Bancarotta fraudolenta: arrestati marito e moglie
Due persone M.A. e sua moglie B.A., imprenditori attivi nel settore del commercio di autoveicoli, sono state tratte in arresto dai finanzieri della Tenenza di Melito Porto Salvo in esecuzione di specifica ordinanza di custodia cautelare emessa nei loro confronti. I due sono accusati di concorso in bancarotta fraudolenta per aver sottratto dalla massa fallimentare dell’azienda di cui risultavano titolari, per gli anni dal 2003 al 2008, ricavi e somme di denaro per circa 1 milione e quattrocento mila euro. La moglie dell’uomo è ali arresti domiciliari.
Diversi i beni e le attività dell’azienda, tra cui conti correnti, disponibilità finanziarie, autorizzazioni all’esercizio dell’attività commerciale, sequestrati in via preventiva ex art. 321 c.p.p. su espressa disposizione dell’Autorità Giudiziaria. Tra gli elementi attivi presenti nel patrimonio aziendale spiccano due unità immobiliari, site nel comune di Condofuri per un valore presunto pari ad oltre 75.000 euro.
L’operazione, denominata “ Distraction”, a voler mentalmente rievocare l’idea di chi dissipa ed occulta le disponibilità economiche e finanziarie con il fine specifico di eludere le pretese dei propri creditori, ha sviluppato le risultanze di una pregressa indagine che, a partire dal 2008 aveva già coinvolto uno degli attuali indagati, operante nel settore del commercio di autoveicoli. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, hanno permesso di appurare come M.A., già titolare di una attività di vendita di autoveicoli usati, anche a distanza di pochissimo tempo dalla sentenza che lo dichiarava in fallimento nel 2005, avesse architettato con estrema arguzia il proprio disegno criminale: costituire, con l’ausilio e la compiacenza della moglie, una nuova ditta operante sempre nello stesso settore, a lei formalmente intestata, ma di fatto, gestita esclusivamente in prima persona dallo stesso M.A., che intratteneva rapporti commerciali con numerosi clienti e rivenditori di autoveicoli operanti nella provincia reggina. Ecco così svelato il fraudolento ed ingannevole meccanismo: avvalendosi di figure di secondo piano, nonché mediante fittizie intestazioni a prestanomi di comodo che hanno messo a disposizione il proprio conto corrente al fine di sviare la tracciabilità degli assegni, l’imprenditore ha potuto proseguire per anni indisturbato e sotto altre vesti la propria attività, distraendo in tal modo il portafoglio dei propri clienti.