Attentati a procura Reggio: Lo Giudice interrogato per tre ore
È durato circa tre ore l'interrogatorio di Luciano Lo Giudice nell'ambito del processo, in corso a Catanzaro, per gli attentati del 2010 contro la sede della Procura generale di Reggio Calabria, l'abitazione del procuratore generale Salvatore Di Landro e per l'intimidazione all'ex procuratore, ora capo della Procura di Roma, Giuseppe Pignatone.
Luciano Lo Giudice, secondo la pubblica accusa rappresentata dal pm Gerardo Dominijanni, sarebbe l'istigatore dei tre episodi che rappresenterebbero la reazione della cosca ai sequestri patrimoniali operati dell’autorità giudiziaria e all'arresto proprio di Luciano Lo Giudice avvenuto alla fine del 2009. Le indagini avrebbero, in particolare, palesato il convincimento dei Lo Giudice, maturato verosimilmente in base a mal interpretati rapporti con appartenenti all'ordine giudiziario ed alla polizia giudiziaria, di dover godere di una sorta di impunità.
L'ordine di cominciare a "fare bordello" sarebbe giunto, sempre secondo l'accusa, proprio da Luciano durante un colloquio in carcere con il fratello Antonino, divenuto poi collaboratore di giustizia. Una ricostruzione che oggi l'imputato ha respinto sostenendo di non aver mai chiesto al fratello di compiere degli attentati e ricordando che quel colloquio sarebbe avvenuto nell'aprile del 2010 ossia tre mesi dopo l'esplosione della prima bomba davanti alla Procura generale di Reggio. Ha confermato la conoscenza con alcuni magistrati e poliziotti, ma, ha aggiunto, di essere entrato in contatto con loro nel 2004 quando era incensurato e gestiva un bar poco distante dalla Questura di Reggio.
Il processo riprenderà il 20 ottobre quando saranno ascoltati gli altri due imputati, Antonio Cortese e Vincenzo Puntorieri, ritenuti gli esecutori materiali degli attentati. Al processo ai tre imputati si è giunti dopo le dichiarazioni di Antonino Lo Giudice, che si è autoaccusato di essere stato il mandante ed è stato già condannato a 6 anni e 4 mesi. (AGI)