Rame rubato “ripulito” e immesso sul mercato, 13 arresti per ricettazione

Cosenza Cronaca

All'interno di alcune società di autodemolizione del cosentino sarebbero arrivati grossi quantitativi di cavi di rame rubato che veniva dapprima nascosto e poi spedito ad altre aziende “collegate”, in altre province, che a loro volto si occupavano di immetterlo sul mercato legate.

Questa la tesi degli inquirenti che stamani hanno fatto scattare l’operazione denominata “Black out” nel corso della quale gli agenti della polizia di stato e del corpo forestale, coordinati dalla Procura del capoluogo bruzio, hanno eseguito 13 misure cautelari - di cui 4 ai domiciliari - sia nel cosentino che nel catanzarese, sgominando quella che ritengono essere un'organizzazione criminale dedita alla ricettazione e al riciclaggio di rame di provenienza furtiva.

Agli indagati sono contestati i reati di traffico illecito di rifiuti e di associazione a delinquere finalizzata alla ricettazione. Sequestrate inoltre aziende e mezzi utilizzati per il trasporto del materiale.

Le investigazioni, durate diversi mesi, ed effettuate dalla Squadra Mobile e dal Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale, sono state coordinate dal Procuratore Capo Dario Granieri, dall’aggiunto Marisa Manzini e dai Sostituti Salvatore Di Maio, Domenico Assumma e Domenico Frascino.

UN GIRO D’AFFARI DA OLTRE 1,5 MILIONI

Secondo la tesi accusatoria all’interno delle aziende “Autodemolizioni Franco Carriere” e “F.lli Bartucci” di San Pietro in Guarano (nel Cosentino), sarebbero confluiti gli ingenti quantitativi di cavi in rame trafugato a società energetiche, dei trasporti e delle telecomunicazioni. Il materiale - sostengono gli inquirenti – sarebbe poi destinato alla ditta “Ecotek”, operante nel Catanzarese.

Il rame (sia pulito che bruciato) quantificato tramite le attività di videosorveglianza e di intercettazioni in decine di tonnellate, veniva così sigillato in alcuni container, sotto ad uno strato di pneumatici fuori uso o veniva nascosto in veicoli da demolire accatastati all’interno dei piazzali delle aziende, per poi essere caricato a bordo di mezzi, occultato sotto altri tipi di rifiuti, e inviato presso la società lametina che avrebbe provveduto ad immetterlo sul mercato legale. Gli spostamenti, che avvenivano con frequenza, sarebbero stati costantemente monitorati nel tempo dalla polizia e dalla Forestale.

Con questa operazione, dunque, si ritiene di aver smantellato una vera e propria centrale di ricettazione e riciclaggio di cavi in rame rubati ed il cui giro d’affari è stato stimato in oltre 1,5 milioni di euro.

I DETINATARI DELLE MISURE CAUTELARI

Dopo la lunga e accurata attività questa mattina è scattato così il sequestro di numerosi beni aziendali, dei mezzi utilizzati per il trasporto e sono state eseguite le tredici misure cautelari personali a carico di Franco Carriere di Cosenza, 43 anni, Francesco Bartucci di Cosenza (44), Fabio Angelo Perri di Lamezia (44), Giuseppe Lucchino di Lamezia (34), Silvio Ciardullo di Cosenza (33), Daniel Adam, di nazionalità Rumena (34), Andrei Cotet di nazionalità Rumena (35), Marcello Munegato di Castiglione Cosentino (42), Raffaele Carlini di Cosenza (56), Marco Mauro di Cosenza (32), Francesco Bevilacqua di Cosenza (23), Rosario Bandiera di Lamezia (34), Giovannino Gallo di Lamezia (32). Nel corso delle operazioni sono state eseguite minuziose perquisizioni all’interno delle aziende coinvolte.

(ultimo aggiornamento 11:50)


PRECISAZIONE | LA ECOTEC NON È L’AZIENDA COINVOLTA NELL’INCHIESTA

30/03/2016 | 18:15 | “La ditta Ecotec srl, con sede in Lamezia Terme, frazione San Pietro Lametino, non è assolutamente coinvolta nella suddetta inchiesta”. Difatti, come riportato correttamente nell’articolo, l’azienda interessata dal provvedimento è la Ecotek, con la “k” finale.

La precisazione, opportuna, è dell’amministratore della società lametina che ha voluto sottolineare che pur essendo una “lieve e, comunque, poco percepibile differenza tra la denominazione della nostra società (Ecotec srl) e quella dell’azienda indagata” questa leggera variazione, dice, “ha provocato una falsa informazione, vale a dire che la ditta sottoposta ad indagine fosse la nostra, circostanza a noi resa evidente dalle innumerevoli segnalazioni e richieste di informazioni ricevute tra la giornata di ieri e quella odierna”.

Pertanto, il dirigente dell’azienda ribadisce ancora una volta come la ditta Ecotec srl, con sede a San Pietro Lametino, “non ha nulla a che vedere con l’indagine in argomento e che la stessa opera in tutt’altro settore (costruzione e gestione di impianti di depurazione) rispetto a quelli accostati al filone di indagine cui il menzionato articolo fa riferimento”.