Fallimento Soakro, indagati gli amministratori: contestati la bancarotta fraudolenta, falso e peculato

Crotone Cronaca

I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Crotone, su disposizione della Procura della Repubblica, hanno notificato degli avvisi di conclusione delle indagini preliminari svolte nei confronti degli amministratori della Società Pubblica “Soakro”.


L’attività investigativa a cui fa riferimento l’operazione nasce da una precedente attività svolta dalla Guardia di Finanza in relazione alla non aderenza alla normativa sui contratti pubblici dei lavori finanziati con i fondi “Fesr 2007-2013” oltre che ad una situazione finanziaria non florida da parte della società pubblica, incaricata della gestione del servizio idrico integrato dell’Ato 3 di Crotone.

Le fiamme gialle, coordinate dal Procuratore Capo Giuseppe Capoccia, hanno seguito un doppio profilo d’indagine: inizialmente, nel marzo 2015, era stato avviato un controllo fiscale, in relazione al quale il responsabile legale della società era stato segnalato per l’omesso versamento di imposte per oltre 1,5 milioni di euro, di cui quasi 600 mila riferibili al mancato pagamento delle ritenute operate sui dipendenti nel 2013; successivamente era stato avviato anche un controllo in materia di spesa pubblica.

Sarebbero così emerse delle presunte condotte delittuose relative a false comunicazioni sociali, abuso d’ufficio e, infine, a seguito della declaratoria di fallimento, anche il reato di bancarotta fraudolenta, con la segnalazione all’autorità giudiziaria di 15 persone considerate responsabili a vario titolo dei reati di false comunicazioni sociali per i bilanci presentati dalla società nel 2010, 2011 e 2012.

Relativamente al presunto “falso in bilancio”, nel corso dell’attività ispettiva riferita al 2010, 2011 e 2012, i finanzieri avrebbero constatato che la società avrebbe contabilizzato delle note di accredito da ricevere da una società in liquidazione volontaria, la Sorical Spa, che gestisce il servizio idrico regionale. Dalla documentazione esaminata, queste appostazioni sarebbero state effettuate per stornare, a fronte della fornitura di acqua, una parte del costo fatturato alla società controllata.

In pratica, e secondo la tesi degli investigatori, se la Soakro non avesse iscritto in bilancio le note di accredito da ricevere, negli anni dal 2010 al 2012 avrebbe dovuto necessariamente provvedere a coprire la perdita d’esercizio che si sarebbe generata, in quanto nettamente superiore ad 1/3 del capitale sociale, cosa che avrebbe avuto ripercussioni, in prima battuta, sull’utilizzo delle riserve del capitale sociale, con la conseguente tassazione in capo ai soci e, successivamente, una volta esaurite le riserve, l'azienda avrebbe dovuto ricorrere alla diminuzione del capitale stesso che, sceso al di sotto del limite legale, avrebbe poi costretto i soci - cioè tutti gli Enti Locali - ad effettuare versamenti per ripianare la perdita e per ricostituire il capitale sociale o, in alternativa, a chiedere lo scioglimento della società.

“A prescindere dalle modalità di copertura delle perdite d’esercizio che si sarebbero generate - spiegano i militari - l’esposizione in bilancio delle stesse avrebbe denotato una gestione antieconomica del servizio che, contravvenendo ai criteri di economicità per la concessione dei servizi in house, avrebbe esposto la società controllata alla revoca dell’affidamento”.

Per ciò che concerne, invece, il reato di abuso d’ufficio, i finanzieri hanno ricostruito in oltre 2,6 milioni di euro gli importi di presunti affidamenti illegittimi relativi agli anni dal 2011 al 2015. Secondo la tesi investigativa, dal 2013 al 2015 (e fino all’11 marzo 2015), la Soakro ha stipulato diversi contratti di cottimo fiduciario e lavori di somma urgenza che sono risultati accumunati dal fatto che i servizi indicati non potevano essere considerati singolarmente ma come delle prestazioni effettuate nell’ambito di un servizio unitario e che, superando il limite di 40 mila euro, e ai sensi della normativa sugli appalti pubblici, avrebbero dovuto essere concessi attraverso le normali procedure e nel rispetto dei principi di trasparenza, rotazione e parità di trattamento.

Inoltre, alcuni dei contratti, considerati unitariamente nell’intero arco temporale a cui si riferiscono i rapporti economico-commerciali con l’azienda, superando il limite di 200 mila euro previsto per i lavori o servizi, avrebbero dovuto essere affidati non in economia attraverso il cottimo fiduciario, bensì attraverso le ordinarie procedure di affidamento per i contratti pubblici. Gli importi considerati affidati illegittimamente ammontano nel complesso ad oltre 1,6 milioni di euro.

La Soakro, poi, è risultata beneficiaria di finanziamenti ricevuti per la realizzazione di progetti cofinanziati dall’Unione Europea (fondi Fesr, Apq e Cipe). Considerato che la stessa, come previsto per legge, non avrebbe reintegrato il “conto dedicato” alle commesse pubbliche delle somme utilizzate per scopi diversi dalla realizzazione dei progetti, la società, nel corso degli anni, fino al 2015, e per essa i dirigenti, avrebbe distratto fondi pubblici per un totale di 710 mila euro.

Ed ancora, dal 2012 al 2015, in virtù della sua veste di società "in house", la Soakro avrebbe conferito incarichi (per circa 200 mila euro) ritenuti non essere in linea con la normativa in merito ad incarichi di studio, consulenza e di collaborazione, e che avrebbero dovuto essere affidati, invece, tramite evidenza pubblica.

Sempre secondo le fiamme gialle, poi, nel 2014, violando la normativa sugli appalti pubblici, a fronte di lavori di manutenzione e costruzione di impianti idrici e fognari effettuati da una impresa locale, l’azienda avrebbe sostenuto spese in presenza di un Durc (il documento unico di regolarità contributiva) non più valido e caratterizzato da irregolarità contributive, per un ammontare complessivo pari ad oltre 18 mila euro.

Infine, nel 2013, la società, avrebbe distratto spese utilizzate per la manutenzione ordinaria di pulizia di impianti di sollevamento che, sulla base dell’attività ispettiva eseguita dai finanzieri, sarebbero risultate non pertinenti ad un progetto cofinanziato con l’Unione europea, per un importo pari a 7.590 euro.

Per quanto riguarda l’aspetto dei reati fallimentari, il 13 gennaio scorso la Sezione fallimentare del Tribunale di Crotone ha emesso nei confronti della Soakro una sentenza dichiarativa di fallimento, motivo per cui, ed in virtù delle risultanze già acquisite, la Procura ha delegato agli investigatori del Nucleo di Polizia Tributario degli approfondimenti in relazione alla eventuale commissione di condotte integranti i reati fallimentari.

Questi approfondimenti avrebbero portato a rilevare che, dal 2010 al 2015, la società avrebbe posto in essere una serie di condotte che avrebbero generato un aumento dell’esposizione debitoria complessiva per oltre 50 milioni di euro e “tipiche della bancarotta fraudolenta”.

In particolare, dal 2010 e fino 27 gennaio di quest’anno, come si evincerebbe dal bilancio di verifica acquisito dalla curatela fallimentare, la società avrebbe contabilizzato delle “false” note di accredito da ricevere ed esposto “crediti inesistenti”, per un totale 8,2 milioni. Queste appostazioni contabili – sostengono i militari – sarebbero state artatamente effettuate per stornare alla società una parte del costo fatturato dalla fornitrice che gestisce il servizio idrico regionale.

Così facendo sarebbe stata mascherata, attraverso falsi bilanci, una profonda voragine che si era creata nei conti della società, permettendo alla stessa di proseguire nella sua attività, “in una situazione di risalente e palese insolvenza” in cui avrebbe continuato a ricevere finanziamenti pubblici nell’ambito del Fesr 2007/2013 e Apq, ed avrebbe utilizzato queste somme per effettuare sia pagamenti economicamente e giuridicamente non giustificati (le consulenze) sia pagamenti “preferenziali”, facendo aumentare in maniera esponenziale i propri debiti.

I finanzieri, inoltre, avrebbero accertato una presunta distrazione per oltre 541 mila euro: negli anni dal 2011 al 2015, la Soakro avrebbe difatti conferito un incarico di consulenza che per gli inquirenti sarebbe privo di qualsiasi ragione economica, in quanto i relativi compensi sono stati erogati nei confronti di una società il cui amministratore sarebbe risultato aver svolto funzioni di amministratore “di fatto” della società controllata. Pertanto, questi compensi, per un ammontare 470 mila euro, sarebbero stati legati a quest’ultima funzione e non alla “formale” consulenza affidata alla sedicente azienda di consulenza.

Nel 2013 e 2014, poi, la società avrebbe concesso dei premi in denaro a soggetti inseriti a vario titolo nella struttura, da erogare in forma di una tantum e connessi al raggiungimento di determinati obiettivi. Questi premi, per oltre 71 mila euro, sarebbero risultati essere privi di qualsiasi ragione economica, oltretutto perché gli obiettivi non sarebbero stati raggiunti per come prefissati. Allo stato delle indagini la somma complessiva relativa alle presunte condotte criminose ammonterebbe a oltre 11 milioni di euro.

Infine, nel 2012 e 2013, il direttore amministrativo prima e successivamente l’amministratore della società nella loro qualità di equiparato ad un “incaricato di pubblico servizio”, secondo gli inquirenti si sarebbe reso responsabile di falso ideologico per aver attestato “la corrispondenza dei verbali del consiglio di sorveglianza depositati presso la Camera di Commercio relativi all’approvazione dei bilanci 2011 e 2012, con quelli conservati agli atti della società”.