L’allarme dei vescovi: Calabria sempre più povera, e la politica che fa?
“Nella consapevolezza che la gente attende che la Chiesa si faccia interprete del grave disagio in cui vive, i Vescovi ne raccolgono il grido di dolore (in particolare quello dei poveri, degli esclusi, dei giovani sfiduciati sul proprio futuro e perciò costretti ad emigrare) e lo trasmettono a chi ha la responsabilità di provvedere… Si assiste, giorno dopo giorno, al graduale impoverimento del nostro territorio sotto ogni profilo e al suo inaccettabile distacco dalle regioni del Centro-Nord: si sopprimono treni e mezzi di comunicazione, ospedali e presidi sanitari, tribunali, i vari servizi sociali, in specie quelli di prima necessità per la persona. Tutto ciò in un territorio in preoccupante dissesto idrogeologico”.
Il grido d’allarme, questa volta, lo hanno lanciano i vescovi calabresi, e proprio in occasione dell’ultima riunione in cui è stato eletto presidente della Conferenza episcopale regionale mons. Vincenzo Bertolone. L’attenzione è tutta sulla situazione sociale, economica e politica che sta vivendo la Calabria e, dicono i vescovi “in attesa dalle istituzioni e dalla politica di risposte serie e concrete sul suo sviluppo equo e sostenibile e sul suo futuro”.
Il riferimento è soprattutto al rapporto della Svimez, che ha proiettato la nostra regione all'ultimo posto in ambito socioeconomico che fa nascere anche nella chiesa locale la domanda su “come credere che tutto venga fatto, sotto gli occhi dei politici, nel rispetto del bene comune? Come si possono chiudere i servizi sanitari senza pensare alla percorribilità delle strade e alla rapidità dei mezzi di trasporto per raggiungere i centri ospedalieri ancora esistenti? Si può tacere dinanzi alla indifferenza della Regione che non paga da mesi (in qualche caso da anni) le rette ai centri di assistenza per minori, disabili e anziani? Perché la Calabria - concclodono i vescovi - deve essere trattata così, creando condizioni di vita invivibili e costringendo sempre più giovani, in particolare, a cercare altrove il lavoro che qui non si trova, impoverendo la regione di intelligenze capaci?".