Gli stagisti selezionati per i migliori laureati delle Calabria scrivono a Scopelliti
A circa venti giorni dalla chiusura del biennio del Programma stage, organizzato dal Consiglio regionale per offrire ai più meritevoli una valida alternativa alla facile soluzione della fuga altrove, noi stagisti ci interroghiamo sul senso di questa esperienza e sul valore che a essa ha inteso dare la Regione Calabria. L’intento della Regione era certamente chiaro. Si trattava di selezionare, con un trasparente concorso per titoli, giovani residenti in Calabria e laureati con 110/110 e di avviare un percorso formativo e professionalizzante in cui, da una parte, le pubbliche amministrazioni avrebbero offerto agli stagisti un importante banco di prova per le loro conoscenze e, dall’altra, gli stagisti avrebbero offerto alle pubbliche amministrazioni il valido bagaglio del loro sapere e la volontà necessaria per ogni processo di reale innovazione. A seguito della selezione, la Regione ci ha accolti a Reggio in un’ampia sala con uno striscione ben in vista: “La Calabria chiama: i migliori rispondono”. Sembrava l’inizio di una nuova stagione che noi avremmo inaugurato, con l’ausilio, anche economico, della Regione e nella prospettiva di contribuire concretamente al miglioramento qualitativo delle pubbliche amministrazioni che ci avrebbero ospitato. Nella prima fase del nostro biennio, la Regione ha investito nella formazione in aula, offrendoci docenti di primissimo livello, in stretta correlazione con le Università. Poi, siamo stati assegnati agli enti che avevano presentato la manifestazione d’interesse ed in cui abbiamo imparato e lavorato tanto, come attestato da numerosi Dirigenti sulla stampa locale. Siamo ora al termine del biennio e, raggiunti da voci e da interpretazioni di ogni tipo, ci chiediamo se la Regione ci guardi, come all’inizio di questo percorso, come risorse da trattenere nell’interesse della regione stessa. In tanti pensano che il biennio è ormai trascorso e che la Regione intenda avviare nuovi percorsi formativi per “nuovi” bravi e malcapitati giovani calabresi: questo significherebbe che ci ha trattenuto per due anni, spendendo risorse per formarci e mirando solo apparentemente al reale miglioramento delle pubbliche amministrazioni. I più ottimisti pensano che la Regione voglia ancora puntare su di noi: questo sarebbe consequenziale e coerente con il programma elettorale che è risultato vincente alle ultime elezioni proprio per l’accento che ha inteso porre sul merito e sui giovani. Altri, sulla scia dello stesso ottimismo, sono convinti che gli Enti fruitori, avendo sinora beneficiato di personale qualificato a costo zero, non si tireranno indietro davanti alla prospettiva di usufruire di un contributo regionale - peraltro già impegnato con un apposito emendamento alla legge di assestamento del bilancio di previsione della Regione Calabria - per avviare con noi forme di collaborazione coordinata: un atteggiamento, anche questo, che risulterebbe coerente con le numerose lettere di encomio inviate nell’ultimo anno dai Dirigenti degli Enti alle competenti Istituzioni regionali e pubblicate a mezzo stampa. C’è poi la schiera dei disillusi che profetizzano una manovra di sapore assistenzialistico: la Regione ci darà per un anno il minimo indispensabile in cambio di un minore impegno lavorativo, per poi abbandonarci definitivamente. A questo punto delle scommesse, sentiamo di dovere puntare anche noi e di potere esprimere i nostri intenti. Il nostro intento è quello di portare avanti, con il sostegno della Regione e degli Enti ospitanti, progetti che possano concretamente innovare le pubbliche amministrazioni, ricerche empiriche che sappiano cogliere le criticità per correggerle ed i punti di forza per irrobustirli, per promuovere la nostra Calabria. Non chiediamo un parcheggio. La Calabria che ci ha scelto individuando criteri, opinabili (nulla vietava che fossero altri) ma assolutamente meritocratici, non è uguale alla regione da cui pensavamo di dovere andare via. Il programma stages per il quale siamo stati selezionati, pur avendo molti limiti, ha offerto a noi giovani calabresi non solo la possibilità di lavorare in Calabria, ma di farlo senza doverci assoggettare alle logiche clientelari che, com’è noto, non lasciano scampo in terre come questa. Il prezzo che abbiamo pagato per questa opportunità è stato quello dell’impegno e del sacrificio grazie al quale in questi anni ci siamo professionalizzati, ma non della nostra libertà. Ed è questa che difendiamo. In questa guerra per ottenere un posto di lavoro non vogliamo diventare dei mercenari, pronti a scambi di ogni genere pur di raggiungere l’obiettivo finale. Sono queste le ragioni che ci spingono a intervenire anche a mezzo stampa, per ringraziare il Presidente del Consiglio, Franco Talarico, per l’impegno che proprio in queste ore sta profondendo nel tentativo di immaginare una prosecuzione del nostro percorso, ma anche per fare appello alla sensibilità del Governatore Scopelliti. A loro non chiediamo un sussidio di disoccupazione, ma un impegno concreto nei nostri confronti che si traduca in un ulteriore investimento nella nostra professionalizzazione. Continui a vigilare il Consiglio attivamente sulle attività da noi svolte, faccia da pungolo agli Enti utilizzatori perché le risorse a loro disposizione non vadano sprecate, pretenda che i soldi spesi siano soldi ben spesi. Per chiarezza: non di stabilizzazione stiamo parlando, ma di prospettiva futura. Non è nelle nostre intenzioni accampare diritti, ma ci aspettiamo, quello sì, e crediamo legittimamente, di non sprecare il nostro tempo, tempo giovane, inutilmente o peggio malamente. Attendiamo di vedere all’ora, ancora più chiaramente, quale futuro immagina per noi la Regione Calabria nella speranza, augurandoci che non sia solo l’anticamera della delusione, che voglia riconoscere a questa regione una chance. E intanto continuiamo a lavorare convinti che nella vita conti il merito, la preparazione, l’impegno, la serietà e che questa è la Calabria che vogliamo, la Calabria che noi stessi siamo.