Covid. Precari bloccati fuori regione: “Non possiamo più pagare l’affitto, ci facciano tornare”
Claudia Greco ha 28 anni e vive a Milano con il compagno. È una studentessa fuori sede che lavora part time, come insegnante di sostegno, in una scuola primaria, soffrendo come tanti che hanno ottenuto una supplenza breve e temporanea, il problema dei ritardi nelle remunerazioni.
Il compagno della ragazza è un musicista, quindi precario come tutti i lavoratori dello spettacolo, e con un totale blocco a livello professionale da quando è iniziato il lockdown.
Claudia ha inviato una lettera aperta alla presidente della Regione, Jole Santelli, con una richiesta chiara, dopo i “no ricevuti dalle forze dell'ordine” e i “rimbalzi continui dei numeri regionali”: vuole tornare a casa, nella sua Calabria, perché a breve potrebbe trovarsi senza una casa, non potendo pagarne evidentemente l'affitto.
“Sono stanca. Sono esausta. È un nostro diritto rientrare a casa” sbotta delusa la 28enne raccontando come la sua vita, al tempo del Covid, si racchiuda tra le quattro mura di un monolocale di 40 mq scarsi, dove si trova “rinchiusa” da 54 giorni “con un letto soppalcato, cioè un materasso a terra ed una cucina ad induzione da campeggio per la modica cifra di 900 euro al mese”.
Il prossimo 2 maggio le scadrà l’affitto temporaneo: “Saremmo dovuti rientrare prima, ma - spiega ancora Claudia - abbiamo richiesto la proroga dell'affitto lo scorso mese per non creare alcun danno alla nostra amata terra, nonostante avremmo comunque rispettato la quarantena andando in isolamento domiciliare nella mia casa a mare”.
Ma quest’ultima soluzione non è stata possibile: “Ci hanno espressamente detto che questo non è un motivo valido per rientrare a casa, in Calabria, il 3 maggio” spiega Claudia chiedendo alla governatrice quale sia, se non questa, un motivazione giusta “per non incorrere in blocchi e sanzioni? Non abbiamo più la possibilità di mantenere un affitto qui, e soprattutto sono 54 giorni che viviamo in questa situazione di disagio, soprattutto a livello psicologico”.
“Dobbiamo essere costretti a vivere in mezzo ad una strada, secondo lei?” domanda ancora alla Santellim invitandola a dare la possibilità di rientro in Calabria anche a tutte le altre persone che come lei vivono in queste condizioni, ovvero a tutti i fuorisede che hanno perso il lavoro, agli studenti e ai lavoratori precari che hanno famiglia “e che non riescono più a far fronte alle spese di sostentamento e di affitto, a tutti i ragazzi che sono chiusi in topaie e stanze di 20 mq soli e lontani da ogni affetto. La quarantena non è uguale per tutti e ha effetti devastanti su ognuno di noi, soprattutto le persone più fragili, a livello psicologico e sociale. Sono 54 giorni che rispettiamo ogni singolo decreto, senza controbattere”.
“Non abbiamo fatto la scelta affrettata di rientrare giù quel maledetto 5 marzo, come tanti per paura hanno fatto, per tutelare la nostra amata terra. Ma ora la nostra terra non può voltarci le spalle, non può voltarsi indietro e lasciarci soli.”, conclude Claudia nella sua accorata lettera.