Tre arresti e tre denunce dei carabinieri nel Reggino

Reggio Calabria Cronaca

Tre arresti e tre denunce dei carabinieri nel Reggino durante controlli sul territorio.

Ieria a Reggio Calabria, i Carabinieri hanno tratto in arresto Domenico Calluso, di 41 anni da Reggio Calabria, già noto alle forze dell'ordine, per il reato di produzione illecita di sostanze stupefacenti, in esecuzione al provvedimento di esecuzione pena, emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria. L'uomodovrà scontare la pena definitiva di un anno di reclusione per i fatti commessi in questo centro abitato nel 2006.

Sempre ieri, a Feroleto della Chiesa, i Carabinieri hanno arrestato Massimo Zavaglia, di 41 anni da Feroleto, già noto alle forze dell'ordine, per aver violato la normativa in materia di armi, in esecuzione del provvedimento della misura detentiva in regime di domiciliare emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palmi, per i fatti commessi nello stesso centro abitato nel 2013. L'uomo dovrà espiare la pena di due anni, tre mesi e 20 giorni di reclusione.

A Bagnara Calabra, i Carabinieri hanno tratto in arresto in flagranza reato Giuseppe Pietropaolo, di 42 anni da Bagnara Calabra, con precedenti, e sottoposto agli arresti domiciliari, per il reato di evasione, poiché è stato sorpreso dai militari mentre percorreva a piedi una strada adiacente alla propria abitazione, in palese violazione delle prescrizioni imposte dalla misura cautelare in atto.

Infine, il 14 Gennaio a San Roberto, i Carabinieri hanno deferito in stato di libertà i fratelli Domenico 57 di ann e Vincenzo di 59 anni, D'Agostino, entrambi già sottoposti alla misura degli arresti domiciliari, e Giuseppe D'Agostino, di 64 anni anch’esso già noto alle forze dell'ordine, tutti da San Roberto, per il reato di riciclaggio in concorso. Dopo una perquisizione domiciliare presso l’abitazione dei denunciati, i militari hanno rinvenuto, all’interno di una cassaforte, un ingente somma di denaro tra contanti e polizze assicurative vita, il tutto per un valore di poco inferiore ad 1.500.000 euro. I re non sono stati in grado di fornire plausibili ragioni sulla provenienza del denaro contante ne’ sull’ingente entità delle somme relative ai titoli. Il tutto, verosimilmente derivante da attività illecita, è stato sottoposto a sequestro.