Carla Fracci: "Voglio bene a Roberto Bolle e gli auguro una lunga vita artistica”
Si pensa ad un mito e si crede che esso sia irraggiungibile. Carla Fracci riesce a dimostrare il contrario con una disponibilità a tratti disarmante. A poche ore dalla sua esibizione sul palcoscenico di Armonied’ArteFestival nello spettacolo di danza “Shéhérazade e le mille e una notte”, curato dal coreografo Fredy Franzutti, risponde con voce pacata e modi sempre gentili. Un atteggiamento sereno che inviterebbe ad un lungo colloquio, inevitabilmente dalle esigenze di un’artista che nonostante le esperienze accumulate sente ancora la necessità di dover studiare.
Signora Fracci, nonostante la sua età dimostra di essere in ottima forma. Tempo fa in una intervista Roberto Bolle disse che per lei era giunta l’ora di appendere le scarpette al chiodo. Cosa si sente di rispondere a questa forte affermazione?
Voglio molto bene a Roberto Bolle, da tanti anni, venti...venticinque anni, fino da quando frequentava la Scuola di Ballo del Teatro alla Scala, l’ho guardato con attenzione ed affetto. Credo che Roberto abbia compiuto da poco quaranta anni, un’età molto impegnativa per un ballerino, un’età base dalla quale si può partire per diventare Danzatore...scritto con la D maiuscola. Insomma l’età delle vere decisioni per tutti, uomini e donne, per un ballerino è fondamentale. La danza è la danza – un’ arte. L’accesso alla Danza avviene se nella seconda parte della carriera dai quaranta anni...in poi, ci si dedica interamente all’arte della danza e ci si guarda meno allo specchio....una via che pochissimi possono percorrere. Vari anni fa’ danzai con Roberto al Festival di Tokyo nel lontanissimo Giappone, in un balletto che per me è un riferimento emblematico “Lo Spettro della Rosa”, il balletto che mi diplomò ballerina uscente dalla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala, era il marzo 1955, danzai “Lo Spettro della Rosa” con Mario Pistoni dopo che Maria Callas aveva cantato per intero, e come lei sola sapeva fare, il ruolo di Amina ne “La Sonnambula” di Vincenzo Bellini. Il mio partner era Mario Pistoni, un genio!!! Con Roberto ho danzato anche molte sere nel “Ballo Excelsior”, io ricoprivo in quel caso il ruolo de La Civiltà, sere e sere al Teatro alla Scala ed al Teatro Regio di Torino. Poi uno spettacolo importantissimo al Teatro Comunale di Bologna, fummo protagonisti nelle danze del “Don Sebastiano” di Gaetano Donizetti, un’opera meravigliosa dove la parte danzata ha un’importanza straordinaria, dividemmo il palcoscenico anche con Gheorghe Iancu, altra grande figura della danza, la regia di Pier Luigi Pizzi, e straordinaria la direzione d’orchestra del M° Daniele Gatti, un successo enorme!!! Ora fra pochi giorni compirò 79 anni, continuo a partecipare attivamente al mondo della danza-balletto. Una volta la immensa Premio Nobel Rita Levi Montalcini mi disse in un momento di mio sconforto:” Cara Carla Fracci tu devi sapere che il cervello non invecchia e devi sapere anche che il cervello domina il corpo”. Ora ricordando il grande successo che ebbe Roberto danzando con me “Lo Spettro della Rosa” a Tokyo, voglio dirgli le stesse parole che ebbe per me Rita Levi Montalcini, quando io ero appena quarantenne come lo e’ lui ora:”Il cervello non invecchia....”, auguro a Roberto lunga vita artistica fino ai suoi cento anni...duecento...trecento....
Qual è il suo pensiero sull’attuale mondo della danza?
C’è molto fermento. Indubbiamente ci sono molti giovani che verranno fuori ma che non nascondono alcune lacune. Accanto alle qualità tecniche un ballerino deve prestare attenzione allo stile. E’ intorno a questa componente che i Maestri dovrebbero lavorare.
C’è stato un momento in cui ha pensato che la danza era il Suo mondo e che sarebbe diventata una grande ballerina?
Assolutamente no. La danza è sempre stata parte fondamentale della mia vita. Direi che ancora oggi vivo tutto in modo naturale. La danza mi ha dato molta gioia, conforto e voglia di continuare ad essere quella che sono, mantenendo vivi e importanti gli affetti e tutte le cose che servono a rendere gli uomini vitali. In tutto questo è stata fondamentale la mia famiglia. Da lì provengono il rispetto per i propri familiari e per il lavoro. Grazie a questi insegnamenti sono riuscita a ottenere prestigiosi riconoscimenti che ancora oggi mi spingono a lavorare.
Come è nata la collaborazione con Balletto del Sud e Fredy Franzutti?
E’ nata grazie ad una stima reciproca. Fredy Franzutti è un bravissimo coreografo e nei panni di Thalassa, regina degli Abissi, mi sento a mio agio. E’ un ruolo che amo molto. “Balletto del Sud” è una compagnia in cui primeggiano ballerini straordinari dal futuro luminoso. Potrete ammirare la straordinaria bravura del primo ballerino cubano Carlos Montalvan Tovar, di Nuria Salado Fustè e di due ballerini italiani Alessandro De Ceglia e Francesco Cafforio. Ma citare solo questi nomi sarebbe come trascurare gli altri. Sono tutti giovani pieni di talento.
La prossima cosa che farà?
Quello che faccio quotidianamente. Andrò a studiare. E’ quello che faccio quotidianamente e poi sarò sul palco con grande rispetto per il pubblico.