Donna segregata: catanzarese condannato a 8 anni carcere

Catanzaro Attualità

È stato condannato a 8 anni e 4 mesi di reclusione il catanzarese Nicola Cappellano, 48 anni, finito al centro di un'inchiesta della Procura di Catanzaro sul presunto caso di una donna segregata e costretta a subire atroci violenze.

Al termine del giudizio abbreviato - che è valso a Cappellano lo sconto di pena di un terzo -, il giudice dell'udienza preliminare ha riconosciuto l'uomo colpevole di riduzione in schiavitù e sfruttamento della prostituzione, come riochiesto dal pubblico ministero. Ha invece annunciato appello il difensore di Cappellano, l'avvocato Piero Chiodo, il quale continua a sostenere che la parte offesa, che con le sue denunce ha dato il via alle indagini, sarebbe inattendibile. E lo stesso Cappellano, nello scorso dicembre, durante l'interrogatorio di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari che firmò l'ordinanza che portò in carcere lui ed altri due uomini, affermò che la denuncia della presunta sarebbe stata solo una ritorsione perché lui l'aveva "ripudiata".

Gravissime le accuse formulate al termine delle indagini dal sostituto procuratore titolare del caso, Saverio Vertuccio, che ha contestato a vario titolo riduzione in schiavitù, sfruttamento della prostituzione, maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale di gruppo. Nel procedimento sono stati coinvolti anche il 29enne Ivan Contino, fin dall'inizio sottoposto al solo obbligo di presentarsi alla polizia giudiziaria per ricettazione di un decoder satellitare risultato rubato in un centro commerciale, l'unica accusa che gli è stata formalmente mossa (pure lui è difeso da Piero Chiodo), ed inoltre Gianluca e Rinaldo Berlingieri (difesi dall'avvocato Alessandro Guerriero), rispettivamente di 35 e 40 anni, presunti complici di Cappellano, con il quale condividono le più gravi accuse, di cui rispondono però in sede di processo dibattimentale. I tre uomini, secondo quanto emerso dalle indagini della Squadra mobile di Catanzaro, avrebbero a lungo approfittato di una donna, la convivente di Cappellano, che con questi aveva intrapreso una relazione dalla fine del 2012, ma lui l'avrebbe fin da subito segregata in casa e costretta a prostituirsi. L'uomo avrebbe costretto la vittima anche ad avere rapporti di gruppo con Gianluca e Rinaldo Berlingieri. Le violenze sarebbero avvenute nell'abitazione dove vivevano la donna e Cappellano, un ambiente di pochi metri quadrati dove vivevano anche i cinque figli di lui e quattro di lei, e da dove la donna non avrebbe potuto allontanarsi liberamente. (AGI)