Omicidio ex carabiniere: ucciso per vendetta, in arresto “boss” del lametino
Domenico Antonio Cannizzaro, 50enne ritenuto esponente di spicco dell’omonima cosca Cannizzaro-Daponte, è stato arrestato stamani dalla polizia di Catanzaro. L’uomo è accusato dell’omicidio di Gennaro Ventura, avvenuto nel dicembre del 1996.
Domenico Antonio Cannizzaro, 50enne ritenuto esponente di spicco dell’omonima cosca Cannizzaro-Daponte, è stato arrestato stamani dalla polizia di Catanzaro. L’uomo è accusato dell’omicidio di Gennaro Ventura (all’epoca 28enne), avvenuto nel dicembre del 1996.
LA VITTIMA, che scomparve di casa il 16 dicembre del ’96, allora svolgeva l’attività di fotografo a Lamezia Terme; secondo la tesi degli inquirenti venne attirato in una trappola con la scusa di un appuntamento di lavoro e venne ucciso da un killer, oggi divenuto collaboratore di giustizia, che nascose poi il cadavere in una vasca sotterranea all’interno di un casolare agricolo abbandonato.
La ricostruzione investigativa effettuata dalla Squadra Mobile di Catanzaro e del Commissariato di Lamezia, sotto l’egida della Direzione Distrettuale Antimafia, avrebbe consentito di accertare che l’omicidio dell’uomo sarebbe stato deciso e programmato proprio da Cannizzaro per una vendetta: sempre in base alla tesi degli inquirenti, Ventura, che aveva prestato servizio nei Carabinieri alcuni anni prima di essere ucciso, avrebbe contribuito ad individuare e, conseguentemente, far condannare un parente di Cannizzaro responsabile di una rapina a Tivoli, quando venne sottratto un ingente quantitativo di stupefacente.
I DETTAGLI DELL’ARRESTO
Il provvedimento restrittivo applicato a Cannizzaro è stato sollecitato dal Procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri e dal Sostituto Elio Romano. Nello stesso si mettono a frutto le indagini condotte dagli investigatori che ritengono di aver ricostruito il cruento fatto di sangue facendo piena luce sulle modalità del delitto e sul contesto di ‘ndrangheta in cui si era realizzato.
L’indagine della mobile e degli agenti lametini, hanno visto un minuzioso raffronto tra le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Pietro Paolo Stranges (39) e Gennaro Pulice (38) e l’individuazione di una serie di riscontri che hanno portato al quadro probatorio necessario per cont
zestare oggi l’arresto al 50enne.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il 16 dicembre del 1996, Pulice, su mandato di Cannizzaro, dopo aver attirato Ventura nella trappola gli esplose contro diversi colpi di pistola uccidendolo e nascondendo poi il cadavere nella vasca sotterranea all’interno del casolare di località Carrà Cosentino, lo stesso luogo ove poi vennero ritrovati nel 2008 i resti umani della vittima.
La ricostruzione dimostrerebbe che l’omicidio di Ventura sarebbe stato deciso e programmato da Cannizzaro dato che la vittima quando era carabiniere a Tivoli avrebbe fatto arrestare Raffaele Rao (56), legato da rapporti di parentela con i Cannizzaro. Ventura aveva effettivamente concorso all’identificazione ed al fermo di due soggetti ritenuti responsabili di rapina e sottrazione di un ingente quantitativo di sostanze stupefacenti ai danni di un consulente tecnico dell’autorità giudiziaria, eseguendo il riconoscimento fotografico di Rao Raffaele del suo complice. Elemento che poi portò alla condanna di Rao a 10 anni di reclusione.
La notifica del provvedimento restrittivo è avvenuta presso la Casa Circondariale di Tolmezzo (Udine), dove attualmente Cannizzaro è detenuto per altra causa.
(Aggiornata alle 11:34)