Operazione “Maestro”, tutti gli indagati
L'operazione "Maestro", portata a compimento dai Ros e condotta dalla DDA reggina (impegnati gli uomini più esperti della Procura Antimafia, da Pignatone a Prestipino, da Di Palma a Pennisi), ha portato all'arresto anche di due rappresentanti della dogana di Gioia Tauro: l'ex direttore Adolfo Fracchetti ed il funzionario Antonio Morabito.
Ha consentito di ricostruire i nuovi equilibri mafiosi e le trame dei clan della piana di Gioia Tauro l'operazione "Maestro, eseguita stamani dai Carabinieri, che hanno dato esecuzione ad un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal g.i.p. del tribunale di Reggio Calabria nei confronti di 27 indagati per associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata all'introduzione in europa di ingenti quantitativi di merce contraffatta, con l'aggravante della transnazionalita', ed altri reati doganali.
Gli interventi, che hanno interessato la Calabria, il Lazio e la Toscana, comprendono anche il sequestro di beni per un valore di 50 milioni di euro, costituiti da societa' di import-export e da un'importante struttura alberghiera nella provincia di Roma. I provvedimenti restrittivi scaturiscono da un'attivita' investigativa, diretta dalla procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria e condotta dal Ros, con la collaborazione dell'agenzia delle dogane, e che si e' avvalsa anche del contributo informativo dell'agenzia della sicurezza interna, sulle infiltrazioni della 'ndrangheta nella gestione delle attivita' imprenditoriali nel porto di Gioia Tauro, con particolare riferimento alla cosca Mole', storicamente attiva nella piana, documentando i rapporti e con le 'ndrine dei Pesce e dei Piromalli. L'attivita' ha fatto emergere che spedizionieri collegati alle cosche agevolavano l'importazione di merce contraffatta di provenienza cinese, ottenendo ingenti plusvalenze dalla loro vendita sul mercato nero. In particolare, secondo gli inquirenti, Cosimo Virgilio , amministratore di una societa' di import-export ed uomo di fiducia del defunto Rocco Mole', favoriva l'importazione fraudolenta di articoli di abbigliamento, eludendo il sistema di controllo automatico dell'agenzia delle dogane e, con il meccanismo della sottofatturazione, evadeva quote rilevanti di dazi e iva. La stretta collaborazione tra i Carabinieri e l'ufficio antifrode doganale, ha permesso il sequestro di numerosi container di merce contraffatta e l'accertamento, tra il 2007 ed il 2009, di sistematiche violazioni a favore di esportatori di nazionalita' cinese, attivi sull'intero territorio nazionale, ed in particolare nelle citta' di Roma, Napoli, Salerno, Firenze, Palermo e Mantova, con un danno per l'erario di decine di milioni di euro.Le indagini hanno quindi permesso di accertare che parte dei proventi delle attivita' illecite era reimpiegata in un'imponente struttura immobiliare ubicata a Monte Porzio Catone (Rm), composta da un lussuoso complesso alberghiero e da due avviati ristoranti, acquisiti dalle cosche con ripetute intimidazioni nei confronti dei precedenti gestori e del proprietario, costretti a cedere l'attivita' per compensare i debiti maturati con il sodalizio. La struttura ricettiva e' stata sottoposta a sequestro preventivo ai sensi del comma 7° dell'art.416 bis, dai Carabinieri che, all'interno, vi hanno tratto in arresto anche il principale referente imprenditoriale della cosca, Cosimo Virgilio. In particolare sono emersi diversificati interessi della cosca Mole' e la capacita' di condizionare il tessuto sociale ed imprenditoriale dell'area, prima e dopo l'omicidio del reggente, Rocco Mole'. L'eliminazione di quest'ultimo, avvenuta il 1* febbraio 2008, aveva incrinato l'equilibrio mafioso e la pacifica coesistenza con la cosca Piromalli, legata anche da vincoli familiari, scatenando uno scontro per il controllo delle attivita' economiche e produttive dell'area e determinando nuove alleanza mafiose. L'attivita' ha infine consentito, la sera dell'11 giugno 2009, dopo l'individuazione di numerosi bunker sottorranei ricavati all'interno di abitazioni, l'arresto del ricercato Girolamo Mole' , ricompreso nell'elenco dei latitanti piu' pericolosi e cugino dell'omonimo capo clan detenuto, che dal carcere continuava a dirigere la cosca, impartendo precise disposizioni agli affiliati sulla gestione degli affari e dei rapporti con gli altri sodalizi. L'indagine documenta un'inedita operativita' transnazionale della criminalita' mafiosa e costituisce - secondo gli inquirenti - un' ulteriore conferma della presenza delle cosche della piana nel porto di Gioia Tauro, fondamentale per la gestione delle rotte dei traffici illeciti e per mantenere una posizione di forza nei rapporti con le altre consorterie criminali. Proprio intensificando i controlli nel porto, in collaborazione dell'agenzia delle dogane, i carabinieri hanno sequestrato centinaia di chilogrammi di cocaina, sostanza che continua a costituire l'iniziale fonte di arricchimento della ndragheta, mentre gli ingenti sequestri di beni mobili ed immobili nella capitale ne confermano la vocazione imprenditoriale e commerciale.
1. Antonio Abanese 64 anni
2. Giorgio Balestrieri 66 anni
3. Angelo Boccardelli 60 anni
4. Gregorio Cacciola 29 anni
5. Pietro Francesco Calipa 29 anni
6. Agostino Cosoleto 48 anni
7. Francesco Cosoleto 23 anni
8. Dai Rongrong 25 anni
9. Adolfo Fracchetti 68 anni
10. Alessandro Giorgi 39 anni
11. Domenico Larosa 29 anni
12. Domenico Lucà 37 anni
13. Mirko Lucchetta 21 anni
14. Wanli Lyn 27 anni
15. Ernesto Madaffari 34 anni
16. R.M. 29 anni
17. Antonio Morabito 54 anni
18. Rocco Nicoletta 22 anni
19. Angelo Politanò 33 anni
20. Francesco Spanò 39 anni
21. Giuseppe Speranza 68 anni
22. Rossella Speranza 40 anni
23. Davide Stanganelli 21 anni
24. Francesco Tripodi 20 anni
25. Massimo Vallone 39 anni
26. Cosimo Virgiglio 43 anni
27. Gesuele Zito 29 anni