Calciopoli, assolto l’ex arbitro calabrese Dattilo
Si è chiusa dopo nove anni Calciopoli, la vicenda giudiziaria che ha coinvolto, tra gli altri, Luciano Moggi, dirigenti e arbitri di calcio. La Cassazione avrebbe avallato tutte le richieste del Procuratore Generale, Gabriele Mazzotta, che aveva chiesto di confermare “l'esistenza di una associazione a delinquere finalizzata a condizionare i risultati delle partite, le designazioni arbitrali, le carriere dei direttori di gara, e l'elezione dei vertici della Lega calcio”: quasi tutta Calciopoli esce prescritta dal terzo grado del giudizio penale. Otto ore di dibattito e sei di camera di consiglio.
C'è voluta un'intera giornata perché la Cassazione scrivesse la parola fine su Calciopoli. Dopo nove anni di indagini e processi (sportivi e ordinari), lo scandalo che nel 2006 ribaltò il calcio italiano va in archivio con una sfilza di prescrizioni che evitano altrettante condanne, qualche assoluzione nel merito e appena una condanna definitiva. Dei 36 imputati iniziali (7 arbitri, più Paparesta la cui posizione però venne stralciata subito) il solo De Santis (che aveva rinunciato alla prescrizione) viene condannato ad 1 anno (con pena sospesa).
Luciano Moggi e Antonio Giraudo sono prescritti ma non assolti, come Mazzini e Pairetto. Bertini e Dattilo, gli altri due arbitri che non si erano avvalsi della prescrizione, ne escono invece più che puliti: la sentenza di condanna nei loro confronti è stata annullata. In sostanza, Calciopoli penalmente è stato affare di due arbitri: oltre a De Santis, Racalbuto, prescritto in Appello
Dattilo, 42 anni, è di Melito Porto Salvo in provincia di Reggio Calabria. Ha debuttato come arbitro in serie A nel 2002 e ha diretto numerose gare della massima serie e delle categorie professionistiche minori. Dopo l'addio alla giacchetta nera è diventato dirigente sportivo: prima come team manager del Bocale poi come direttore generale del Roggiano.