Operazione “Lex”. Locale di Laureana: 42 indagati, in 33 in carcere e 7 ai domiciliari
All’alba di oggi i Carabinieri della Compagnia di Gioia Tauro hanno eseguito ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari nei confronti di 42 indagati - di cui 33 in carcere, 7 agli arresti domiciliari e 2 divieti di dimora nel comune di Laureana di Borrello) - ritenuti appartenenti Locale di ‘ndrangheta di Laureana di Borrello, costituita dalle famiglie “Ferrentino-Chindamo” e “Lamari”, gruppo attivo non solo nel territorio d’origine ma con ramificazioni anche in altre province italiane.
Il provvedimento, emesso su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della città dello Stretto, è stato difatti eseguito anche Milano, Pavia e Cremona e presso le Case Circondariali di Vibo Valentia, Nuoro, Spoleto, Tolmezzo, Cagliari, Melfi e Frosinone. Il Gip ha completamente accolto le risultanze investigative raccolte dalla Dda ritenendo sussistenti i gravi indizi di colpevolezza e le esigenze cautelari.
DALL’OPERAZIONE LEX AGLI ARRESTI DI OGGI
LE ACCUSE mosse agli indagati sono di associazione per delinquere di tipo mafioso, concorso esterno, porto e detenzione di armi (da guerra e comuni da sparo), traffico e detenzione di stupefacenti, estorsione, danneggiamenti, lesioni personali gravi, frode sportiva, intestazione fittizia di beni, incendio con l’aggravante, per alcuni di casi, di aver agito con metodo mafioso.
Gli arresti di oggi arrivano al termine di una complessa istruttoria sviluppata dopo i provvedimenti di fermo di indiziato di delitto emessi dalla Direzione Distrettuale Antimafia nell’ambito dell’ Operazione “Lex”, eseguita il 3 novembre scorso e che portò alla cattura di 40 persone (una ancora irreperibile in quanto all’estero) ritenute organiche, o comunque vicine, alle cosche di ‘ndrangheta attive a Laureana di Borrello ed in altre città del Paese, cioè quelle dei “Lamari” e “Chindamo-Ferrentino”.
IL CONTROLLO MAFIOSO DEL TERRITORIO
L’INDAGINE, svolta interamente dai militari di Gioia Tauro sotto il coordinamento della Procura Distrettuale, è stata sviluppata con investigazioni tradizionali e con l’aiuto fornito un’articolata attività tecnica che ha permesso di verificare le dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia, facendo luce su una serie di episodi criminali avvenuti sul territorio di Laureana a partire dal giugno del 2014.
Gli investigatori scoprirono l’esistenza, l’operatività e anche l’efferatezza di un sodalizio capace di esercitare un “controllo di tipo mafioso sull’intera comunità”.
I fermi del 3 novembre furono emessi in via d’urgenza poiché si paventava il pericolo di fuga di alcuni degli indagati, e permisero di assicurare alla giustizia quei soggetti che gli inquirenti ritengono abbiano ruoli di vertice nelle due cosche: articolazioni autonome della Locale appartenente al Mandamento Tirrenico con diramazioni in tutta la provincia ed in altre del Nord Italia (Milano, Varese, Pavia e Como).
I RAPPORTI CON LA POLITICA E I GLI APPALTI PUBBLICI
In quella circostanza, poi, l’ipotesi della Procura Antimafia era che anche il Comune di Laureana di Borrello fosse stato, negli ultimi anni, un ente “per certi aspetti soggetto ai condizionamenti da parte delle cosche di ‘ndrangheta locali”. Grazie alle presunte compiacenze di alcuni politici locali, i clan sarebbero riusciti ad ottenere l’aggiudicazione di alcuni appalti comunali, facendo leva anche sui rapporti, stretti e continuativi, esistenti tra gli affiliati alle cosche ed alcuni esponenti politici del posto.
Un’ipotesi, questa, che successivamente sarebbe stata avvalorata dalle motivazioni espresse dal Gip in sede di convalida dei fermi e dei sequestri preventivi che hanno interessato aziende ritenute riconducibili alle due cosche, come la ditta “N.P. Costruzioni di Napoli Claudio e Prossomariti Andrea” e la “D.G. di Digiglio Antonino”, detto “u liraru”, soggetti, quest’ultimi, che sono attualmente detenuti.
L’ASSESSORE AL VERDE “REFERENTE” DEL CLAN
Per gli inquirenti sarebbe indicativo, a tal proposito, l’arresto di Vincenzo Lainà, già assessore con delega al “verde pubblico, agricoltura, manutenzione, tradizione, servizio idrico, servizi demografici, viabilità, fiera ed artigianato” del Comune di Laureana di Borrello, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa e oggi finito in carcere. Il Giudice per le indagini gli contesta di essere “a pieno titolo il referente politico del sodalizio criminale” a cui avrebbe fornito “un concreto, specifico, consapevole e volontario contributo”, scrive il magistrato.
Tra gli arrestati di oggi compaiono anche nuovi indagati per i quali la Procura ha richiesto l’emissione della misura cautelare personale, ritenendo sussistano gravi indizi a loro carico per concorso in intestazione fittizia di beni.
L’AVVOCATO, L’IMPORT EXPORT E IL TRAFFICO DI DROGA
Tra questi un avvocato del Foro di Milano ma di origini calabresi, Domenico Chindamo, nei confronti del quale, e sulla scorta delle prove acquisite durante una perquisizione eseguita nella prima operazione, sarebbero emersi gravi indizi che come legale si sia “prestato … ad assecondare le istanze criminali della Cosca Ferrentino”.
Gli inquirenti sostengono che nonostante l’avvocato non fosse affiliato alla cosca, avrebbe comunque agevolato la ‘ndrina creando una ditta di import-export, la “United Seed’s Keepers”, con sede a Milano e Roma, e sequestrate perché si ritiene intestata prestanomi. La tesi è che tramite l’azienda si sarebbe gestito e canalizzato il traffico di stupefacenti dalla Colombia e l’India verso il mercato nazionale.
LE INDAGINI TRA CONFERME E AGGRAVANTI
Inoltre sono state rinnovate le posizioni cautelari di altri indagati per i quali, inizialmente, non erano stati accolti gli elementi indizianti raccolti dalla Distrettuale Antimafia, ritenuti allora non sufficienti a qualificarsi come gravi indizi di colpevolezza.
Indizi che invece hanno trovato piena condivisione nell’ordinanza di oggi con cui, tra l’altro, sono state aggravate le posizioni di due soggetti già destinatari del fermo di indiziato di delitto, Mario Bevilacqua e Diego Freitas De Siqueira, per i quali il Gip ha disposto la custodia cautelare in carcere.
Accordate, infine, le richieste espresse dalla Procura sul conto di Celeste Cordiani e Gianfranco Bruzzese, ritenuti rispettivamente responsabili di detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti e di intestazione fittizia di beni.
L’ordinanza ha infine riattualizzato il grado verticistico di presunti esponenti storici della cosca dei Lamari e dei Ferrentino, tra cui compaiono Rocco Lamari e Alessandro Ferrentino, già detenuti perché ritenuti colpevoli, col ruolo di “capi” delle rispettive ‘ndrine, di reati associativi di tipo mafioso.
Sarebbe stata difatti conclamata ancora una volta la capacità dei vertici della locale di Laureana di Borrello di emanare ordini e direttive nei confronti dei reggenti delle cosche sul territorio, pur essendo detenuti in regime del 41 bis.
I DESTINATARI DEL PROVVEDIMENTO
Cosca Chindamo-Ferrentino | Custodia cautelare in carcere:
Alessandro Ferrentino, (classe 1973). Per gli inquirenti: “col ruolo di capo, promotore ed organizzatore dell’omonima cosca, con dote non inferiore a “vangelo”, con compiti di decisione, pianificazione ed individuazione delle azioni delittuose da compiere. In particolare, seppur detenuto, si relazionava col fratello Marco affinché quest’ultimo portasse a termine gli obiettivi criminali della cosca, impartendo le direttive mafiose per la cura degli interessi della coscanel settore delle armi e della droga, intessendo alleanze anche con le altre articolazioni territoriali, della ‘ndrangheta nelle province calabresi”.
Marco Ferrentino, (1980). Per gli inquirenti: “col ruolo “reggente” della associazione, con dote non inferiore a “padrino”, quale rappresentante sul territorio del fratello detenuto Alessandro, capo dell’omonima consorteria”;
Alberto Chindamo, (1988). Per gli inquirenti: “col ruolo di capo, promotore ed organizzatore della associazione, con compiti di decisione, pianificazione e di individuazione delle azioni delittuose da compiere e con compiti operativi nel settore delle armi e danneggiamenti, deputato tra l’altro a tenere i rapporti con le figure apicali delle altre articolazioni territoriali della ‘ndrangheta”;
Alla Bielova, (1989). Per gli inquirenti: “compagna e ‘consigliore’ del reggente durante la sua permanenza in Voghera, partecipe alla cosca Chindamo-Ferrentino, con il compito di mantenere rapporti con tutti gli affiliati alla cosca domiciliati a Voghera, per supportare l’attività economica avviata dal capo cosca”;
Alessio Ferrentino, detto “u stuccaru” (1978). Per gli inquirenti: “partecipe alla cosca Chindamo-Ferrentino, diretto esecutore degli ordini impartiti dal capo cosca Ferrentino Marco, compiendo atti ritorsivi nei confronti di chiunque non si atteneva al rispetto delle direttive impartite e con compiti operativi nel settore dei danneggiamenti e delle estorsioni”;
Francesco Ferrentino detto “u zassu”, (classe ’90). Per gli inquirenti: “partecipe alla cosca Chindamo-Ferrentino, con compiti operativi nel settore delle sostanze stupefacenti e delle armi e quale esecutore degli ordini impartiti dal capo, partecipando attivamente ad atti ritorsivi e ad azioni di sangue”;
Giuseppe Di Masi, (classe ’88). Per gli inquirenti: “partecipe alla cosca Chindamo-Ferrentino, con il ruolo di gestore, nell’interesse del clan, dell’impresa denominata “Dimasi Costruzioni di Lamanna Francesco”, con sede in Voghera, intestata fittiziamente a Lamanna Francesco, nonché della ditta “Dimafer di Ferrentino Francesco”, sempre con sede a Voghera, utilizzata dalla cosca principalmente quale copertura per giustificare le entrate illecite della stessa ‘ndrina. Gestore altresì della ditta di import-export di riso “United Seed’s Keepers S.r.L.”, riconducibile alla cosca, utilizzata, anche e soprattutto, per agevolare lo spaccio di droga anche a livello internazionale”;
Giuseppe Pititto, (classe ’75). Per gli inquirenti: “partecipe alla cosca Chindamo-Ferrentino, rappresenta il “volto imprenditoriale” della cosca con il compito di gestire nell’interesse della stessa una edicola a Vibo Valentia; occupandosi altresì dell’alterazione del normale risultato delle dispute calcistiche interessanti la squadra di calcio del Polisportivo Laureanese nonché dell’esecuzione di danneggiamenti anche a mezzo incendio, accertati nel corso dell’indagine in questione;
Josè Signorello, (classe ’87). Per gli inquirenti: “anch’egli organico alla famiglia di ‘ndrangheta, con il compito di dare immediata esecuzione agli ordini impartiti dal boss Ferrentino Marco e suo “consigliore” nelle operazioni di avvio di nuove attività imprenditoriali, oltre che referente della ‘ndrina in Svizzera. Inoltre titolare del potere di mantenere rapporti e relazioni criminali con esponenti di altre articolazioni territoriali della ndrangheta, quali i Molè di Gioia Tauro, Bellocco e Pesce di Rosarno (allo stato irreperibile)”.
Giovanni Sibio, (classe ’89). Per gli inquirenti: “membro effettivo della cosca Chindamo-Ferrentino, con compiti operativi nel settore delle armi essendo l’armiere della consorteria, prendeva parte a riunioni di ‘ndrangheta anche fuori provincia con esponenti di altre articolazioni territoriali della medesima associazione. Era altresì referente della coltivazione e vendita delle sostanze stupefacenti, e quindi a completa disposizione degli interessi della cosca (già arrestato per detenzione di armi nel marzo 2015)”;
Salvatore Monea, (classe ’74). Per gli inquirenti: “con la carica di “picciotto di giornata”ed il compito di mantenere rapporti stabili di frequentazione con la figura apicale Ferrentino Marco, eseguendo e fungendo da “portavoce” con altri affiliati e da esecutore materiale di gravi episodi delittuosi di matrice intimidatoria”;
Antonello Lamanna, (classe ’75). Per gli inquirenti: “intestatario fittizio delle attività commerciali della ‘ndrina, organicamente inserito nel sodalizio, con il ruolo ulteriore di veicolare messaggi afferenti l’organizzazione della cosca”;
Vincenzo Piromalli, (classe ’69). Per gli inquirenti: “partecipe alla cosca Chindamo-Ferrentino imperante in Laureana di Borrello e zone limitrofe, con il compito di mantenere rapporti stabili di frequentazione con la figura apicale Ferrentino Marco e altri subordinate quali quella di Lamanna Antonello e Pititto Giuseppe; con compiti operativi nel settore degli stupefacenti e dei danneggiamenti, avendo concorso nel danneggiamento a colpi d’arma da fuoco in data 24 maggio 2014 ai danni dell’attività commerciale di Muratore Alberto”;
Mario Bevilacqua, (classe ’72). Per gli inquirenti: “organicamente inserito nella cosca Chindamo-Ferrentino con compiti operativi nel settore delle armi e della droga, nonché in qualità di unico soggetto deputato alla gestione degli animali del reggente della cosca Marco Ferrentino (già sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari)”;
Fabio Aschei, (classe ’61). Per gli inquirenti: “con compiti operativi nel settore degli stupefacenti e partecipazione attiva al disbrigo di tutte le pratiche burocratiche per la costituzione della ditta mafiosa denominata United Seed’s Keepers (nelle mani interamente del capo cosca Ferrentino Marco), fondata con la sola finalità (e comunque con la principale) di consentire all’organizzazione di stampo mafioso di importare, occultata nel riso, droga”;
Pasquale Di Masi, (classe ’86). Per gli inquirenti: “quale partecipe alla cosca Chindamo-Ferrentino con compiti operativi prevalenti nel settore degli stupefacenti e con quello di mantenere rapporti stabili di frequentazione con la figura apicale Ferrentino Marco e altri subordinate quali quella del fratello Giuseppe e di Ferrentino Francesco classe ’80”;
Fabio Mezzasalma, (classe ’63) Per gli inquirenti: “operante, in area Milanese, principalmente nel settore degli stupefacenti, partecipava attivamente al disbrigo di tutte le pratiche burocratiche per la costituzione della ditta mafiosa denominata United Seed’s Keepers al fine di consentire all’organizzazione mafioso di importare, occultata nel riso, droga”;
Albino Marafioti, (classe ’85). Per gli inquirenti: “sodale dei Ferrentino con compiti operativi nel settore degli stupefacenti, deputato nell’interesse dell’organizzazione criminale di appartenenza, alla vendita al dettaglio di cocaina, marijuana e haschish nel territorio di Galatro e alla movimentazione di armi, fornendo altresì appoggio con la messa a disposizione di tutti gli affiliati di un capannone sito in Voghera, formalmente intestato alla coniuge Panigo Marina, di fatto adibito a sede, sociale delle ditte mafiose Dimasi Costruzioni di Giuseppe Dimasi, Dima Costruzioni s.r.l. di Lamanna Francesco, Dimafer di Ferrentino Francesco”;
Diego Freitas De Siqueira, (classe ’86). Per gli inquirenti: “quale partecipe alla cosca Chindamo-Ferrentino, manteneva i contatti dalla Lombardia con la cosca per il tramite di Ferrentino Francesco, operando altresì nel settore degli stupefacenti quale custode della droga e garante della distribuzione nel territorio Pavese. (allo stato non “in vinculis”);
William Comi. Per gli inquirenti: “quale partecipe alla Cosca Ferrentino con compiti operativi nel settore della vendita di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, hashish e marijuana per conto del sodalizio.
Arresti domiciliari:
Antonino Di Giglio alias “u liraru”, (classe ’75). Per gli inquirenti: “organico alla cosca Chindamo, col compito di mantenere rapporti con i politici locali, soprattutto Lainà Vincenzo (Assessore ai lavori pubblici del Comune di Laureana di Borrello) e Digiglio Antonino detto “Topazio” (ex vice sindaco con delega all’assessorato all’urbanistica, territorio e viabilità rurale e, dal febbraio 2016, assessore al bilancio del Comune di Laureana) al fine di ottenere “corsie preferenziali” nell’aggiudicazione di appalti pubblici; infatti in qualità di intestatario fittizio della ditta edile DG Lavori e Costruzioni, di fatto riconducibile anche al capo cosca Ferrentino Marco, socio occulto, riusciva ad aggiudicarsi, nell’ultimo semestre dell’anno 2015, dei lavori di manutenzione della struttura sportiva di Laureana e dei lavori di riparazione delle buche lungo la strada Candidoni-Laureana di Borrello;
Tiziana Petté, (classe ’81), moglie del presunto “reggente” Marco Ferrentino. Per gli inquirenti: “organicamente inserita all’interno della ‘ndrina Chindamo- Ferrentino, con il compito di gestire le attività illecite, in rappresentanza del coniuge durante i periodi di lontananza dello stesso dal territorio laureanese attraverso un controllo diretto sull’opera dei picciotti di giornata”.
Cosca Lamari, Custodia cautelare in carcere:
Rocco Lamari, classe ’65. Per gli inquirenti: “al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di prevenzione patrimoniale - attribuiva fittiziamente a Napoli Claudio e Prossomariti Andrea, la titolarità della ditta denominata “N.P. Lavori e Costruzioni s.n.c. di Napoli Claudio e Prossomariti Andrea”, sedente a Bellantone di Laureana di Borrello, in via CampoSportivo s.n.c., in realtà riconducibile allo stesso”.
Vincenzo Lamari alias Enzo, classe ’68. Per gli inquirenti: “con la dote di “santista”, nel ruolo di capo, promotore ed organizzatore della associazione, con compiti di decisione, pianificazione e di individuazione delle azioni delittuose da compiere. In particolare, qualificabile come capo carismatico dell’omonima cosca, principale punto di riferimento degli altri sodali, coordinava le attività illecite distribuendone i relativi proventi ai sodali e gestendo “la cassa comune”;
Angelo Lamari, classe ’67. Per gli inquirenti: “nel ruolo di capo, promotore ed organizzatore della associazione, con compiti di decisione e gestione, per il tramite del genero Mastroianni Fabio, di immobili di ingente valore in provincia di Varese, nonché di attività imprenditoriali in Calabria e in Lombardia, fittiziamente intestate a terzi prestanomi. Egli è peraltro reale proprietario della squadra di calcio denominata Polisportiva Laureanese, atteso l’intervento riscontrato dalle indagini sulle dirigenze delle squadre rivali per “truccare” gli esiti delle competizioni calcistiche”;
Fabio Mastroianni, classe ’87. Per gli inquirenti: “partecipe alla cosca Lamari e deputato a curare gli interessi economici del suocero Lamari Angelo, con il compito di gestire il complesso immobiliare di cui era proprietario “occulto; operativo anche nel settore degli stupefacenti, alcune partite dei quali venivano occultate nelle slot machines di esercizi commerciali ubicati in Laureana quale componente di gruppi armati per compiere spedizioni punitive; nonché con il ruolo di intestatario fittizio della società agricola denominata Demetra s.r.l. con sede Laureana di Borrello”;
Francesco Lamanna, classe ’86. Per gli inquirenti: “soggetto inizialmente vicino ai Chindamo Ferrentino, di cui era intestatario fittizio della ditta edile Dima Costruzioni, è poi passato con la cosca Lamari svolgendo compiti operativi anche nel settore delle armi oltre, peraltro, essere addetto al controllo del territorio, nella veste di “picciotto di giornata”, delegato a riferire al capo Lamari Enzo gli spostamenti sul territorio anche dei componenti della cosca contrapposta”;
Mattia Lamari, classe ’97, figlio di Angelo. Per gli inquirenti: “deputato a curare gli interessi economici del padre, cogestendo il supermercato “il Quadrifoglio”, con sede a Laureana e di cui Lamari Angelo era proprietario occulto”;
Claudio Napoli, classe ’76. Per gli inquirenti: “ritenuto “volto imprenditoriale” della cosca Lamari quale intestatario fittizio dell’azienda edile denominata “NP Costruzioni di Napoli Claudio e Prossomariti Andrea”, società mafiosa di cui è proprietario di fatto Lamari Rocco ed aggiudicataria diretta e/o indiretta di numerose commesse pubbliche da parte del Comune di Laureana di Borrello. Il Napoli è risultato essere altresì trait d’union tra la cosca e la politica, curando i rapporti con amministratori locali, tra cui il vice Sindaco Trapasso Giuseppe”;
Andrea Prossomariti, classe ’73. Per gli inquirenti: “anch’egli altro “volto imprenditoriale” della cosca nel ruol di intestatario fittizio dell’azienda edile denominata “NP Costruzioni di Napoli Claudio e Prossomariti Andrea”, oltre che in qualità di Presidente della società calcistica denominata Polisportiva laureanese, di fatto di proprietà di Lamari Angelo”.
Concorrenti Esterni Della Locale Di Laureana Di Borrello, Custodia cautelare in carcere:
Vincenzo Lainà, classe ’63, Per gli inquirenti: “perché pur non facendo parte dell'associazione criminale, forniva un concreto, specifico, consapevole e volontario contributo alla cosca Chindamo-Ferrentino, come referente politico del sodalizio”;
Arresti domiciliari:
Panigo Marina, classe ’59. Per gli inquirenti: “inserita nella cosca Chindamo-Ferrentino, con compiti operativi, in particolare nell’area Lombarda, nel settore degli stupefacenti e col ruolo di intestaria fittizia di aziende riconducibili alla cosca ed in particolare della ditta denominata United Seed’s Keepers costituita peraltro al solo scopo (e comunque con il principale) di consentire all’organizzazione di stampo mafioso di importare, occultata nel riso”;
Chindamo Domenico, classe ’70. Per gli inquirenti: “inserito nella cosca Chindamo-Ferrentino, nella veste di legale consigliere della ndrina circa la tipologia di società da scegliere ed offertosi di curare e svolgere, nella consapevolezza della fittizia intestazione a Panigo Marina (34%) e Tencaioli Claudia Maria (66%), tutti gli incombenti per la regolare costituzione di una società di import-export, finanche mettendo a disposizione la sede del suo studio legale quale sede legale della costituenda ditta denominata United Seed’s Keepers s.r.l, da impiegare nel trasporto di sostanza stupefacente”.
Soggetti ritenuti vicini alle cosche Lamari e Chindamo-Ferrentino, custodia cautelare in carcere:
Natale Papandrea, classe ’91. Per gli inquirenti: “con la finalità di agevolare la cosca di appartenenza e con metodo mafioso, deteneva e portava in luogo pubblico, in concorso con terze persone affiliate, armi comuni da sparo al fine di commettere il reato di danneggiamento della saracinesca della macelleria di Muratore Alberto, a Laureana di Borrello”;
Pasquale Pettè, classe ’67, cugino della moglie del presunto reggente. Per gli inquirenti: “diretto esecutore degli ordini impartiti dal capo cosca, compiva atti ritorsivi nei confronti di chiunque non si atteneva al rispetto delle direttive impartite e con compiti operativi nel settore dei danneggiamenti e delle estorsioni”;
Francesco Antonio Ciancio, classe ’95. Per gli inquirenti: “con la finalità di agevolare la cosca di appartenenza e con metodo mafioso, deteneva e portava in luogo pubblico, in concorso con terze persone affiliate, armi comuni da sparo al fine di commettere il reato di danneggiamento della saracinesca della macelleria di Muratore Alberto, Laureana di Borrello”;
Maurizio Oppedisano, classe ’81. Per gli inquirenti: “con metodo mafioso, deteneva e portava in luogo pubblico, un’arma comune da sparo al fine di commettere il reato di danneggiamento a colpi da fuoco dell’autovettura in uso a Ganino Alfonso “reo” di non avergli consentito di avere un rapporto sessuale con la convivente”;
Arresti domiciliari
Felice Zito, classe ’91. Per gli inquirenti: “soggetto vicino alla cosca Lamari, deteneva e portava in luogo pubblico, mostrandola prima ad un soggetto non identificato e successivamente all’amico Mandaglio Andrea, un’arma comune da sparo, con l’aggravante dell’agevolazione della cosca Lamari”;
Celeste Cordiani, classe ’85. Per gli inquirenti: “deteneva ed effettuava in concorso con correo cessioni di quantitativi imprecisati di sostanze stupefacenti a soggetti non identificati, prelevando la droga in un vano, sede del contatore dell’acqua, esterno all’abitazione del correo Marafioti, conl’aggravante dell’agevolazione dell’associazione mafiosa “Chindamo-Ferrentino” di Laureana di Borrello”.
Gianfranco Bruzzese, classe ’79. Per gli inquirenti: “al fine di agevolare la cosca Lamari di Laureana di Borrello, risultava intestatario fittizio della società agricola denominata Demetra s.r.l. con sede Laureana di Borrello”.
Divieto di dimora nel comune di Laureana di Borrello
Andrea Mandaglio, classe ’95. Per gli inquirenti: “deteneva un’arma da fuoco. Con l’aggravante dell’agevolazione della cosca Lamari. Con l’aggravante dell’agevolazione della cosca Lamari”.
Giovanni Mandaglio, classe ’93. Per gli inquirenti: “soggetto vicino alla cosca Lamari deteneva una canna di fucile calibro 16 e, in concorso con Mandaglio Andrea, presso l’abitazione del nonno Larocca Giovanni classe 1929, ma nella loro disponibilità e luogo di abituale dimora, deteneva in un armadio nr. 2 pistole lanciarazzi, munizioni e materiale esplodente (circa 2kg di polvere da sparo), con l’esclusione dell’aggravante dell’art. 7 legge nr. 203/91”;
Al momento risulta ricercato uno degli indagati in quanto irreperibile dal 3 Novembre nel territorio italiano.
I SEQUESTRI PREVENTIVI
Nello stesso contesto sono stati rinnovati diversi sequestri preventivi, finalizzati alla confisca, di una serie di società e beni immobili ritenuti riconducibili direttamente o indirettamente, per il tramite di intestatari fittizi, alle due cosche:
In particolare, sono stati sottoposti a sequestro i seguenti patrimoni aziendali e beni immobili: Dimasi Costruzioni di Giuseppe Dimasi (Voghera); Dima Costruzioni S.r.l. di Lamanna Francesco (Voghera); Dimafer di Ferrentino Francesco (Voghera); Ditta di import-export “United Seed’s Keepers” con sede a Milano e Roma; Ditta Di.Gi. lavori edili di Digiglio Antonino “u liraru”; N.P. Lavori e Costruzini di Napoli Claudio e Prossomariti Andrea; Azienda “Demetra” con sede a Laureana di Borrello; Attività commerciale “Il Quadrifoglio” di proprietà di Francesco Brogna, nelle due sedi di Laureana di Borrello e Feroleto della Chiesa; Società Polisportiva Laureanese calcio; Edicola di Pititto Giuseppe a Vibo Valentia; Garage adibito alla vendita di Pesce Stocco di Ferrentino Alessio.