Rivolta dei migranti a San Ferdinando, reazioni
"Il dramma consumato a Rosarno purtroppo riflette una condizione inaccettabile di degrado ed emarginazione che può sfociare in qualsiasi momento in rivolta, come dimostrano purtroppo le cronache passate. Una polveriera che si disinnesca con azioni e progetti di sostegno sociale, come previsto dal protocollo sperimentale firmato nei giorni scorsi dal Governo, Regioni maggiormente colpite, tra cui la Calabria, e parti sociali. Chiediamo che si accelerino le procedure di attuazione del Patto e che, di fronte alle grandi stagioni di raccolta alle porte, si avvii immediatamente la fase operativa con i Prefetti". E' quanto sostiene Luigi Sbarra, Segretario Generale della Fai Cisl.
"Il Sindacato è pronto a mettersi a disposizione con le sue risorse, le sue competenze e la sua rete territoriale - aggiunge il leader della categoria agroalimentare della Cisl - ma dalle istituzioni devono arrivare risposte celeri di contrasto allo sfruttamento e sostegno sociale. Occorre approvare immediatamente il ddl 2217 sul caporalato, che da quasi un anno è stato annunciato e ancora giace al Senato, e bisogna valorizzare tutti gli strumenti sussidiari capaci di arginare la piaga criminale dei caporali. Le polveriere come Rosarno si disinnescano così, con un lavoro partecipato di controllo per la legalità e di integrazione. Anche per questo il 25 giugno scenderemo in piazza a Bari, in una manifestazione unitaria nazionale".
"Sgomento per il ferimento di un carabiniere e l'uccisione di un migrante" viene espresso da Laura Ferrara, deputata del M5S al Parlamento europeo, Paolo Parentela e Massimiliano Bernini, deputati del M5S alla Camera. "Il fatto - aggiungono - è avvenuto in un luogo dove esseri umani vivono ai margini della società civile, in veri e propri ghetti e condizioni abitative che costituiscono un'offesa alla dignità umana. Siamo ancora in attesa di una risposta alla lettera inviata a gennaio ai Ministri Alfano, Poletti e Martina, a seguito di una nostra visita alla tendopoli-baraccopoli di San Ferdinando, in cui avevamo denunciato come quella situazione rappresentasse una latente fonte di tensioni sociali. Ad oggi nulla è cambiato. A farne le spese maggiori sono le comunità locali, i lavoratori immigrati e le forze dell'ordine chiamate ad operare in un territorio dove alta e' l'infiltrazione delle organizzazioni criminali. Una tragedia che poteva essere evitata, probabilmente, se vi fosse stato un intervento tempestivo delle autorita' regionali e nazionali, prevedendo anche l'utilizzo per tempo dei fondi disponibili per la tendopoli-baraccopoli. A quanto pare, invece, anche a causa del commissariamento subito da alcuni dei Comuni interessati, tutto è rimasto bloccato e non è stato realizzato un piano di risanamento degno di questo nome. Ci auguriamo - concludono i parlamentari M5S - che vengano intrapresi interventi risolutivi che impediscano il ripetersi di altre tragedie ed episodi come quelli avvenuti".
"Quanto accaduto ieri a Rosarno e San Ferdinando è la conferma di una situazione allarmante e preoccupante che la Cisl sta evidenziando da più tempo". A sostenerlo il segretario generale della Cisl Calabria, Paolo Tramonti, e la segretaria regionale Rosy Perrone.
"Pensare che la nostra regione possa farcela da sola ad affrontare una problematica di così grande portata, come quella dell'immigrazione - aggiungono - è pura utopia. La Calabria non può essere abbandonata a se stessa nella gestione di una vicenda che (e di questo va definitivamente preso atto) per la sua complessità ha assunto carattere strutturale e quindi non puo' essere derubricata a questione emergenziale e di ordine pubblico. Il Governo nazionale deve supportare e sostenere concretamente la nostra regione mettendo in atto una strategia, finora mancata, in grado di garantire adeguati livelli di ospitalità, integrazione e sicurezza e contestualmente - concludono i sindacalisti della Cisl - condizioni di vita dignitose ai tanti immigrati presenti nei nostri centri di accoglienza, nella consapevolezza che i flussi migratori non si arresteranno almeno nel breve periodo".
Tragedia a Rosarno: per Mamone (UNSIC) occorre riformare la filiera agrumicola e prevenire l’illegalità.
“Il tragico episodio di Rosarno, scaturito dall’aggressione a un carabiniere” ha dichiarato il presidente dell’Unsic, Unione nazionale sindacale imprenditori e agricoltori, Domenico Mamone ” non è solo un episodio imprevedibile di follia, ma nasce in un contesto di pessime condizioni sociali e sanitarie, che sono anche lo specchio di una cattiva gestione d’impresa”. Il presidente dell’Unsic, un’organizzazione che è molto presente nel mondo dell’agricoltura calabrese osserva che “abbiamo firmato protocolli d’azione contro il lavoro sommerso. Il fenomeno dei braccianti extracomunitari mal retribuiti e male alloggiati, senza adeguate cure sanitarie e poche regole, ha effetti evidenti sulla sicurezza, ma l’intervento dei carabinieri, pur inevitabile, non può risolvere un problema economico di fondo: il prezzo troppo basso di acquisto delle arance da parte dei grossisti e delle grandi aziende di trasformazione, la filiera troppo lunga. Quando il prezzo di vendita imposto all’ingrosso è di pochi centesimi a cassetta, è difficile ottenere condizioni eque per tutti, lavoratori e imprenditori agricoli” Occorre allora, secondo Mamone “intervenire sulla prevenzione del lavoro nero, ma anche rilanciare una contrattazione diretta con le grandi aziende di trasformazione, accorciando la filiera. Auspichiamo che un tavolo con le istituzioni e la rappresentanza degli agricoltori possa essere convocato per intervenire sui problemi strutturali dell’agrumicoltura".