‘Ndrangheta: attentati a magistrati Reggio, chiesta condanna boss

Reggio Calabria Cronaca

Una condanna a sei anni di reclusione e 1.000 euro di multa è stata chiesta oggi dalla pubblica accusa nell'ambito del giudizio abbreviato a carico del boss pentito Antonino Lo Giudice, una delle quattro persone accusate nel procedimento penale scaturito dagli attentati di due anni fa contro i magistrati in servizio alla Procura di Reggio Calabria. Il pubblico ministero, Salvatore Curcio, ha chiesto al giudice dell'udienza preliminare, Maria Rosaria Di Girolamo, di condannare l'imputato alla pena - così scontata per la scelta del rito abbreviato nonché per l'applicazione della disciplina relativa ai collaboratori di giustizia - al termine della requisitoria, pronunciata nell'aula bunker che si trova a via Paglia, a Catanzaro, dove Lo Giudice ha seguito l'udienza collegato in videoconferenza dal luogo in cui si trova detenuto. Il pm ha inoltre dato il proprio parere favorevole alla concessione degli arresti domiciliari all'imputato. Poi il giudizio è stato rinviato a lunedì 25 giugno per l'arringa del difensore di Lo Giudice, l'avvocato Fernando Catanzaro, e la sentenza.

Riprenderà solo il 22 ottobre, invece, il giudizio immediato che si sta tenendo davanti al tribunale collegiale di Catanzaro a carico degli altri tre imputati nel medesimo procedimento, il boss Luciano Lo Giudice, fratello di Antonino, Antonio Cortese, ritenuto l'armiere della cosca Lo Giudice nonché uno degli esecutori dell'attentato, e Vincenzo Puntorieri, legato a Cortese. Nel corso delle indagini gli imputati sono stati raggiunti, il 15 aprile dello scorso anno, da un'ordinanza cautelare di custodia in carcere come presunti responsabili degli attentati compiuti contro la Procura generale di Reggio e l'abitazione del procuratore generale Di Landro, nonché delle intimidazioni di cui è stato vittima l'ex procuratore della Repubblica in servizio nella Città dello Stretto, Pignatone. L'inchiesta ebbe un input determinante proprio da Antonino Lo Giudice, quando questi decise di collaborare con gli inquirenti assumendosi la responsabilità di aver deciso di dare il via alla stagione delle intimidazioni a Reggio, facendo i nomi dei primi tre quali complici esecutori.

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