Regione. Il prof insiste: Giunta di docenti per progettare la nuova Calabria

Calabria Politica

Francesco Aiello, professore di Politica Economica all’Università della Calabria, nei giorni scorsi ha presentato la sua candidatura per far parte della nuova Giunta regionale di cui il governatore Mario Oliverio ha annunciato il varo per lunedì.

Un'autopromozione quella del “prof” definita dallo stesso “necessaria per ottenere l’attenzione dei media, per stimolare e indirizzare l'attenzione generale sulla missione di questa legislatura”: cioè definire un "progetto condiviso, chiaro, con pochi ma ben definiti obiettivi su quello che dovrà essere la Calabria nei prossimi 5-10 anni".

Una missione che si propone come di "rottura" rispetto ai tanti "equilibrismi politici che - spiega Aiello - sono il vero freno di qualsiasi ipotesi di sviluppo di questa regione" aggiungendo che la politica ha un orizzonte da "schizofrenia borsistica", si interessa alle "dinamiche di brevissimo periodo, trascurando lo sviluppo".

L'idea candidarsi come membro dell’Oliverio-bis nascerebbe dall’esigenza di “cambiare prospettiva e di guardare un po’ oltre le tempistiche delle ripetute competizioni elettorali". Fondamentalmente "il dibattito politico – afferma il docente dell’Unical” è sempre condizionato dalle emergenze e dalla necessità di tamponare le urgenze di rito". In questo "gioco di rincorsa del quotidiano" viene a mancare "l'attenzione sulla costruzione di un'idea di sviluppo cui convergere nel medio periodo".

E' su queste premesse che si fonda il progetto che Aiello sottopone ad Oliverio che, a parere dell'accademico, ha comunque tutte le caratteristiche per diventare un “kamikaze dello sviluppo”. In Consiglio ha "numeri ampi e, nonostante la presenza di numerose anime del PD e delle liste collegate al Presidente" nessun esponente della maggioranza ha incentivi per ostacolare l'azione del Governatore". Non è facile "rinunciare allo status di consigliere regionale". Inoltre per Aiello il governatore della Calabria "conosce a fondo il territorio e possiede un'invidiabile controllo dei meccanismi delle regole istituzionali". Su tutto, però, "non si ricandiderà e quindi non dovendo portare alcun conto alla fine del mandato, ha le mani libere per realizzare un progetto di rottura" ed essere il "Governatore dello sviluppo". In questo, "rimborsopoli lo ha ulteriormente favorito".

Domanda. Quali sono le leve dello sviluppo che una Giunta ‘tecnica’ dovrebbe utilizzare?

Risposta. "In Calabria le leve dello sviluppo possono essere numerose, tutte basate sul potenziamento dei settori in cui abbiamo qualche vocazione produttiva e con esperienze di meritevoli successi individuali. Tuttavia, in questa sede mi limiterei a porre una questione più generale", che e' la seguente e trae origine da un esempio. Dal 2007 ad oggi l’unico settore dinamico è il settore agricolo con una crescita occupazionale maggiore del 10%. Una crescita straordinaria se si pensa al "declino generalizzato in tutti gli altri settori". Tuttavia, "l'azione locale a sostegno di questo settore e' marginale" quando, al contrario, potrebbe essere "da stimolo per rafforzare i successi settoriali". Si pensi che a fronte di "250 divulgatori agricoli, che gravano sul bilancio regionale, le imprese agricole acquistano servizi nel mercato privato". Questo e' un tipico esempio per chiarire che "spesso non c’è bisogno di fare rivoluzioni' ma sarebbe "sufficiente fare leva sulle strutture già esistenti". La Calabria ha "bisogno di riappropriarsi della normalità" e "progettare questa normalità all’interno di un quadro di riferimento in cui ogni anello sa cosa fare e in che tempi ed e' consapevole che la sua inefficienza può essere il freno del progetto collettivo di cui fa parte". In questo processo di cambiamento, l'ostacolo maggiore e' "certamente rappresentato dalla burocrazia regionale, che la politica stenta a controllare". "Si deve lavorare con tutti i dipartimenti affinchè ogni 4/6 mesi si sappia se le loro attività vanno nella direzione imposta dal progetto di sviluppo o se remano contro".

La sua opinione su questi primi mesi di Governo e sullo scandalo ‘Rimborsopoli’ che sta costringendo il presidente Oliverio a riformare la sua Giunta?

“Io non voglio partecipare a questo massacro delle singole personalità del mondo politico calabrese. Voglio rimanerne estraneo, perché il declino non nasce oggi e non dipende dalle singole professionalità, ma è un problema interno alla politica". Essa "guarda alla massimizzazione del consenso, piuttosto di interessarsi del futuro".

In conclusione, ritiene che la sua autopromozione avrà successo?

“L’autocandidatura è un gesto irrituale, irrispettoso dei tempi e delle dinamiche della politica, ma diventa corretto se indirizza il dibattito verso i temi importanti del sottosviluppo regionale. Se non avessi fatto il gesto estremo non avrei ne' goduto dell’attenzione mediatica ne' soprattutto avrei stimolato la discussione sui temi del declino dell'economia regionale, che in ultima analisi e' il risultato più importante ottenuto in questi giorni. Peraltro, su questi temi l'opinione pubblica ha dimostrato grande interesse, manifestando spontanea vicinanza e partecipazione alla mia iniziativa di focalizzare l'attenzione sul rischio che in assenza di efficaci azioni per lo sviluppo, questa regione sarà inesorabilmente destinata ad un equilibrio di generalizzata povertà".

Oliverio ha un grande compito ed una grande possibilità: l’occasione di sfruttare il momento giusto per progettare una nuova Calabria.

Non appartengo all’apparato, non sono organico, non ho appoggio dei partiti, ma spero che l'onda del cambiamento che ho avviato e alimentato in questi giorni sia stata tale da indurre Oliverio a fare questa riflessione: indipendentemente dal numero e dalle singole professionalità dei nuovi assessori, il successo dell'azione del nuovo governo regionale dipenderà da una cosa semplice, ossia se tutti gli assessori saranno sintonizzati sulle frequenze dello sviluppo. In caso contrario assisteremo all'ennesimo fallimento. Oliverio potrà sceglierà grandi menti delle scienze, delle professioni e della politica, ma se ognuno penserà a dinamiche di nicchia, il loro insuccesso diventerà una certezza.