Alterazione acque fiume Tacina: Legambiente segnala scarichi abusivi di residui frantoi oleari

Crotone Attualità

A seguito dell’alterazione delle acque superficiali registrata nei corsi d’acqua del fiume Tacina, in provincia di Crotone, Legambiente Calabria crede che, “con molta probabilità, il fenomeno sia dovuto agli scarichi abusivi dei residui delle macine di alcuni frantoi della zona, che si sono verificati nel mese di novembre e che continueranno anche per il mese in corso, periodo in cui i frantoi sono maggiormente attivi.

Le sostanze “altamente inquinanti” scaricate nei corsi fluviali compromettono in modo irreparabile questi corsi d’acqua. A subirne le conseguenze non sono solo i pesci, ma anche anfibi e altri invertebrati che popolano questi ecosistemi e che stanno alla base della catena alimentare. A farne le spese anche alcune specie di uccelli, fra l’altro molti di essi risultano protette.

L’agricoltura rappresenta un settore determinante per lo sviluppo economico della nostra regione, per le occasioni e le possibilità di lavoro e occupazione che offre, per il contributo importante alla qualità dei cibi, della difesa della biodiversità, del paesaggio e non solo. Quello che si è registrato nell’Alto Marchesato crotonese, ma che riguarda anche altre zone della Calabria che hanno un’alta vocazione olivicola, avviene purtroppo ogni anno, nel corso della campagna olearia. Alcuni frantoiani, privi di scrupoli, scaricano nei fossi e nei fiumi tonnellate di sansa e acque di vegetazione che contengono, tra l’altro, un’elevata presenza di polifenoli e di altre sostanze nocive, che possono risultare tossiche per l’uomo, per gli animali e per le colture ortive”.

“Sappiamo di avere in questo settore interlocutori attenti e seri come la Coldiretti, la Confagricoltura, la CIA e tante altre forze sociali – dichiara Francesco Falcone, presidente regionale di Legambiente Calabria - ma vogliamo con loro affrontare e contrastare quanto sta accadendo in questi mesi della stagione olearia”.

Il fiume ricade nel territorio della città petilina e la situazione, agli occhi vigili del Circolo di Petilia Policastro è apparsa subito grave. Le illegalità ambientali sono le più diverse e vanno sempre di più ad incidere sulla qualità dell’ambiente arrecando danni che in molti forse sottovalutano.

“Lo scarico abusivo di residui delle macine dei frantoi oleari non può passare inosservato – dichiara Filomena Ierardi, della segreteria regionale di Legambiente Calabria -. In più zone del crotonese, soprattutto quando piove, nel periodo in cui i frantoi aprono per la loro attività, si avverte chiaramente l’odore di sansa e non viene avvertito solo nei pressi dei corsi d’acqua, ma anche nel centro abitato, segno questo che la quantità di residui che vengono smaltiti abusivamente è alta”.

Le acque di vegetazione, considerate inquinanti, devono essere inviate ad impianti di depurazione oppure, così come prevede la normativa, possono essere utilizzate per lo spandimento controllato – ai sensi della legge n. 574/96 - sul terreno abbattendo i relativi costi per il frantoiano e per la loro ricchezza in elementi nutritivi minerali quali potassio e, in quantità più ridotte, di azoto, fosforo e magnesio, così possono sostituire parte degli elementi nutritivi apportati dalla fertilizzazione classica. Il Dlgs 3 aprile 2006 n. 152 all'art 108, inserisce la definizione di "scarichi di sostanze pericolose", all’art. 137 stabilisce una contravvenzione con l'arresto fino a tre anni e con l'ammenda fino a quindicimila euro. Il nuovo delitto di inquinamento ambientale (art. 452-bis) sanziona, con la reclusione da due a sei anni e con la multa da euro 10.000 a euro 100.000 chiunque abusivamente cagiona una compromissione o un deterioramento significativi e misurabili delle acque o dell'aria, o di porzioni estese o significative del suolo o del sottosuolo di un ecosistema, della biodiversità, anche agraria, della flora o della fauna.

Legambiente Calabria invita le organizzazioni di categoria a farsi parte attiva nella condanna e nell’interruzione di simili pratiche da parte delle aziende frantoiane, azioni oggi più che mai contrastate per effetto dell’introduzione degli ecoreati nel codice penale e chiede vigilanza e repressione di tali azioni anche alle forze dell’ordine ed alle autorità preposte.