Cgil: “La famiglia tradizionale si difende con il lavori”
"L’accorato appello dei difensori della famiglia tradizionale, che rischierebbe di scomparire se si insegna agli studenti che in natura, oltre agli eterosessuali, esitono differenti orientamenti sessuali è davvero rocambolesco. Se si spiega cioè che, il nostro mondo è vario e che bisogna rispettare, come sancito dalla nostra Costituzione, le diversità, automaticamente si attacca il diritto di famiglia". E' quanto scrivono Giuseppe Valentino, segretario Generale, Cgil Catanzaro – Lamezia e Marco Marchese, Osservatorio Politiche di Genere e pari opportunità.
"I sostenitori del pensiero unico - continua la nota - (associazioni che terranno un convegno prossimamente a Catanzaro, tra le quali Alpocat) vorrebbero che “certe persone” non esistessero, perché non contemplate dal Dio nel quale – a loro avviso, evidentemente – dobbiamo tutti credere. Riassumendo: ai bambini va insegnato che esiste un unico Dio al quale credere senza che nessuno possa avanzare la minima ombra di dubbio ma è sbagliato renderli coscienti che le “creature” non sono tutte identiche.
Come si fa, poi, a teorizzare che spiegando che nel mondo non siamo tutti uguali si attenti automaticamente alla solidità della famiglia tradizionale è tutto da scoprire.
Nel frattempo, ci permettiamo di suggerire agli organizzatori del convegno la lettura di qualche dato, unito alle “evoluzioni” legislative in corso nel nostro Paese, che dimostra che il vero pericolo dell’attacco alla famiglia non è certo la scoperta dell’acqua calda.
Partendo dagli studi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità viene dimostrato che il maggior numero di violenze di ogni tipo sulle donne e sui bambini avviene tra le mura domestiche. "Ma che c’entra? - si dirà - in questo caso la famiglia è bella che formata!".
Pensiamo allora alla situazione economica nella quale versano i lavoratori italiani, a come sia difficile e complicato oggi provare a mettere sù famiglia e sopratttuto a far vivere i propri cari dignitosamente. A rincarare la dose, il JobsAct, che cancella il diritto al reintrego per i licenziamenti per giusta causa sostituendolo con un indennizzo. Pensiamo a quante donne subiscono e subiranno – a maggior ragione dopo il rivoluzionario JobsAct – il ricatto della gravidanza. Le donne saranno costrette a scegliere tra un figlio e la possibilità di mantenere il lavoro; nel primo caso potranno toccare con mano quanto è spietato l’attacco alla famiglia ed alla naturale propensione a concepire. Si consoleranno con il fatto che qualcuno quantificherà il valore del proprio utero “tanto al chilo?”
Paradossalmente - se volessimo prendere per buono il ragionamento degli organizzatori dell’iniziativa – sono le associazioni che organizzano le persone con orientamenti sessuali differente che, contrastando per principio le discriminazioni sui luoghi di lavoro, vogliono e stanno difendendo l’opportunità per tutti di crearsi una famiglia.
La CGIL ritiene che se non si mettono al centro il lavoro e i diritti, non c’è difesa della famiglia che tenga… tradizionale o moderna che sia".