Mortara, Reggio risponde all’appello dei volontari e si mette in marcia per la legalità
Un fiume in piena di cittadini consapevoli dei problemi della città ma disposti a mettersi in gioco per risolverli: è questa la Reggio che ha risposto all’appello delle associazioni Dacci una zampa e Randagio io, scese ieri in piazza per la loro “marcia della legalità”. “Ancora una volta – dicono i volontari – questa città ha saputo stupire se stessa, mostrandosi in grado di spendersi in maniera generosa per una causa che crede giusta. Abbiamo trasformato la nostra tradizionale passeggiata dell’adozione della domenica in una marcia della legalità per chiedere a un’amministrazione, che sappiamo sensibile e determinata nel seguire questo cammino, di strappare il canile di Mortara a questo limbo prima di procedere all’assegnazione”. Il riferimento di volontari e attivisti è alla paradossale serie di dimenticanze e inefficienze che ha fatto sì che il canile municipale di Mortara – struttura pubblica conclusa nel 2006, più volte inaugurata e la cui gestione per due volte è stata messa a bando – legalmente non esista.
“Per il catasto – ricordano - lì sorge un agrumeto di proprietà del noto imprenditore Carlo Montesano”. Correttamente dichiarati di pubblica utilità ed occupati nel lontano 1998 dall’amministrazione del sindaco Italo Falcomatà, nei dieci anni successivi quei terreni non sono stati – come da procedura e logica – espropriati, nonostante nel frattempo fossero partiti i lavori che nel tempo hanno cancellato l’agrumeto e portato alla costruzione del canile. Per mettere una pezza su un errore clamoroso, l’amministrazione Scopelliti ha pagato a Montesano non solo i terreni ma anche un milionario risarcimento per la «irreversibile trasformazione dei suoli occupati senza che sia concluso nel tempo vigente l'iter espropriativo» . Tuttavia, di questa costosa transazione, al Catasto non è mai arrivata comunicazione. Quel pezzetto di terra che si affaccia sulla superstrada, anche per l'Agenzia delle entrate, è ancora di Montesano. Eppure, in Comune, si è proceduto come se nulla fosse. Il 20 agosto 2009, ancor prima che l'amministrazione procedesse alla transazione con Montesano, il Comune, all’epoca governato da Scopelliti, ha pubblicato il primo bando per l'assegnazione della gestione del canile.
Lo stesso canile che – almeno formalmente – l'amministrazione non possedeva. Quella gara si sarebbe conclusa con un nulla di fatto, ma anche nell'agosto 2012, quando il nuovo bando per l'assegnazione della gestione della struttura è stato pubblicato dalla Giunta Arena, la situazione quanto meno formalmente non era diversa. Nessuno si è infatti preoccupato di procedere alla trascrizione di quella acquisizione, che amministrativamente risulta inesistente. Non più tardi di qualche mese fa infine, quel canile che non c'è, anche in assenza di accatastamento, ha ottenuto una parziale agibilità – solo 8 box su 108 sono ritenuti agibili - firmata e protocollata dal dirigente comunale Carmelo Nucera, che non ha avuto timore alcuno a mettere nero su bianco che quel fondo “è stato acquisito in proprietà comunale per espropriazione di pubblica utilità”.
“Abbiamo voluto spiegare ai cittadini in quale paradossale situazione sia un bene che appartiene alla città e nell’interesse della città deve essere amministrato, ma è diventato lo specchio delle inefficienze, illegittimità e irregolarità che hanno caratterizzato la gestione della nostra città negli anni passati, tanto da portarla allo scioglimento. Oggi, abbiamo un’amministrazione che ha deciso di rompere con il passato, sposando una strada di cambiamento e legalità. Come cittadini, ancor prima che come animalisti, abbiamo nel nostro piccolo iniziato a percorrere questa strada, mettendo a frutto competenze ed esperienza da tempo acquisite, per fare in modo organizzato, quello che ciascuno personalmente faceva da tempo: salvare i cani di questa città”. Oltre 460 cani strappati alla strada, ai maltrattamenti o a situazioni di pericolo, quasi 270 avviati all’adozione in città come in centro e in nord Italia, questi sono i numeri che i volontari di Dacci una zampa e Randagio hanno raggiunto negli ultimi otto mesi".
“Da quando abbiamo deciso di mettere al servizio della città il canile di Mortara – un bene che stava marcendo ancor prima di essere mai utilizzato – grazie ai reggini che mai ci hanno fatto mancare il loro appoggio, siamo riusciti a salvare centinaia di cani, ma soprattutto a costruire dal basso una comunità ampia, attiva e vigile che lavora per il bene di molti, a quattro e a due zampe, e non per l’interesse di alcuni. Ed è questa comunità che oggi – tanto in piazza, come con una petizione che ha raccolto già oltre tremila firme - chiede all’amministrazione di fare finalmente chiarezza su quanto da oltre dieci anni si muove attorno al canile, ripristinando le condizioni di base perché una struttura, pagata dalla comunità, possa essere gestita per il bene della comunità stessa”.