Catturato il latitante Antonino Zampaglione, era ricercato dal 2012

Reggio Calabria Cronaca
Antonino Zampaglione

Alle 14 di questo pomeriggio i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, nell’ambito delle attività di controllo del territorio, hanno arrestato il latitante Antonino Zampaglione, 67enne di Montebello Jonico, ritenuto contiguo alla ‘ndrina Iamonte, egemone sul territorio di Melito di Porto Salvo e zone limitrofe; per gli inquirenti, sarebbe “l'anima economica del clan” per quanto riguarda gli interessi della cosca in Piemonte. È stato coinvolto nell'operazione Minotauro condotta a Torino nel giugno del 2011.

Zampaglione deve espiare la pena di 24 anni e 9 mesi di reclusione per i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso e omicidio (di Antonino Pangallo, risalente al febbraio del 1990). Il latitante, che era ricercato dal 2012, è stato individuato e catturato a San Roberto.


Durante il maxi blitz Minotauro vennero spiccate, dal gip di Torino, 142 ordinanze di arresto nei confronti di altrettante persone sospettate di essere affiliate alla 'ndrangheta. Gli arresti vennero effettuati a Torino, Milano, Modena e Reggio Calabria: i soggetti coinvolti erano accusati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, traffico di stupefacenti, porto e detenzione illegale di armi, trasferimento fraudolento di valori, usura, estorsione ed altri reati.

A Reggio, le misure di custodia colpirono oltre a Zampaglione altre 7 persone. Il latitante si era dato alla macchia dopo che le condanne nei suoi confronti erano diventate definitive; i militari da diverso tempo erano all’opera per rintracciarlo.


I DETTAGLI DELL’ARRESTO

20:54 | Zampaglione è destinatario di un “Ordinanza di esecuzione per la carcerazione” emesso dall’Ufficio Esecuzioni Penali della Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Reggio, che l’ha riconosciuto colpevole di associazione per delinquere di stampo mafioso e dell’omicidio volontario di Antonino Pangallo.

Il latitante, al momento dell’arresto, era nascosto all’interno di una controsoffitta di un’abitazione di proprietà della famiglia Calabrese di San Roberto, composta da due fratelli e la convivente di uno dei due, arrestati anche loro con l’accusa di essere dei fiancheggiatori.

L’esordio criminale del 67enne - raccontano gli investigatori - risale ad una denuncia in stato di fermo per riciclaggio di 11 banconote di 100 mila lire ciascuna, provenienti dal pagamento del riscatto per il sequestro di Maria Sacco, avvenuto a Milano il 9 novembre del 1978.

Successivamente, nel 2011, dopo le indagini svolte dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Torino, il latitante è stato colpito dall’operazione Minotauro, nel corso della quale gli fu contestata la commissione di ingenti traffici di droga. Infine, è stato condannato alla pena definitiva di 28 anni di reclusione (con un residuo da scontare di 24 anni, 9 e mesi e 15 giorni) nell’ambito dell’operazione “Rose Rosse” condotta dai militari di Reggio e relativa alla Cosca “Iamonte” di Melito.

L’OMICIDIO di Pangallo si incardina nelle dinamiche criminali che segnano da decenni l’area del litorale jonico: “in questo caso - spiegano ancora gli investigatori - l’onta perpetrata nei confronti di Domenico Pio, suocero di Zampaglione, veniva dal latitante e dai due cognati (tutti pienamente inseriti nel contesto della cosca Pangallo-Alampi-Pio-Zampaglione) lavata col sangue”. L’assassinio sarebbe stato mandato e autorizzato da Natale Iamonte, capostipite della cosca, di cui Zampaglione sarebbe stato un fiduciario “di assoluta affidabilità”, affermano i militari.

Grazie alla capacità di osservazione dei carabinieri è stato possibile seguire un movimento ritenuto d’interesse operativo: un’autovettura, con a bordo tre persone è stata infatti seguita da Catona fino a San Roberto dove, dopo una perquisizione domiciliare, sono stati identificati e tratti in arresto il latitante e gli altri tre soggetti, accusati di procurata inosservanza di pena. Si tratta di Francesco Calabrese, 43enne reggino e del fratello, Fortunato Calabrese, 49 anni, ed Elena Ciolacu, rumena di 33 anni, convivente di Fortunato.

Al termine delle formalità di rito, il latitante e i tre presunti fiancheggiatori sono stati associati presso la Casa Circondariale di Reggio Calabria-San Pietro.