La moda dell’associazionismo
Riceviamo e pubblichiamo l’intervista di Alfredo Riviello fatta a Salvatore Costantini e Massimo Palermo in relazione all’associazionismo. Per i due intervistati l’associazionismo sarebbe “una moda”.
"Quando si parla del sociale il primo pensiero è rivolto alle tante validissime onlus e fondazioni che si occupano di grandi progetti di ricerca e sostegno a livello internazionale, ma il sociale è un mondo abbastanza vasto e alcune volte si rischia di finire dentro il vortice delle solite associazioni rinomate, del resto ogni paese in Italia ha le sue associazioni o club per eccellenza che si occupano in modo per certi versi "maniacale" del sociale. La parola sociale può significare tutto e niente e per molti è solo una parola da poter sfruttare in alcuni contesti e situazioni. Occuparsi del sociale prevede e richiede innanzitutto l'assunzione di responsabilità su tutti quei processi che vedono come unico scopo generale il bene e il sostegno sociale. Salvatore Costantini di Messina ha dichiarato durante un convegno riguardante il tema del sociale tenutosi lo scorso 17 maggio che:
"La risorsa e i risultati rappresentati dalle tante associazioni sociali, onlus, fondazioni, organizzazioni è sempre riconducibile a quei valori democratici ancorati alla partecipazione e alla rappresentanza nella vita essendo sicuramente un elemento imprescindibile per chi opera nel sociale, non bisogna però confondere la rappresentanza in protagonismo sociale e purtroppo in molti casi, oggi avviene proprio questo."
Ascoltare chi la pensa in modo non sempre convenzionale è sempre interessante e il giovane Massimo Palermo di Salemi, amministratore unico della società massinvest, ha pure dichiarato che:
"L'occuparsi del sociale inteso come conseguimento di finalità sociali, culturali, di ricerca e sostegno nell'interesse di tutti è un qualcosa di indispensabile, l'occuparsi del sociale inteso come conseguimento di uno pseudo-protagonismo sociale nel sponsorizzare finalità che vedono come scopo centrale non tanto la collettività ma chi sponsorizza, non serve proprio a nulla. Esistono associazioni e club che per molti rappresentano un qualcosa di socialmente valido e rinomato, per me in alcuni casi non sono altro che uno strumento utile a parecchi iscritti nel cercare di essere pseudo-protagonisti a livello sociale, nulla di più. L'occuparsi del sociale vede comunque molte strade, non avviene per fortuna solo nel modo e nel campo associazionistico."
Due brevi riflessioni che rappresentano una parte della realtà, che forse si nutre anche da quel pseudo-protagonismo riguardante un determinato mondo del sociale, fatto da persone che vedono come obiettivo non tanto la collettività ma la propria persona che ambisce a essere quello che forse non potrà mai diventare. Non bisogna quindi confondere la rappresentanza e la promozione sociale in protagonismo, oggi il problema principale sta proprio in questo. In conclusione, una parte dell'associazionismo sociale dovrebbe assumere le connotazioni di una reale e vera adesione di soggettività sociale attraverso persone e forme adeguate che non significhino strumentalizzazione o colonizzazione ma valorizzazione reale finalizzata al solo bene comune".