Lettera aperta alla stampa dei medici del Marrelli Hospital

Crotone Salute
Massimo Marrelli

“Sono passati oltre due anni da quando Il Dr. Massimo Marrelli, oramai solo Massimo visto il rapporto che abbiamo potuto consolidare in questo (!) interminabile lasso di tempo, ci avvicinò uno ad uno esponendoci quello che era ed è il suo progetto di "vita", perché è proprio questo quello che è, un "progetto di vita" . Eh già, perchè, quando dedichi tutte le tue risorse fisiche, mentali ed economiche ad un solo scopo, la vita privata si intreccia in maniera indissolubile con la vita lavorativa e tutto e tutti sono orientati a questo o meglio a questa opera incredibile da ogni punto di vista: strutture; dotazioni tecnologiche; professionisti di prim’ordine. Ma soprattutto quel modo di fare sanità, dove la clinica è solo uno degli aspetti determinati per far percepire la sanità di qualità ai pazienti, ma anche a tutti noi ed ai nostri collaboratori”. E’ quanto scrivono in una lettera aperta i medici del Marrelli hospital.

“Qualcuno di noi – continua la nota - "uomo di scienza" trova la situazione grottesca , paradossale, qualcun altro più giovane ma comunque "uomo di coscienza" pur se disorientato da questo balletto di proclami e di promesse, crede comunque che alla fine tutto si risolverà... anche se la domanda sorge spontanea, ma quando?

Sono passati due anni da quando la brigata di noi medici è stata composta, due anni da quando sono stati scelti anche i nostri collaboratori sul campo. Qualcuno di noi ha trovato sistemazione altrove, attento osservatore di questa pantomima dai contorni tragici almeno sotto l'aspetto finanziario, altri vivono e operano altrove, ormai, nella speranza di poter tornare al Marrelli Hospital, altri curriculum qualificati arrivano... ma poi c'è la frase più imbarazzante, quella di tanti giovani increduli, che credono di poter iniziare la carriera professionale in un ambiente come questo... quando iniziamo?.

Lo chiediamo a lei spett.le struttura commissariale: quando iniziamo?

Abbiamo manifestato il nostro stato di disagio in ogni sede deputata, medici, infermieri, ausiliari, manutentori, amministrativi, la gente comune, i malati uniti nell'unico scopo di avere un futuro lavorativo per noi ed una speranza di cura sul nostro territorio. Abbiamo avuto anche la parola d'onore del commissario e del sub commissario che avrebbero risolto la questione, quindi che avrebbero accolto il nostro diritto di lavorare ed il diritto dei malati di curarsi.

Ma siamo ancora qui, appesi da una becera burocrazia molto spesso faziosa, ad aspettare quello che per noi è un diritto sacrosanto, dové l'onore in questo?”.