Tumori del cavo orale, a Crotone una nuova metodica ridurrà le biopsie
Il tumore ad insorgenza nel cavo orale e nel tratto orofaringeo rappresenta il 5% dei tumori nell'uomo e l'1% nella donna. Gli indicatori epidemiologici hanno indicato che in Italia si registrano circa 8 mila nuovi casi e circa 3 mila decessi all'anno: purtroppo il tasso di mortalità a cinque anni dalla diagnosi è ancora molto elevato, stimabile in una percentuale del 56 per cento, soprattutto perché questi tipi di tumore vengono ancora diagnosticati in fase avanzata, nonostante la relativa facilità di ispezione del cavo orale dal professionista odontoiatra.
Tra le motivazioni delle diagnosi tardive, grande rilevanza viene data al fattore psicologico di rifiuto da parte del paziente di sottoporsi ad una visita specialistica che spesso esita in una procedura chirurgica rappresentata dalla biopsia della lesione sospetta.
Un team composto dai medici-odontoiatri di una nota casa di cura crotonese e da ricercatori, insieme a professori della Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” ha messo a punto una metodica estremamente promettente, economica ed atraumatica, che potrebbe rendere più semplice la diagnosi precoce delle aree neoplastiche e pre-neoplastiche ad insorgenza intraorale.
Lo Studio, intitolato “Bioimpedance Detection Of Oral Lichen Planus Used As Preneoplastic Model”, pubblicato sulla rivista internazionale “Journal of Cancer” nell’ultimo numero di Agosto 2015, ha dimostrato come l’analisi della bioimpedenza, ovvero la resistenza opposta dai componenti tissutali a lasciarsi attraversare da una carica elettrica assolutamente innocua e non percettibile dal paziente, possa portare alla creazione di algoritmi che riescono a classificare i tessuti analizzati come tessuti sani, oppure come tessuti interessati da fenomeni erosivi o iperplastici, oppure come tessuti potenzialmente affetti da un processo oncologico.
I principali autori dello studio sono il Prof. Massimo Marrelli insieme al Dr. Marco Tatullo, che hanno collaborato con i Professori Salvatore Scacco del Dipartimento di Scienze Mediche di Base, Neuroscienze ed Organi di Senso, e Luigi Santacroce del Dipartimento di "Sistemi Giuridici ed Economici del Mediterraneo: società, ambiente, culture"; allo studio hanno contribuito il chirurgo maxillo-facciale Prof. Massimiliano Amanteae i ricercatori Francesco Paduano e Stefano Gentile.
“Lo studio si è basato sulla analisi di numerosi dati biometrici di pazienti in trattamento per lesioni da Lichen Planus orale, una patologia molto diffusa, con un potenziale di trasformazione neoplastica di circa il 6% dei casi diagnosticati” spiega il Dr. Marco Tatullo “con tali dati si è potuta stabilire una corrispondenza tra la lesione clinica ed il dato impedenziometrico, stabilendo dei cut-off estremamente significativi, tanto da aver potuto usare tali dati come modello clinico-computazionale che è stato poi accettato nel prestigioso Journal of Cancer”.
“La ricerca di una diagnosi precoce assolutamente non invasiva, indolore e ripetibile con costi estremamente bassi ha posto le basi per questo studio interdisciplinare” conclude il Prof. Massimo Marrelli sottolineando la partecipazione al progetto di ricercatori internazionali e di importanti Docenti universitari.
“La diagnosi bioimpedenziometrica - ha aggiunto Marrelli - rappresenta oggi una realtà in fase di sperimentazione, ed in questo avremo il supporto anche della Lilt, la Lega Italiana per la Lotta ai Tumori, che nella persona della vice-Presidente nazionale, Concetta Stanizzi, e nella persona del Presidente della sede provinciale di Crotone, Damiano Falco, hanno sin da subito sposato con grande entusiasmo questo progetto di estrema rilevanza sociale e sanitaria. Questo studio apre le porte alla possibilità di effettuare screenings su ampia scala a costi molto ridotti per il Servizio Sanitario Nazionale, standardizzando quei criteri di inclusione che portino ad un uso della biopsia chirurgica più ragionato e supportato da evidenza clinico-strumentale; in questo modo ci saranno maggiori controlli, maggiore prevenzione e - conclude - maggiore compliance da parte dei pazienti.”