Omicidio a Cetraro, cognato in stato di fermo. I suoi legali: non ha confessato

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Paolo Di Profio, l'infermiere di 46 anni accusato di aver ucciso a Cetraro la cognata, Anna Giordanelli, dall'una di questa notte è in stato di fermo per omicidio volontario. Il provvedimento è stato confermato stamani all'Agi dal procuratore di Paola, Bruno Giordano, che coordina le indagini dei militari.

Prima del fermo, Di Profio è stato interrogato per diverse ore nella sede della compagnia Carabinieri di Paola come persona informata dei fatti, e ora si trova nel carcere cittadino in cui vi è stato trasferito sempre durante la notte.

I LEGALI: SOLO DICHIARAZIONI RILASCIATE SOTTO PRESSIONE

Intanto, sempre all’agenzia Agi, i legali di Di Profio hanno dichiarato che il loro assistito non ha rilasciato alcuna confessione agli inquirenti. Il legale dell’infermiere, Sabrina Mannarino, stamattina ha difatti precisato che eventuali dichiarazioni devono essere rese agli inquirenti in presenza del difensore, cosa che a suo dire non sarebbe, nei fatti, avvenuta. Secondo quanto afferma un suoi collaboratore, Di Profio una volta convocato in caserma, appunto come persona informata dei fatti, avrebbe reso alcune dichiarazioni sotto la pressione degli inquirenti, "ma formalmente esse non hanno alcun valore” secondo i legali.

La tesi degli investigatori è che il 46enne abbia ucciso la cognata per dei presunti rancori legati alla separazione dalla moglie, che è sorella della dottoressa vittima dell’omicidio, e che lo stesso la ritenesse dunque responsabile della fine del proprio rapporto coniugale. Da questi presupposti, sostengono sempre gli inquirenti, sarebbe nata un'accesa discussione conclusasi tragicamente.

IL PROCURATORE: ACQUISITE DIVERSE PROVE

Intanto stamani è stata convocata una conferenza per illustrare i dettagli del fermo di Di Profio e nel corso della quale il procuratore di Paola, Bruno Giordano, ha sostenuto, dapprima, di esser qui “solo per testimoniare la tempestività della risposta della procura e dell'Arma dei carabinieri e non per riscuotere crediti mediatici. Riteniamo - ha aggiunto - di aver blindato, dal punto di vista probatorio, un fatto molto grave e l'indagato ha reso ampia confessione e riferito molti particolari”.

“Abbiamo acquisito una messe di riscontri - ha proseguito il Procuratore - e vi dico che c'era anche una telecamera sul posto che ha ripreso l'auto arrivare, auto che poi viene ripresa mentre va via velocemente”. Sulla stessa vettura, hanno spiegato ancora gli investigatori, sarebbero state trovate macchie di sangue così come a casa di Di Profio “e sappiamo, per testimonianza della moglie dell'indagato, che - ha ribadito Giordano - il piede di porco era nella disponibilità del fermato, e inoltre c'è chi ha visto di persona l'auto sul posto. Di Profio - ha concluso il magistrato - dopo aver ammesso le sue colpe, chiuso il verbale, si è avvalso della facoltà di non rispondere".