Il clan non gli paga lo “stipendio”, spara dal balcone e uccide la persona sbagliata
I carabinieri del comando provinciale di Cosenza hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip su richiesta della Procura, a carico di Domenico Mignolo, 28enne del posto, pluripregidicato e ritenuto contiguo alla potente cosca di ‘ndrangheta dei “Rango-Zingari”. Effettuate anche dieci perquisizioni con l’impiego di ben 50 militari.
L’uomo è accusato di aver ucciso, il 29 marzo scorso e nel giorno della domenica delle palme, Antonio Taranto, il 26enne che fu assassinato con un colpo di revolver calibro 38 (esploso con una 357 Magnum) che Mignolo avrebbe sparato dal balcone della sua abitazione.
Le indagini, condotte dal reparto operativo dei carabinieri e coordinate dal primo momento dalla Procura della repubblica cosentina (da Antonio Bruno Tridico e Donatella Donato, diretti dal Procuratore Dario Granieri e dall’aggiunto Marisa Manzini), avrebbero fatto luce sul presunto e reale movente del’omicidio che sarebbe legato al fatto “che Mignolo - sostengono gli investigatori - fosse particolarmente adirato per non aver ricevuto lo ‘stipendio’ dal proprio clan nel periodo in cui era stato detenuto”.
A nulla sarebbero valsi i tentativi di calmarlo da parte dei suoi familiari. Il 28enne, che sarebbe noto “per il suo carattere irascibile, mentre era affacciato al balcone della propria abitazione - spiegano ancora i militari - alla vista di quello che riteneva responsabile del mancato pagamento” non avrebbe esitato ad esplodere almeno due colpi di pistola, fortunatamente inceppatasi, colpendo nel mucchio la persona sbagliata.