Calabria terra ricca che non vola
“Quando Roma era un villaggio di pastori a Crotone si parlava di filosofìa... ” con queste parole Anna Maria Cantafora, della società ‘Dante Alighieri’, ha concluso il suo intervento dal palco di Piazza della Resistenza in occasione dell'appuntamento organizzato dal Comitato dei Cittadini per l'aeroporto di Crotone chiuso al traffico l'1/11. Una soppressione ampiamente annunciata e incomprensibile ma fino ad un certo punto. Soprattutto alla luce dei dati sull'incremento del numero dei passeggeri e dell'inchiesta del settimanale ‘l'Espresso’ del 30/01/2014 in cui il paragone è fra il nostro scalo e quello di Rzeszów, nel sud della Polonia.
L'impressione, o forse sarebbe meglio dire la certezza, è che davvero l'aeroporto non interessi a nessuno, la cosa si evince anche dal servizio dell’inviata de ‘L’Espresso’ Federica Bianchi. Sicuramente non interessa alla classe dirigente nazionale, distante anni luce da una regione periferica, ed in altre faccende affaccendata, ora più impegnata su un referendum più o meno velatamente salva-casta e privilegi, ma sempre in vena di facili promesse come il patto per la Calabria, il Master Plan, il completamento della Sa-Rc, o ancora impegnata nel riproporre un "cavallo di battaglia" come il ponte sullo Stretto. Nessun interesse neanche da parte della politica e delle istituzioni regionali, sempre pronte a scannarsi per una poltrona in Consiglio, lautamente remunerate e deputate, ma solo sulla carta, ai bisogni ed alle necessità della collettività ma da sempre su posizioni esageratamente filocosentine e già orientate, oserei dire famelicamente, sul progetto della nuova aerostazione della Sibaritide o sull'Aviosuperficie di Scalea, in entrambi i casi a discapito della Crotoniatide. Ineluttabile è il destino di uno scalo, nonostante tutti i records polverizzati a livello nazionale, che si affida ancora ad una politica inconcludente, priva di idee e parolaia come ben ricordano i bla bla bla all'ingresso di quella che è stata la Montedison.
È opinione ormai diffusa che la politica non voglia davvero lo sviluppo del Sud e della Calabria in particolare. Se mai fosse, in un territorio con un accresciuto e diffuso benessere cos'altro potrebbe promettere? In una terra che ha di tutto, di più e per tutti i gusti, ma anche fame di lavoro, di certezze e diritti, non è inconcepibile che manchino le risposte ai bisogni sanciti dalla Costituzione? Dobbiamo tenerci i rappresentanti che abbiamo scelto anche se miopi e sordi, maneggioni, presuntuosi e autoreferenziali, oltre che inetti. Non esiste altra spiegazione. Com'è possibile che la Calabria, in base ai dati del Censis, sia in cima alla classifica Europea per patrimonio storico e culturale per scivolare, poi, un anno si e l'altro pure, secondo i dati dello Svimez, in fondo alla classifica come regione più povera e maglia nera in Europa? Il contrasto è evidente oltre che stridente. "La Calabria può risollevarsi puntando sull'agricoltura di qualità e sul turismo"... ispirano in tal senso le parole di Nicola Gratteri e quelle di Roberto Saviano quando scrive su l'Espresso del 30/01/2014 che "l'Italia riparte se riparte il Sud, ma il Sud riparte se si valorizzano le sue bellezze facendo in modo che le persone se ne innamorino".
Noi Calabresi, di conseguenza, siamo poveri ma in una terra ricchissima, che ai tanti ritardi, alle contraddizioni, alle secolari criticità somma un patrimonio storico e artistico, naturalistico e paesaggistico straordinario e che va ben oltre la più fervida immaginazione... al di là delle parole c'è bisogno di fatti e di prove... ed io di questo ho la prova provata... ore e ore di studio appassionato e amorevole, di ricerche certosine su internet, giornali, libri, riviste e quant'altro, con l'ausilio di poche e semplici cose, m'hanno permesso di realizzare, ricavandola da una normale cartina stradale, una mappa particolareggiata dell'immenso patrimonio in nostro possesso. Ecco il nostro oro, la nostra ricchezza, un tesoro antico che, consegnatoci dalla natura e dalla storia, aspetta ancora e con pazienza infinita, di essere scoperto e valorizzato per la felicità dei turisti, degli appassionati e degli operatori per i possibili sbocchi occupazionali con la creazione di centinaia di posti di lavoro. Pur avendo tutto abbiamo bisogno di tante cose ma innanzitutto di una classe politica che sia all'altezza della situazione e che, conoscendola, ami questa terra, e che abbia buona volontà, quella buona volontà che non si può inventare.