Morano, l’orchestra di fiati interpreta “L’elisir d’amore” di Donizetti
Sabato 12 e domenica 13 marzo a TeatroMusica arriva l’evento musicale tanto atteso: l’Orchestra di fiati di Morano Calabro, diretta da Massimo Celiberto, presenta “L’Elisir d’amore”, il melodramma giocoso in due atti di Gaetano Donizetti, sul libretto di Felice Romani. Ancora una volta, dopo l’esperienza dello scorso anno con il “Don Pasquale” dello stesso compositore, l’auditorium comunale di Morano Calabro si trasforma in Teatro d’Opera; sul palcoscenico l’Opera sarà eseguita integralmente nella sua versione classica, con scene e costumi dell’epoca, mentre l’Orchestra composta da 45 elementi si sistemerà nella “buca per l’orchestra”, allestita per l’occasione.
Nella serata della prima il sipario si aprirà alle 20,30 mentre domenica l’inizio è previsto per le 19,30. Rosaria Buscemi (soprano-Adina), Alessandro D’Acrissa (tenore-Nemorino), Luca Bruno (baritono-Belcore), Michele Bruno (basso-Dulcamara) e Giada Borrelli (soprano-Giannetta) sono i cinque protagonisti, cantanti di indiscutibile talento, ognuno dei quali vanta collaborazioni con importanti enti teatrali e attività concertistica sul territorio nazionale e non. Con loro sulla scena si muoveranno numerose comparse in costume e, per seguirla meglio, l’opera sarà sopra titolata integralmente. Scene e regia sono a cura di Andrea Magnelli, la fonia è affidata a Nellino Cosenza mentre le luci sono di Eva Iannuzzi.
L’Elisir d’amore fu commissionata in sostituzione di un’opera che non era stata preparata in tempo da un altro autore, Donizetti la scrisse in soli quattordici giorni, sette dei quali servirono a Romani per adattare il testo di Eugene Scribe. Pur tuttavia Donizetti riuscì a confezionare quello che sarebbe stato - insieme al Don Pasquale e al Barbiere di Siviglia rossiniano - uno degli esempi più alti dell'opera comica ottocentesca. Fu rappresentata per la prima volta il 12 maggio del 1832 al Teatro della Cannobiana di Milano. Definita in partitura «melodramma giocoso”, in essa trova spazio anche l'elemento patetico, che raggiunge la punta più alta nel brano più noto, l'aria “Una furtiva lagrima”.
A farla immediatamente amare è in particolare l'inventiva melodica donizettiana, che sposa a meraviglia la vena buffa dell'opera e che è talvolta velata di malinconia, in particolare, come detto, nell'aria più celebre. La vicenda è ambientata in un villaggio dei paesi baschi alla fine del 1700. Dopo la mietitura, Nemorino, contadino timido e impacciato, ammira da lontano la ricca e capricciosa Adina, e non osa dichiararle il suo amore Quando trova il coraggio di farlo, ne riceve un rifiuto; intanto arriva al villaggio Dulcamara, un ciarlatano che, messo al corrente della disperazione di Nemorino, gli offre un elisir magico che gli permetterà di conquistare Adina in meno di ventiquattro ore. Nemorino, più sicuro di sé, innervosisce la ragazza, che per puntiglio decide di sposare il generale Belcore.