Muore dopo trapianto renale: A.o. Cosenza, non è caso di malasanità
In riferimento al decesso della paziente Maria Giuseppina Aiello, avvenuto dopo che la stessa era stata sottoposta a trapianto renale, Il Commissario Straordinario dell’Azienda Ospedaliera, avv. Gangemi, nel manifestare ai familiari vivo cordoglio per il lutto occorso, desidera rendere noto il percorso post operatorio della paziente. La signora Aiello – si legge in una nota diffusa dall’Azienda Ospedaliera di Cosenza - ha presentato un decorso esente da qualsiasi complicanza chirurgica o nefrologica, con ripresa immediata della diuresi e progressiva normalizzazione della funzione renale. Durante la degenza, presso il Centro Trapianti, la paziente è stata costantemente seguita e monitorata, come si può evincere dalla documentazione clinica chirurgica e nefrologica, tant’è che i medici ne decidevano, concordemente, le dimissioni per mercoledì 3 novembre. Alle ore 4,30 del 31 ottobre u.s., la signora Aiello appariva, al medico di guardia di chirurgia prontamente accorso, dispnoica e agitata e venivano allertati i medici rianimatori e i nefrologi. Nonostante le cure rianimatorie protratte si doveva constatare l’esito infausto. I chirurghi e i nefrologi, considerato l’exitus improvviso in una paziente di apparente benessere, hanno ritenuto di dover richiedere esame autoptico, per un riscontro diagnostico inequivocabile ed ai fini di garantire la massima trasparenza sull’operato. – continua la nota - Da una prima valutazione dell’accaduto, che comunque sarà oggetto di approfondito esame anche da parte della Commissione di indagine interna, istituita dall’Azienda Ospedaliera, non pare ci siano responsabilità dei professionisti. Riteniamo che questo caso, così come quello riportato anche oggi dalla stampa locale, inerente il caso del ragazzo di 13 anni affetto da MAS ( sindrome da attivazione macrofagica), patologia gravissima e rarissima, non possa essere configurato come caso di “malasanità”. Confermiamo stima e fiducia nell’operato delle equipes coinvolte in entrambi i casi, comprovate rispettivamente, dai dati dei trapianti effettuati con esito positivo e con percentuale di sopravvivenza del paziente superiore alla media europea ( 95%), come certificato dal Centro Nazionale Trapianti, e dal riconoscimento, quale centro di eccellenza, del Dipartimento Materno-Infantile. Ci assumiamo la responsabilità di quanto sopra affermato, nella consapevolezza che, comunque, non spetti a noi il giudizio definitivo su quanto accaduto. Speriamo che le risultanze dell’esame autoptico ( anche l’Azienda ha nominato un suo perito) siano elaborate al più presto possibile: lo chiediamo, perché quanto accaduto e il clamore mediatico seguito, ha turbato la comunità dei cittadini e dei professionisti, con conseguente messa in discussione di una “credibilità professionale” consolidata in anni di buon lavoro e crescita professionale. Sono sufficienti pochi giorni e alcuni titoli allarmistici per incrinare il rapporto di fiducia tra professionisti e pazienti conquistato con impegno quotidiano e con merito. Un pensiero alle famiglie, che vivono il dolore immenso della perdita, aggravato dalla insinuazione del dubbio ingiusto sulla correttezza del trattamento clinico-assistenziale ricevuto, ed amplificato dal clamore mediatico che circonda le loro personali vicende. Un pensiero ai professionisti delle equipes coinvolte che, nel subire anche loro la sofferenza per esiti infausti, provano un senso più che umano di impotenza. Auspichiamo, dunque, - conclude la nota - per la serenità di tutti coloro che sono direttamente e indirettamente interessati, in una quanto più rapida istruttoria e conclusione delle inchieste, ricordando che in un centro HUB, quale è l’Annunziata, in cui vengono trattate patologie in situazioni di emergenza gravissime, gli esiti infausti possono purtroppo verificarsi.