Rapporti sessuali con minorenne, confermata condanna

Catanzaro Attualità

La Corte d'appello di Catanzaro ha confermato oggi la pena di quattro anni di reclusione inflitta in primo grado a Giovanni Romano, 65 anni, di Botricello (Catanzaro), condannato come presunto cliente di una minorenne che, secondo l'accusa, sarebbe stata costretta a prostituirsi da sua madre e da sua zia. L'uomo aveva subito la condanna a quattro anni una prima volta a Catanzaro, al termine del giudizio abbreviato davanti al giudice dell'udienza preliminare. Poi il suo difensore, Gregorio Viscomi, aveva ottenuto l'annullamento di quella sentenza per via dell'asserita incompetenza del giudice del capoluogo calabrese a favore del giudice di Crotone. Anche qui, pero', alla fine Romano e' stato condannato a quattro anni di reclusione, con una nuova sentenza confermata oggi in secondo grado. La vicenda giudiziaria di Romano rientra in un'inchiesta piu' ampia, che ha fatto luce sulla storia di una 13enne che sarebbe stata venduta per incontri sessuali a clienti anziani ed extracomunitari dalla madre e dalla zia, in cambio di pochi euro. Gli incontri, secondo l'accusa, avvenivano sia nella casa in cui abitavano madre e figlia (e dalla quale il marito era andato via da diverso tempo avviando l'iter della separazione), sia nelle abitazioni dei clienti. Secondo i risultati dell'inchiesta condotta dai carabinieri della Compagnia di Sellia Marina (Cz), erano le due donne ad organizzare tutto e ad incassare il denaro. La mamma e la zia della piccola vittima (che ora si trova in una casa protetta), L. S. ed R. S., finirono in manette, per induzione e sfruttamento della prostituzione aggravato dai legami di parentela e dalla minore eta' della vittima. Fu arrestato inoltre anche Gregorio Marasci, pensionato di Botricello di 80 anni, trovato a letto con la minorenne. Quest'ultimo ha subi'to una condanna a quattro anni di galera in primo grado, ridotta a tre anni sei mesi e venti giorni dalla Corte d'appello. La mamma e la zia della piccola vittima, infine, sono state condannate in primo grado a 13 anni e mezzo di reclusione e 50.000 euro di multa per ciascuna - nonche' con la pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici e dai luoghi dove si trovano bambini. La sentenza e' stata poi confermata dalla Corte d'appello e si attende adesso che venga fissata l'udienza davanti alla Corte di cassazione cui i loro legali, Luigi Falcone e Salvatore Iannone, hanno fatto ricorso.