LETTERE. Fusione Corigliano-Rossano: una sciagura senza fine

Cosenza Attualità

Ho già anticipato il mio pensiero, in più occasioni la mia contrarietà sulla fusione dei rispettivi territori, ho spiegato le mie riflessioni, purtroppo inascoltato.

Due realtà completamente diverse per storia, tradizioni, cultura ma soprattutto politicamente competitive, dove il campanilismo è l’arte del vivere quotidiano, è nel Dna dei cittadini, in cui l’attaccamento alla propria città, ai propri usi e costumi, può talvolta determinare uno spirito di rivalità.

Perché il mio “J’accuse”, nell’Affaire Dreyfus di Émile Zola, il celebre pamphlet del romanziere francese. In quanto atto di nascita del mio impegno intellettuale, ossia il simbolo di chi sposa una giusta causa, rinunciando alla propria serenità e tranquillità ed è volontariamente chi mi espongo, senza scopi e fini, solo e semplicemente per l’amore che porto per la mia bella e abbandonata Città DI Corigliano.

Émile Zola mi ha insegnato che quando una storia ti entra dentro, tutto cambia. E non puoi riferirla, raccontarla, scriverne senza che i tuoi lettori sappiano: tu da che parte stai. Ma allo stesso tempo capita che prendere posizione non sia facile. A volte equivale a eccitare la bestia che d’ora in poi guarderà te, per colpirti in maniera esemplare e dissuadere chiunque voglia seguire il tuo esempio, effettivamente è quello che realmente sta accadendo, ricevere lettere anonime e telefonate minacciose, tutto ciò non mi turba e non mi disturba, le mie idee di libertà e di pensiero mi accompagneranno fino alla tomba. La linea che separa uno scrittore da un intellettuale sta proprio qua: nella consapevolezza che la scrittura debba essere difesa dall’uomo. Che scrivere sia lo sforzo estremo, spesso vano ma necessario, di sottrarre un’era alla barbarie.

Nella vita, ognuno costruisce il proprio destino, è responsabile delle proprie azioni, a Corigliano purtroppo gente fallita nella vita e nelle professioni si è arricchita alle spalle della povera gente

Quanto alle persone che accuso, non le conosco, non ho mai diviso e condiviso nulla, nulla da spartire, nessun sporco affare, non nutro contro di esse né rancore né odio, per me sono soltanto entità e spiriti di malvagità sociale, l’atto che compio oggi non è che un mezzo rivoluzionario per sollecitare l’esplosione della verità e della giustizia, non ho che una passione, quella della chiarezza, in nome dell’umanità dei coriglianesi che tanto hanno sofferto e che giustamente aspirano anche ad ottenere un po’ di felicità; la mia è una vita vissuta in mezzo ai banchi, nelle aule universitarie, nelle biblioteche, nella ricerca, formando giovani professionisti impegnati nelle istituzioni, trasmettendo cultura, formazione e soprattutto valori di onestà e moralità, valori e insegnamenti che mi sono stati trasmessi dai miei maestri Carlo BO e Don Italo Mancini, a cui va la mia gratitudine e la mia indimenticabile devozione.

Nei miei interventi ho sempre parlato ed auspicato la realizzazione Dell’area Metropolinana Della Sibaritide e non fusione di due Comuni, in quanto rappresenta il motore dello sviluppo culturale e socioeconomico di tutto il territorio.

Nella provincia di Cosenza, la Sibaritide e il Pollino costituiscono il comprensorio più vasto, omogeneo e promettente, che si distingue concretamente per gli incessanti fermenti protesi a generare iniziative di riscatto in ogni settore della vita sociale.

La realizzazione Dell’area Metropolitana in questo territorio, fortemente voluta da un gran numero di realtà territoriali istituzionali, dall’imprenditoria locale più attiva e dalle componenti più illuminate della società civile, è l’incontestabile acceleratore di uno sviluppo che non può essere negato, nonché anche una moderna risposta di reale presenza di servizi ad alto contenuto scientifico e culturale.

I territori che gravitano sulla Sibaritide e sul Pollino sono fra i pochi in Italia a vantare una storia antica, ricca e prestigiosa; dalla civiltà della Magna Grecia a quella Sibaritica, dalla Bizantina a quella Normanna Sveva, i territori citati sono fra i più interessanti e degni per avere mostrato esempi incomparabili di civiltà, di cultura, di laboriosità e di progresso.

La pianura della Sibaritide, che dalla foce del Crati, man mano si slarga verso la suggestiva catena del Pollino e verso l’interno, sino a raggiungere le propaggini della Sila, conserva momenti di storia che vanno oltre il ristretto dato geografico, per inserirsi a buon diritto nel cammino dell’uomo verso forme sempre più alte di civiltà, nonché uno scenario d’incomparabile bellezza.

Sibari, che dà appunto il nome alla Sibaritide, rappresenta il primo momento di tale cammino; la storia civile dell’umanità deve molto ai coloni achei, i quali nell’VIII secolo prima di Cristo, interrompendo il flusso che vedeva i Greci dirigersi verso l’Asia Minore si diressero verso occidente, fondando Sibari.

Sibari fu, quindi, la colonia che, prima fra tutte iniziò, con le sue merci ed il suo grado di civiltà raggiunto, con il suo apporto materiale ed il suo apporto spirituale, l’opera di diffusione della civiltà greca.

Il territorio comprendente la piana di Sibari, le propaggini della valle del Crati, l’alto tirreno, il Pollino e lo Ionio è un punto di forza e di sostegno di tutto lo sviluppo calabrese, ed è certamente l’area più strategica della provincia di Cosenza. E’ possibile affermare che, nella geografia della regione, lo stesso ruolo di Cosenza dipende dalla sua giacitura in una posizione di terminale di un ampio sistema di valli, teso dalle coste calabresi dello Ionio al golfo di Taranto, per cui in un simile sistema tutti i paesi urbani sono squilibrati qualitativamente e quantitativamente verso il capoluogo.

Lo splendore di Sibari, poggiava essenzialmente sul commercio: le navi sibarite raggiungevano i più lontani porti dell’area magnogreca e dell’Asia Minore, esportando i prodotti locali (il vino e l’olio della pianura, il legname e la pece dei boschi montani) ed importando preziosi manufatti (tessuti, ceramiche, essenze profumate, suppellettili preziose).

Bisogna ricordare che questa area integrata non è limitata alla piana di Sibari: Trebisacce, per esempio, non appartiene alla piana ma è parte integrante del sistema, come sono parte integrante tutto l’alto Ionio, con le sue possibilità turistiche, le pendici della Sila e tutta l’area del Pollino. Si disegna così un’area globale, ossia un raggruppamento di zone unitarie all’interno del quale, nella varietà delle attività economiche sviluppabili è plausibile reperire una base di possibile equilibrio tra popolazione e risorse. In questa area integrata è necessaria la presenza di un “centro funzionale” nel quale si localizzano i servizi necessari alla realtà socioeconomica ed amministrativa del territorio e dell’area Metropolitana, al fine di potenziare un’area di influenza effettiva in relazione anche ai programmi di sviluppo turistico, ambientale, agricolo, industriale ed archeologico.

Concludo con la fiducia, la speranza e l’augurio nella bocciatura della Fusione, siano bocciate le tendenze affaristiche di interessi sporchi e nella vittoria dell’area Metropolitana Della Sibaritide.

Giovanni Ferrari, Docente Universitario


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