una prima forte burrasca che potrebbe, poi, sfociare in una tempesta». È quella che vedono profilarsi Vitaliano Papillo e Franco Barbalace - esponenti del gruppo “PD - Amministratori Vibonesi Indipendenti” in consiglio provinciale - «all’orizzonte della nuova Amministrazione di palazzo “ex Enel” se davvero non si comincia ad invertire la rotta e spezzare i legami col passato». In una nota congiunta, infatti, i due amministratori parlano di una «partenza col piede sbagliato», segnalando, a nome del loro gruppo consiliare, l’assunzione «di alcune scelte assolutamente deprecabili in molti degli atti presentati e approvati all’ultima assise, le quali, in un prossimo futuro, potrebbero dimostrarsi negative per il nuovo corso di un Ente già allo stremo. Negativo è, innanzitutto, «il mancato, reale, coinvolgimento nelle dinamiche di gestione delle minoranze, cui non è stato dato alcuno spazio fisico all’interno di palazzo “ex Enel” per potersi riunire e svolgere il loro compito di collaborazione nella conduzione dell’ente, a dispetto degli intenti e dei propositi di collaborazione enunciati ad avvio della nuova esperienza amministrativa». Altrettanto negativo è il fatto che «nell’ultima convocazione del consiglio ad alcuni di noi non è stata fornita la richiesta documentazione per poter valutare approfonditamente i vari argomenti». Motivi validi a spingere i due consiglieri, e probabilmente anche altri due, a disertare il consiglio in questione. Ma le considerazioni più critiche Barbalace e Papillo le riservano ad alcuni degli atti approvati, «con i quali si persiste nell’azione di aggravamento della già provate casse provinciali. In primis il regolamento della commissione provinciale tripartita, il quale, modificato, prevede la reintroduzione della rimborso spese ad ogni componente della stessa, a norma delle disposizioni vigenti. Una cosa normale, se non fosse che il mandato che ciascuno di noi ricopre è gratuito e che nelle casse dell’ente non si trovano risorse nemmeno per acquistare il carburante e mandare la pala meccanica là dove servirebbe. Ciò anche alla luce del fatto che il nuovo regolamento prevede che la commissione si possa riunire ogni volta che il presidente lo ritenga opportuno, quindi anche più, e più, volte al mese. Volendo pensare male, perché, anche se si fa peccato, a volte ci si azzecca, è quanto basta per assicurare a qualcuno uno stipendio. Altra anomalia sta nell’articolo 4 del medesimo regolamento, laddove si prevede che la commissione duri in carica quattro anni, il periodo di mandato del presidente. Una scorrettezza nei confronti del consiglio, che dura in carica due anni e, alle nuove elezioni, potrebbe avere una composizione politica, e, dunque, una visione, diverse da quelle del presidente attuale. Non meno grave, poi, è la «modifica del regolamento per il comitato tecnico, incaricato di garantire la “Promozione dei diritto al lavoro delle persone disabili”, tra i cui componenti sono stati previsti due esperti in campo sociale e psicopedagogico. Ora, non vorremmo pensare che per tali figure occorra un nuovo contratto di collaborazione, andando, così, ad aggravare la situazione finanziaria dell’ente, già in esubero di personale. A queste premesse si aggiunga che «non è raro trovare negli uffici ex amministratori che a volte sembra diano anche disposizioni a qualche impiegato. Un aspetto controverso che va chiarito al più presto. Tutto ciò – proseguono i due consiglieri – non va certo nella direzione di realizzare una nuova gestione collaborativa in grado di risollevare un ente nel baratro più profondo. Rimane – concludono – la nostra disponibilità al dialogo ed al confronto costruttivo. Ma non se si continuerà a camminare su questa strada, che non fa altro che riproporre un percorso che non ha portato a nulla di buono>>.