A Reggio in anteprima il docu-film “A ’Ntinna: la festa arborea di Martone"
Nell’Università Mediterranea di Reggio Calabria riprende l’attività seminariale della Biblioteca del Dipartimento di Agraria. Si ricomincia con un ciclo intitolato “Andare/Restare: comunque in movimento”. Ad inaugurarlo, martedì 22 novembre alle 16:30 in Aula Seminari, sarà l’anteprima nazionale del film documentario “A ‘Ntinna: la festa arborea di Martone” di Nino Cannatà. La manifestazione è proposta in collaborazione con il Comune di Martone, Anassilaos, CAI e Lyrics.
Il film, in contemporanea uscita in edizione DVD+libro per l’editore Squi(libri) in occasione della giornata nazionale dell’Albero, documenta una delle feste più suggestive della Calabria, carica dei significati e dei riti di un’antica tradizione.
Tra le antenne della TV e della telefonia che inondano lo spazio di messaggi omologanti, ogni anno l’antenna arborea innalzata verso il cielo dalla popolazione di Martone lancia il segnale di una comunità ancora presente, fedele a un luogo e alle sue tradizioni, aperta allo spazio del mistero. È un albero della cuccagna, ma carico di significati oltre che di doni: ricorda la sovrabbondanza e la gratuità dei prodotti della natura, di cui ringraziare e gioire, ma ricorda anche che quei doni occorre saperli ricreare, apprezzare e riconquistare continuamente con la fatica umana, tra le sfide che la vita pone, arrampicandosi fin sulla cima della ‘Ntinna.
Incontriamo il regista in Università, durante le fasi di preparazione dell’evento. “Sono contento che la prima proiezione pubblica sia in Calabria – ci dice Cannatà - anche perché il film è frutto di uno sforzo collettivo, un lavoro partecipato che ha chiamato in campo tante energie, tante collaborazioni che esprimono legami forti con questa terra. A ‘Ntinna è parte di un progetto più ampio - Suoni in Aspromonte – ed è stato reso possibile dal sostegno del Comune di Martone e di tanti amici di qui che hanno contribuito sia alla ricerca sul campo sia alla produzione del documentario”.
Come mai un’anteprima nazionale in Università, al Dipartimento di Agraria?
“L’anteprima non la facciamo in un ateneo qualsiasi, ma in una università che già nel nome – Mediterranea – si percepisce come posta in un orizzonte culturale e simbolico evocativo di una storia antichissima; un’università moderna e aperta al vasto mondo, ma profondamente radicata in un luogo ancora cruciale per la civiltà. Nello stesso dipartimento di Agraria, poi, preparando l’evento, ho incontrato diversi studenti martonesi che mi auguro possano crescere sempre più consapevoli e preparati verso un patrimonio che è nelle loro mani, ma che è ancora tutto da studiare, custodire e tramandare...”
Qual è il significato e l’utilità della documentazione della cultura e delle tradizioni popolari?
“Quello della festa arborea di Martone, come tante altre in Calabria, è un patrimonio identitario che andava riscoperto e che ancora può insegnarci qualcosa. Dimostra ad esempio, come già succede durante le diverse pratiche della festa, che dobbiamo essere sempre più uniti e solidali per partecipare e valorizzare al meglio i saperi, le tradizioni. Non è un’operazione nostalgica, ma la costruzione di avamposti di crescita sociale e culturale, di accoglienza, turismo... con tutte le attività di sviluppo economico annesse, il valore aggiunto per un marketing territoriale e culturale in forte crescita in tutte le aree del Sud Italia”.
Quest’anno il ciclo di seminari proposto dalla Biblioteca di Agraria metterà insieme tante storie: l’esodo epocale delle popolazioni, la drammatica avventura dei profughi, la migrazione dei lavoratori dai tanti Sud del mondo, la fuga dei cervelli dalle università; ma anche il valore delle appartenenze, la ricchezza della diversità, l’installarsi di nuovi mondi e nuove identità nei nostri luoghi abituali di vita, chiamati oggi a una nuova accoglienza, a nuovi confronti.
“Andare/Restare: comunque in movimento”. Il prof. Salvatore Di Fazio, delegato ai servizi di Biblioteca, ci aiuta ad esplicitare il senso del titolo suggestivo scelto per il ciclo: “Al termine degli studi o ancor prima – ci dice Di Fazio - molti studenti si pongono la domanda se cercare altrove la personale realizzazione umana e professionale oppure restare in Calabria, terra con cui hanno legame affettivo ma dove non intravedono facili opportunità e spazi di agibilità. La domanda però è di tutti e riguarda questioni più profonde”. Capiamolo meglio... “La ricerca umana è sempre un mettersi cammino, un desiderio di esplorare e incontrare altri territori, altre persone” – continua Di Fazio “Capire chi si è, realizzarsi...sempre si cerca una patria, una dimora in cui riconoscersi, un luogo di appartenenza. Certe volte si è proprio costretti a fare viaggi drammatici mettendo in pericolo la vita stessa. Altre volte il viaggio implica un dover restare, una fedeltà – scelta o inevitabile - al qui ed ora dove si è posti; la ricerca può allora divenire un’attesa carica di speranza. Altre volte ancora, il luogo dove si è nati lo si comprende e diviene casa solo dopo che si è andati via da lì, si è girato tutto il mondo e poi vi si è fatto ritorno. Qualunque sia la condizione da fronteggiare, la realizzazione di sé comunque implica un mettersi in movimento”.
Il ciclo di seminari vero e proprio si svolgerà da marzo a maggio 2017, ma è preceduto da una sorta di prologo cinematografico di tre documentari. Dopo “A ‘Ntinna”, il 7 dicembre verrà presentato il mediometraggio “Made of limestone: run away or stay in the place where we were born?”, realizzato nel 2014 dai fratelli Nasuto, “cervelli migranti”. Si proseguirà quindi con “Exodus: umanità in transizione”: un incontro virtuale con il grande fotografo brasiliano Sebastião Salgado, attraverso fotografie, filmati e interviste che aiuteranno ad aprire nuovi sguardi sulle grandi migrazioni umane dell’ultimo trentennio.