Giovane accoltellato a Cosenza: tre indagati per false attestazioni
Per l'omicidio di Antonio Taranto, il 26enne assassinato nella notte tra sabato e domenica a Cosenza, risultano indagate tre persone, nessuna delle quali però con l’accusa di omicidio.
La prima conferma era arrivata stamani all'Agi da Giuseppe Zanfini, il capo della squadra mobile che sta seguendo le indagini. Nelle immediatezza dell’omicidio polizia e carabinieri avevano sentito diverse persone, tra amici e conoscenti della vittima, rilevando secondo loro alcune discrepanze nelle dichiarazioni e per questo agli indagati verrebbe contestato di avere reso della false attestazioni al pm.
Si tratta, in particolare, dei due coniugi, che sarebbero tra l’altro amici della vittima, e che ieri hanno lanciato l'allarme segnalando la presenza di un ferito nell'androne del palazzo. Dai rilievi effettuati, gli investigatori sono risaliti al pianerottolo davanti alla porta di casa dei due, dove sono state ritrovate le prime tracce di sangue. Per ora è stato posto sequestro il loro appartamento che oggi sarà ispezionato dalla polizia scientifica.
I carabinieri hanno invece indagato, sempre per false attestazioni al pm, la terza persona: secondo i militari l'uomo avrebbe fatto parte del gruppo con cui Taranto avrebbe avuto una discussione. L’indagato avrebbe negato dapprima la circostanza al magistrato per poi avvalersi della facoltà di non rispondere.
Intanto sul fatto di sangue gli inquirenti, ovviamente, mantengono lo stretto riserbo. Un ostacolo alle investigazioni è la mancanza di collaborazione da parte dei residenti nella zona di piazza Adolfo Lento, dove Taranto è stato ucciso con dei colpi di pistola esplosigli alle spalle, nell'androne della palazzina popolare.
Gli inquirenti ritengono che il 26enne potesse conoscere in qualche modo lo sparatore e che si fosse recato nel palazzo per chiarire, forse, un diverbio accesosi durante la serata precedente in una discoteca di Rende, nella quale Taranto era in compagnia di alcuni amici.
[Aggiornata alle 13:48]