Unical, svelati i primi “segreti” della maschera leonina in bronzo ritrovata in mare nel 2012
Sono stati presentati questa mattina ai giornalisti, nella Sala Stampa dell’Università della Calabria, i risultati delle indagini condotte nei laboratori del dipartimento di Ecologia, Biologia e Scienze della Terra (DIBEST), sulla testa leonina di bronzo, ritrovata nell’estate del 2002 nel tratto di mare antistante la città di Bianco, in provincia di Reggio Calabria.
All’incontro, moderato dal Capo Ufficio Stampa dell’Unical, Francesco Kostner, hanno partecipato il rettore, Gino Mirocle Crisci, il direttore del Dipartimento di Ecologia, Biologia e Scienze della Terra (DIBEST), Cesare Indiveri, la Soprintendente per i Beni Archeologici della Calabria, Simonetta Bonomi, il Comandante del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale Carabinieri per la Calabria, Carmine Gesualdo, il sindaco di Bianco, Antonio Scordino, e Domenico Miriello, docente del Corso di Laurea in Scienze e Tecniche per la Conservazione e il restauro dei Beni Culturali dell’Università della Calabria.
“I risultati che presentiamo oggi - ha sostenuto Miriello, che ha seguito direttamente le attività di ricerca condotte sulla maschera leonina in bronzo e la cui presentazione è sintetizzata nelle slides allegate - sono frutto di un lavoro multidisciplinare, grazie al quale è stato possibile ottenere informazioni essenziali per il prosieguo del lavoro di conoscenza e di analisi del reperto”.
Un ritrovamento, ha aggiunto Simonetta Bonomi, che “costituisce un unicum in termini tipologici, al punto da non potere ancora stabilire con certezza il contesto di provenienza della maschera, anche se le sue caratteristiche potrebbero essere poste in relazione ad alcune piastre con teste leonine rinvenute su alcune navi del lago di Nemi, nel Lazio”.
Dalle indagini scientifiche è emerso che la testa leonina bronzea è stata realmente trovata nel tratto di mare tra Africo e Bianco ed è stata sommersa per moltissimo tempo, in ambiente marino ad una profondità superiore ai 40 metri. Soddisfazione per i risultati ottenuti hanno espresso, a diverso titolo, il rettore, Gino Mirocle Crisci, il direttore del Dipartimento DIBEST, Cesare Indiveri, il Comandante del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale Carabinieri per la Calabria, Carmine Gesualdo, e il sindaco di Bianco, Antonio Scordino.
“Quelle presentate oggi – ha detto Crisci – sono analisi importanti non soltanto dal punto di vista culturale, ma in grado di dimostrare la validità dell’approccio scientifico ai beni culturali, aspetto cui le Università, e l’Unical in particolare, sono in grado di offrire un contributo rilevante. Noi – ha aggiunto il Rettore dell’Ateneo di Arcavacata – possiamo e dobbiamo essere di supporto, non sostituirci a chi ha competenza specifica in questo campo.
Lo sforzo che abbiamo messo in campo a proposito della maschera leonina in bronzo – ha proseguito Crisci – rappresenta dunque solo un contributo, specialistico e qualificato, per facilitare la conoscenza e la collocazione storica di questo ritrovamento; altro non ci compete e non abbiamo interesse a realizzare. “Il prossimo obiettivo - ha detto ancora il rettore dell’Unical - sarà quello di risalire al luogo dove è stato realizzato il reperto. Per questo però abbiamo bisogno di più tempo, ma siamo fiduciosi di poterci riuscire. In questo modo – ha concluso – potremo dare un aiuto fondamentale agli archeologi per capire meglio la funzione di questo straordinario ritrovamento”.
Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento di Cesare Indiveri, che ha sottolineato “l’importanza di investire sulla ricerca e di puntare, rispetto ad essa, su un approccio multidisciplinare le cui ricadute, come dimostra il lavoro svolto sulla maschera bronzea ritrovata nel 2012 nel mare antistante Bianco, sono notevoli”.