‘Ndrangheta: attentati a magistrati, slitta ancora processo

Catanzaro Cronaca

È slittata ancora, e sempre per questioni legate alla trascrizione delle intercettazioni, la trattazione del processo con rito immediato a carico di tre imputati per gli attentati di due anni fa contro i magistrati in servizio a Reggio Calabria e in particolare contro il procuratore generale Salvatore Di Landro, e l'ex procuratore Giuseppe Pignatone, ora a capo della Procura di Roma, entrambi destinatari delle intimidazioni. Il perito Antonio Petitto, incaricato lo scorso 22 maggio dell'integrazione della perizia sulle captazioni ha infatti chiesto altro tempo per il deposito delle trascrizioni di conversazioni avvenute in carcere tra alcuni degli imputati.

I giudici del tribunale collegiale di Catanzaro (presidente Adriana Pezzo, a latere Emanuela Folino e Barbara Fatale) hanno dunque rinviato per la prosecuzione all'11 dicembre, quando saranno sentiti altri testi, fra i quali alcuni investigatori che seguirono il caso ed un pentito.

Al processo, nel quale sono costituiti parte civile il Ministero della Giustizia, la Regione Calabria e il Comune di Reggio Calabria, sul banco degli imputati siedono Luciano Lo Giudice, Antonio Cortese, ritenuto l'armiere della cosca Lo Giudice, e Vincenzo Puntorieri, legato a Cortese. Ha invece gia' scelto la strada del giudizio abbreviato il quarto imputato, il boss ex pentito Nino Lo Giudice, che il 5 ottobre scorso è stato condannato a 6 anni e 4 mesi di reclusione, e tempo dopo ha fatto perdere le proprie tracce per poi rifarsi vivo con un memoriale fatto recapitare al proprio difensore, con il quale ha ritrattato le proprie dichiarazioni da collaboratore.

Nel corso delle indagini gli imputati sono stati raggiunti, il 15 aprile dello scorso anno, da un'ordinanza cautelare di custodia in carcere come presunti responsabili degli attentati compiuti contro la Procura generale di Reggio e l'abitazione del procuratore generale Di Landro, nonchè delle intimidazioni di cui è stato vittima l'ex procuratore della Repubblica in servizio nella Citta' dello Stretto, Pignatone. L'inchiesta ebbe un input determinante proprio da Antonino Lo Giudice, quando questi decise di collaborare. (AGI)

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