Anassilaos, conversazione “a proposito dell’Orlando Furioso”
Il 5° Centenario della pubblicazione dell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto è stato al centro di una conversazione promossa dal Centro Calabrese di Studi Filosofici e dall’Associazione Anassilaos sul tema “A proposito dell’Orando Furioso (1515): geometria delle passioni e follia, cifra della modernità” relatrice Vincenzina Mazzuca.
L'Orlando Furioso è il poema del Rinascimento italiano, di cui riassume i valori etici ed estetici e l’ideale di armonia, pur nella molteplicità delle fonti, dei personaggi e delle forze centrifughe degli eventi che pullulano dal nucleo sovranamente fantastico e ironico del poeta. Ciò premesso, la relatrice ha voluto spostare l'angolo visuale sui prodromi della modernità che si avvertono nel poema e che culminano nel tema della follia di Orlando, sullo sfondo del teatro delle passioni, le cui geometrie sono continuamente perturbate dal gioco delle illusioni, del caso o del destino, dal variare delle finalità e delle mete, pressoché inattingibili dal desiderio, e che spiazzano aspettative e punti di vista.
Il tema della follia sembra così oltrepassare il Rinascimento, gettando ombre sulla natura umana che appare esposta, nella sua fragilità, ai conflitti umani e ai rapporti disarmonici con una realtà in espansione e trasformazione, oltreché al conflitto ragione-passioni. Precocemente, pur tra le luci di una trattatistica e di una iconografia ispirate a ideali di bellezza, euritmia e dignità, l’Ariosto coglie il rischio mortale della follia come scissione dell’io e perdita del dominio di sé, lamentati dolorosamente da Orlando (canto ventesimo terzo, ottava 128).
L'io “scisso” mette in crisi l’uomo neoplatonico, “copula mundi”, rompendo l'equilibrio della medietas a favore della “bestialità”, di cui la nudità e l’indiscriminata distruttività dell’agire di Orlando, divenuto folle per amore e gelosia, sono esempi. La relatrice, con l’apporto di immagini e video, ha sottolineato come contemporaneamente al poema ariostesco, si delinei in Europa l’interesse verso il tema della follia (opere di H. Bosch, Elogio della follia di Erasmo da Rotterdam, piccolo saggio filosofico semiserio che, pur nella sua diversità, ci offre due suggestioni riferibili, da un lato, all’Orlando Furioso e dall'altro al Don Quijote di Cervantes), che si sviluppa poi in Shakespeare (in particolare nei drammi Re Lear, Otello e Amleto ) e in Cervantes, appunto, che riconosce esplicitamente il suo debito verso l’Ariosto. Più tardi, il tema della follia troverà la più ampia rappresentazione nelle arti e nella letteratura (Hogart, Gericault, Baudelaire etc) per divenire questione sociale, a cui la società risponderà con le strategie di internamento e con le tecniche del “sorvegliare e punire” (Foucault). Di lì a poco giungerà Freud.