‘Ndrangheta e traffico internazionale di droga, arrestate 57 persone

Reggio Calabria Cronaca

La Polizia e i Carabinieri di Reggio Calabria hanno arrestato 57 persone accusate di associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico internazionale di stupefacenti e detenzione abusiva di armi, aggravati dalla transnazionalità delle condotte criminose.

I dettagli del blitz sono stati illustrati durante una conferenza stampa alla Procura nazionale antimafia: 50 erano i mandati di arresto (29 della procura di Reggio Calabria e 21 della procura di Roma) ma due persone non sono state rintracciate perché all'estero e saranno raggiunte da mandato di arresto europeo.

Sono quindi 48 i soggetti arrestati oggi su mandato delle procure di Reggio Calabria e Roma, dopo un'intensa attività di indagine che ha colpito le famiglie Commisso e Crupi, considerate di elevato lignaggio a Siderno, con ramificazioni in Olanda e in Canada, dove da tempo si sono insediate pericolose ed agguerrite cellule di 'ndrangheta che sono riuscite ad accaparrarsi una buona fetta del mercato economico; e la famiglia degli Aquino-Coluccio storicamente al vertice della 'ndrangheta a Marina di Gioiosa Jonica e attiva nel traffico di droga.

L’INDAGINE E I DUE FILONI D’INCHIESTA

La caratteristica dell’indagine, hanno spiegato gli inquirenti, è costituita da una convergenza di elementi di prova costituiti da intercettazioni telefoniche e ambientali, riscontri sul campo e dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia. Importanti, ai fini delle investigazioni, sono state inoltre le rogatorie curate dalla Dda della città dello Stretto.

I due filoni d’inchiesta, originariamente separati (quello curato dalla Polizia relativamente all’area di Siderno – l’operazione Siderno Connection, e l’altro gestito dal Ros e riferito al territorio di Gioisa Ionica - Operazione Acero) una volta esaminati sono apparsi agli inquirenti in “armonica sintesi”, di “convergenza logica, fattuale e probatoria. Da parte loro, le dichiarazioni dei collaboratori hanno arricchito il tutto fornendo una chiave unica di lettura.

I due filoni riguardano nel dettaglio, il primo tematiche prettamente ‘ndranghetistiche, il secondo anche il narcotraffico e reati in materia di armi, riciclaggio e intestazioni fittizie.

Gli investigatori ritengono che già con l’operazione “Bene Comune-Recupero”sia stata dimostrata l’operatività della ‘ndrangheta a Siderno e con ramificazioni in Nord America, particolarmente in Canada. La consorteria, dunque, avrebbe operato in modo capillare sul territorio monopolizzando attività economiche, amministrative e publiche “condizionandone lo sviluppo e le scelte strategiche”.

LA CENTRALITÀ DEI COMMISSO

Viene dunque avanzata l’ipotesi della centralità della cosca Commisso a cui vertici i principali protagonisti dell’inchiesta sarebbero legati “saldamente”, rappresentandone proiezioni in Olanda: si tratta in particolare di Giuseppe, Vincenzo e Rocco Natale Crupi. Il primo ex marito di Gisella Commisso (sorella di Giuseppe detto “u mastro” e Antonio detto “l’avvocato”, entrambi esponenti di vertice). Vincenzo Crupi che è invece il marito di Concetta Macrì, figlia del defunto presunto boss Antonio (detto “Ntoni Macrì) gestisce nell’entroterra pontino e in Olanda importanti stabilimenti florovivaistici. Natale Crupi, infine, è marito di Emiliana Figliomeni, figlia di Vincenzo ( latitante nell’ambito dell’operazione “Recupero-Bene Comune” e fratello di Alessandro Figliomeni, ex sindaco di Siderno, e di Antonio detto “u topo”).

IL MERCATO DEI FIORI E LA RETE LOGISTICA IN OLANDA

I Crupi, dunque, sono inseriti imprenditorialmente nel settore della floricoltura essendo titolari di una rivendita all’ingrosso per il commercio di fiori a Siderno e Latina. I fiori proverrebbero dall’Olanda dove la famiglia sarebbe “saldamente radicata” nel settore gestendo ad Amsterdam un’attività di import-export. Attività che gli avrebbe consentito il controllo di vasti segmenti di mercato locale; per gli inquirenti riuscendo così a influire “avvalendosi anche delle modalità tipicamente del metodo ‘ndranghetistico”, sostengono. Inoltre, è ancora la tesi degli investigatori, avrebbero costruito una “solida e ramificata rete logistica e di supporto alle diverse attività illecite del sodalizio” (traffico di stupefacenti e ricettazione di merce rubata).

LE PROIEZIONI CANADESI

Rilevanti, per gli inquirenti, sono poi le proiezioni canadesi dell’inchiesta, territorio in cui vivrebbero e risiederebbero numerosi esponenti del sodalizio (delle famiglie Commisso e Coluccio) e che sarebbero coinvolti nella gestione di interessi illeciti in quella parte del Nord America. Una radicata struttura ‘ndranghetistica era stata già rilevata nel corso delle inchieste “Siderno Group” e “Crimine”. “Nel grande stato nord-americano – sostengono gli inquirenti – esiste da tempo una struttura fortemente radicata nel territorio, composta da un notevole gruppo di sodali che ha saputo riprodurre, anche in quella nazione, il modello funzionale della ‘ndrangheta calabrese”.

L’ASSE ITALIA-OLANDA ED IL RUOLO DEI FRATELLI CRUPI

In sintesi, per l’indagine l’asset operativo criminale ruoterebbe intorno ai fratelli Crupi e ai loro principali sodali (tra cui Antonio Commisso “L’avvocato”). Tesi che, per gi inquirenti, sarebbe suffragata dalla convergenza tra le investigazioni sull’asse Italia-Olanda e scaturita da due diverse inchieste (condotte dalla Procura di Amesterdam e dalla Dda reggina). Il coordinamento con la Dda di Roma, poi, avrebbe permesso di implementare ancora di più i risultati investigativi.

L’inchiesta olandese, denominata “Levinius”, avrebbe evidenziato gli interessi dei fratelli sidernesi e di altri sodali in quel territorio. Le attività svolte dalla polizia di Amsterdam con la partecipazione dello Sco e della Mobile di reggio, avrebbero consentito di raccogliere importanti elementi di riscontro alla tesi investigativa originaria. Allora vennero svolte perquisizioni a carico di Vincenzo Crupi, Vincenzo Macrì, Domenico Barranca e Massimo Dalla Valle (quest’ultimo ritenuto uomo di fiducia di Vincenzo Crupi). Barranca venne arrestato dalla polizia Olandese per essere stato trovato in possesso di una pistola Beretta con matricola abrasa; all’atto dell’arresto avrebbe dichiarato che l’arma sarebbe appartenuta, in passato, a Gianluca Racco, a sua volta considerato elemento di spicco dei Commisso e arrestato nell’agosto del 2009 dovendo scontare una condanna all’ergastolo.

LA RICETTAZIONE DI UN NOTO CIOCCOLATO

Dall’indagine emergerebbe inoltre l’inserimento della cosca Commisso nel mercato della ricettazione internazionale di ingenti quantitativi di cioccolato della Lindt e provento di un furto, di circa 250 tonnellate e del valore di ben 7 milioni di euro.

Un’azienda incaricata dal noto marchio per stoccare e preparare i prodotti per la spedizione in Polonia, Austria e Svezia, una volta ricevuta la merce avrebbe sottratto ai colli kg di cioccolato, rifornendone altri con scatolame marchiato Lindt e apponendovi all’estero delle false etichette (preparate all’occorrenza con un numero di lotto inesistente). Una parte del prodotto sarebbe giunta a Siderno dove sarebbe stata custodita in attesa di essere rivenduta.

L’INDAGINE DEL ROS DI REGGIO

In relazione alle indagini del Ros, le stesse sono state realizzare come prosecuzione dell’operazione Solare, condotta in collaborazione con l’Fbi e la Dea statunitensi nei confronti della cosca Acquino-Coluccio e conclusasi nell’ottobre 2011 con l’arresto di 74 persone e col sequestro di 1,2 tonnellate di cocaina e di beni immobili per 22 milioni di euro. Sarebbero stati accertati allora i nuovi assetti della struttura criminale facente capo, secondo gli inquirenti, a Antonio, Giuseppe e Salvatore Coluccio. Gli investigatori ritengono di poter documentare inoltre un consolidato rapporto tra il clan calabrese e il gruppo siciliano dei Tagliavia-Lo Nigro (riconducibile alla famiglia mafiosa palermitana di Corso dei Mille); l’esistenza di un sodalizio collegato e dedito al traffico di stupefacenti facente capo ai fratelli Giuseppe e Antonio Strangio; un presunto rapporto conflittuale tra i Coluccio-Acquino e i Marando.

Dalle indagini emergerebbe poi la propensione del gruppo Coluccio ad effettuare cospicui investimenti immobiliari occultati “attraverso una rete di prestanome” e tra cui risulterebbero strutture alberghiere e turistiche. E non solo: secondo gli investigatori gli indagati di oggi sarebbero anche intervenuti per mitigare la posizione di esponenti di vertice dell’organizzazione (in relazione al processo Crimine) attraverso un importante personaggio politico.

(aggiornata alle 19:00)