Nocera Terinese. Formazione “fantasma”: sequestrati beni per 170 mila euro
La guardia di finanza di Lamezia Terme ha eseguito il sequestro preventivo dei beni dell’amministratore di una società di Nocera Terinese (nel catanzarese), che opera su tutto il territorio calabrese nel settore dei trasporti e della raccolta di rifiuti. Il provvedimento cautelare è stato adottato dal Gip su richiesta della Procura della repubblica ed è scaturito da un’attività investigativa eseguita di iniziativa dai finanzieri nel settore della tutela della spesa pubblica, finalizzata a reprimere la percezione indebita di contributi pubblici.
Le indagini avrebbero accertato che la ditta avrebbe beneficiato illecitamente di agevolazioni pubbliche cofinanziate dal Fondo sociale europeo e dal Por Calabria per 170 mila euro. I contributi avrebbero dovuti essere impiegati per tenere dei corsi di formazione a 10 dipendenti, in base alle loro mansioni aziendali, ma in realtà non sarebbero mai stati svolti nelle forme e nei termini previsti.
La presunta truffa sarebbe stata possibile – sempre secondo gli investigatori - presentando agli uffici pubblici, fra l’altro, una serie di documenti di cui i militari avrebbero accertato la falsità tramite un’approfondita analisi degli atti acquisiti, il riscontro ottenuto attraverso informazioni testimoniali riguardanti la posizione lavorativa dei dipendenti, accertamenti bancari ed ispezioni presso gli uffici pubblici che hanno erogato i benefici economici.
I finanzieri hanno quindi denunciato all’autorità giudiziaria il legale rappresentante dell’impresa con l’accusa di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e falso. Sulla base della denuncia la magistratura di Lamezia ha disposto il sequestro dei beni, eseguito oggi dai finanzieri. I cespiti cautelati consistono in due fabbricati adibiti uno ad abitazione civile e l’altro a magazzino, tredici terreni agricoli, sette saldi attivi di altrettanti conti correnti bancari e postali, tre autovetture ed una quota sociale, per un valore complessivo di 170 mila euro, pari alla cautela disposta dalla magistratura.
I militari hanno anche inoltrato delle apposite comunicazioni alla Procura regionale della Corte dei conti di Catanzaro ed alla Regione Calabria, per le rispettive competenze in materia di danno erariale e recupero delle somme considerate come erogate indebitamente.
“L’attività istituzionale – affermano i finanzieri - rientra in un più ampio disegno strategico-operativo della guardia di finanza, volto non soltanto a scoprire le violazioni fiscali, ma anche - in una prospettiva di maggiore concretezza ed effettività dell’azione del corpo - ad assicurare, il reale recupero di risorse erariali indebitamente sottratte”. In quest’ottica, aggiungono dalla Gdf “è possibile ricorrere, nei casi più gravi e con l’indispensabile avallo della magistratura, all’esecuzione di mirati sequestri penali di beni che si trovano nella disponibilità dei responsabili, anche se posseduti da molto tempo prima rispetto al momento di compimento degli illeciti”.