Attentati a magistrati Reggio: acquisite nuove testimonianze
Nuove testimonianze sono state acquisite oggi nel corso del processo a carico di tre imputati per gli attentati di due anni fa contro i magistrati in servizio alla Procura di Reggio Calabria, e in particolare contro il procuratore generale della Città dello Stretto, Salvatore Di Ladro, e l'ex procuratore Giuseppe Pignatone, ora a capo della Procura di Roma, entrambi destinatari delle intimidazioni. Davanti ai giudici del tribunale collegiale di Catanzaro (presidente Adriana Pezzo, a latere Emanuela Folino e Barbara Fatale) - informa l'Agi - hanno deposto alcuni degli investigatori che indagarono, in particolare, sulla bomba piazzata davanti alla Procura generale, oltre che il commerciante da cui fu acquistato lo scooter utilizzato per portare l'ordigno poi depositato davanti ala procura generale e rimasto immortalato dalle telecamere di sorveglianza.
Il dibattimento è stato infine rinviato al 13 dicembre per sentire, tra gli altri, il procuratore Di Ladro, parte offesa nel procedimento, il quale non è però costituito parte civile così come non lo è anche il procuratore Pignatone, mentre sono costituiti parte civile il Ministero della Giustizia, la Regione Calabria e il Comune di Reggio Calabria. Il processo con rito immediato vede sul banco degli imputati il boss Luciano Lo Giudice, Antonio Cortese, ritenuto l'armiere della cosca Lo Giudice nonché uno degli esecutori dell'attentato, e Vincenzo Puntorieri, legato a Cortese. Ha invece scelto la strada del giudizio abbreviato il quarto imputato, il boss pentito Antonino Lo Giudice, fratello di Luciano, che il 5 ottobre scorso è stato condannato a 6 anni e 4 mesi di reclusione.
Nel corso delle indagini gli imputati sono stati raggiunti, il 15 aprile dello scorso anno, da un'ordinanza cautelare di custodia in carcere come presunti responsabili degli attentati compiuti contro la Procura generale di Reggio e l'abitazione del procuratore generale Di Ladro, nonché delle intimidazioni di cui è stato vittima l'ex procuratore della Repubblica in servizio nella Città dello Stretto, Pignatone. L'inchiesta ebbe un input determinante proprio da Antonino Lo Giudice, quando questi decise di collaborare con gli inquirenti assumendosi la responsabilità di aver deciso di dare il via alla stagione delle intimidazioni a Reggio, facendo i nomi dei primi tre quali complici esecutori.