Sanità: Vibo, i sindaci dell’area montana chiedono Consiglio provinciale straordinario
Un consiglio provinciale straordinario aperto alla partecipazione dei sindaci sulle criticità della sanità vibonese e sulle prospettive future alla luce del piano di rientro dal deficit deciso dalla Regione.È questa l’iniziativa sollecitata dai sindaci del distretto socio-sanitario numero 2 dell’Asp di Vibo Valentia, accolta dal presidente dell’Assemblea Giuseppe Barilaro, che si appresta ora a convocare la conferenza dei capigruppo per fissare la data della seduta. La proposta è stata formalizzata oggi, al termine di una riunione tenutasi negli uffici della presidenza del Consiglio provinciale, convocata dallo stesso Barilaro (che riveste anche la carica di sindaco di Acquaro) proprio con l’obiettivo di un confronto tra i primi cittadini dei Comuni montani, estremamente preoccupati dalle prospettive di smantellamento definitivo degli ospedali di Serra San Bruno e Soriano, già fortemente ridimensionati negli ultimi anni in termini di servizi offerti ai cittadini.
All’incontro hanno partecipato i sindaci Raffaele Lo Iacono (Serra), Francesco Bartone (Soriano), Sergio Cannatelli (Sorianello), Egidio Servello (Vallelonga), Francesco Andreacchi (Simbario) e Antonino Mirenzi (Vazzano). Presente, inoltre, anche il consigliere provinciale Giuseppe Raffele. In apertura dei lavori, Barilaro ha fatto il punto della situazione, evidenziando quella che ha definito come «un’evidente incongruenza tra ciò che afferma il commissario dell’Asp, il quale parla di riconversione in senso restrittivo delle strutture ospedaliere, e ciò che affermano invece alcuni consiglieri regionali di centrodestra, che assicurano miglioramenti e ricadute positive in termini di servizi». «Insomma, qual è la verità? Andiamo verso un definitivo smantellamento degli ospedali o c’è davvero la prospettiva di un miglioramento anche qualitativo dell’offerta sanitaria pubblica? - si è chiesto retoricamente Barilaro -. È arrivato il momento di scoprire le carte, senza ingannare i cittadini nascondendo le reali intenzioni della politica». «Quello di Serra sembra ormai un ospedale da campo a causa della progressiva soppressione dei reparti - ha affermato Lo Iacono, rincarando la dose -. A questo punto chiediamo con forza l’atto aziendale (il documento che descrive gli obiettivi e l’organizzazione dell’Asp sul territorio, ndr) per avere piena conoscenza dei fini che si stanno perseguendo e avviare un confronto efficace tra politica e management».Identici dubbi sulla sorte dell’altro ospedale dell’area montana, quello di Soriano, sono stati espressi dal sindaco Bartone: «Occorre maggiore trasparenza sulle scelte che si stanno effettuando. Nessuno nega la necessità di attuare il piano di rientro, ma non si può ignorare quanto già deciso in questo senso nel 2002, quando per bilanciare il taglio dei costi si stabilì contestualmente il potenziamento di alcuni servizi primari».
In particolare, a sollevare le maggiori perplessità è il paventato trasferimento nel nosocomio di Serra del reparto di lunga degenza attualmente in funzione a Soriano. «Una scelta senza senso che comporta comunque un aggravio complessivo della spesa – ha sottolineato il vice sindaco di Soriano, Vincenzo Bellissimo, anch’egli presente alla riunione -. Forse il motivo è soltanto di natura politica, perché questo provvedimento consentirebbe a qualcuno di poter rivendicare presso i propri elettori il merito dell’attribuzione di un nuovo reparto a favore dell’ospedale serrese». Per il sindaco di Vazzano, invece, il problema va affrontato nel contesto generale della sanità vibonese: «Il piano di rientro imposto dalla Regione - ha detto Mirenzi - non può essere subito senza reagire, soprattutto se si parte dall’assunto che la sanità pubblica deve offrire risposte innanzitutto a chi non ha risorse economiche sufficienti per usufruire delle strutture private».
Sulla stessa lunghezza d’onda Andreacchi e Servello, che hanno sottolineato la necessità di riqualificare il concetto stesso di sanità pubblica nel Vibonese, dove nella maggior parte dei casi ci si limita a trasferire i pazienti in nosocomi delle province limitrofe, con l’inevitabile aggravio di costi.Infine, il consigliere provinciale Raffele ha messo l’accento sulla necessità di affrontare questa delicata problematica senza steccati politici: «Quella per una sanità migliore non può essere la battaglia di una parte contro l’altra, perché riguarda tutti i cittadini senza distinzioni. Ecco perché ritengo utile la convocazione di un Consiglio provinciale straordinario al quale partecipino i sindaci con i gonfaloni dei Comuni, a testimoniare il pieno coinvolgimento dei cittadini e delle amministrazioni locali».