Resoconto della Uil sui problemi della provincia di Cosenza

Cosenza Attualità

“Il consuntivo di fine anno della provincia di Cosenza si chiude con il 25% di disoccupati, una precarietà diffusa e la povertà al 34%.

Un 2014 caratterizzato da una forte recessione ma anche un processo di riforme che cambieranno l'intero sistema politico-istituzionale”.

Questo il commento del Segretario Generale della UIL cosentina, Roberto Castagna, che spiega come il 2014, anche se fortemente segnato da una crisi economica senza precedenti e da altissimi livelli di disoccupazione, può essere definito l'anno della costruzione di un nuovo modello politico istituzionale e di Riforme sul Lavoro, in parte contestate fortemente dalla UIL e dalla Cgil con lo sciopero generale del 12 dicembre, capaci di modificare i rapporti economici e sociali del Paese.

“Il nuovo Governo in campo - spiega Castagna - modifica radicalmente il modello di rappresentanza e di gestione al quale eravamo abituati e di fatto cancella l'articolo 18.

Tuttavia ciò che non cambia e' la sostanza dei problemi che il Paese, da anni, si trova a dover affrontare : recessione economica, con aumento della povertà e conseguente perdita di posti di lavoro, un allargamento del divario fra nord e sud, crisi politica, crisi sociale, crisi istituzionale e un livello dicorruzione senza precedenti.

Un quadro economico e sociale sconfortante che relega la Calabria e la provincia di Cosenza agli ultimi posti in termini di investimenti, di occupazione e di vivibilità.

Nonostante il dinamismo e il giovanilismo impresso dal Premier Renzi, la provincia di Cosenza, e l'intera Calabria, segna il passo anche nel 2014 e rischia di rimanere bloccata, se non si inverte il trend di spesa dei fondi comunitari e la politica locale, anche per il 2015.

Un anno nero, caratterizzato da una disoccupazione al 25% e da una povertà al 34%, segnato da un ulteriore calo occupazionale nella provincia di Cosenza che, su una popolazione di circa 720 mila, ha poco più di 200 mila occupati, circa 80 mila rapporti di lavoro atipici e a tempo determinato, migliaia di lavoratori in mobilità e cassaintegrati in deroga, costretti a subire i ritardi nei pagamenti dei sussidi e l'incertezza del futuro, 60 mila disoccupati certificati, che nella realtà si raddoppiano visto il numero rilevante di giovani e meno giovani che hanno perso completamente la fiducia nella ricerca di un posto di lavoro, oltre 50 mila lavoratori e lavoratrici in nero e da una povertà senza precedenti.

Una situazione drammatica che stenta a modificarsi se non si innescano politiche di sviluppo e di crescita sia a livello centrale che periferico.

Sul piano istituzionale, il 2014 e' caratterizzato dalla crisi regionale e dalla fine anticipata della legislatura e da un rapporto improduttivo con il Governo centrale nonostante le continue visite del Premier in Calabria.

Nella storia della Repubblica, mai un Premier, nell'arco di pochi mesi, è sceso ben quatto volte in Calabria ma poche, o quasi impercettibili, sono state le risposte ai bisogni emergenti sia sul versante assistenziale quanto, e soprattutto, sul versante dell'economia e degli investimenti.

Come al solito, la Calabria, e in particolare modo la provincia di Cosenza, attraverso le proprie rappresentanze politico-istituzionali, si sono fatte trovare impreparate nel confronto di merito con il Presidente del Consiglio e, di conseguenza, hanno portato poco o nulla sul piano dei risultati, se si esclude il passo in avanti nella vertenza LSU-LPU che più che enfatizzarlo richiede ancora molto impegno e tante risorse per realizzare la definitiva stabilizzazione.

Questo anno si chiude, però, con il rinnovo del Consiglio Regionale e con l'auspicio di invertire un contesto economico-sociale che se dovesse perdurare così com'è provocherebbe il completo disfacimento sociale della comunità cosentina e calabrese.

Un anno complessivamente negativo ma, a differenza del 2013, con due prospettive interessanti: la speranza di uscita dalla recessione e l'avvio di una nuova legislatura regionale all'insegna del fare e di un rapporto più proficuo con il Governo centrale.

Sul versante economico e sociale saremo chiamati, insieme alle forze produttive, a confronti di merito capaci di dare un impulso diverso del passato alle tante questioni irrisolte, ad intervenire concretamente sugli sprechi della politica, sull'inutilità di alcune Aziende Partecipate e sulla necessità di accompagnare alle politiche di assistenza, politiche attive finalizzate a superare il precariato strutturato.

Come Sindacato non faremo mancare le proposte di merito sul tipo di sviluppo che sarà necessario mettere in campo per attivare processi di crescita delle piccole e medie aziende e promuovere occupazione duratura.

Partendo dall'utilizzo serio della spesa comunitaria che dovrà stimolare investimenti sia nei settori maturi, quali quelli dell'agricoltura e della forestazione, quanto quelli legati all'ambiente, al turismo, all'assetto idrogeologico e alla valorizzazione del territorio, ai processi dismaltimento e di riutilizzo dei rifiuti, ai settori della cultura e del patrimonio archeologico, ai servizi tradizionali ed innovativi, a partire dal sistema sanitario ridotto, dalla politica e dai pessimi manager, in condizioni da terzo mondo e alla radicale modifica della burocrazia.

In tale direzione dovremo essere soggetti di forte spinta e di accelerazione dei processi che necessitano per lo sviluppo e l'occupazione.

Il 2015, dovrà rappresentare il vero punto di svolta per un Sindacato che non può rimanere solo sulle barricate a protestare ma deve svolgere il ruolo di soggetto di cambiamento e di riferimento delle nuove generazioni”.